Cronaca

I carabinieri alla ricerca delle microspie nelle stanze di Sammartino: «Non c’è niente». E, invece, c’erano

Ci sono un politico, un appuntato dei carabinieri e un luogotenente in pensione. Non è una storia che fa ridere, ma è quella che ha portato alla sospensione del vicepresidente della Regione Siciliana Luca Sammartino con l’accusa di corruzione nell’indagine Pandora. Re delle preferenze delle Regionali del 2017, imputato in due processi per corruzione elettorale e rieletto deputato all’Ars nel settembre del 2022, Sammartino avrebbe provato a eludere le indagini a suo carico. Tentativo messo in atto con la bonifica della sua segreteria politica dalle microspie. Un compito che – dietro un compenso di 400 euro che sarebbero stati consegnati in due tranches – viene affidato ad Antonio Battiato, appuntato dei carabinieri in servizio alla sezione di polizia giudiziaria della procura etnea. A fare da tramite sarebbe stato il luogotenente in congedo Antonino Cunsolo. I due militari (adesso finiti entrambi indagati) mettono a soqquadro la stanza diverse volte ma non trovano mai nulla. Se non la collezione di trottole del deputato e qualche macchia di umidità. Le microspie, però, c’erano. E hanno continuato a registrare.

Il primo incontro intercettato tra Sammartino e Cunsolo nell’ufficio della segreteria politica è del 26 luglio del 2019. La vicenda dell’anziana «inabile alla firma» che avrebbe votato per le Regionali del 2017 nel seggio della casa di riposo di Sant’Agata Li Battiati sta per chiudersi (è poi stata archiviata), quando il deputato sembra intenzionato a presentare una denuncia. A dissuaderlo, però, ci pensa il carabiniere. Lo stesso che si sarebbe occupato poi di contattare l’ex collega Battiato per chiedergli di cercare le microspie nella stanza dell’onorevole: «Dovremmo fare il solito lavoro», dice Cunsolo ammettendo di chiedere «una cortesia». «Sempre là dentro?», risponde il luogotenente. Una conversazione che lascia intendere che non sarebbe stata la prima volta. È il primo pomeriggio del 25 settembre quando, armato di rilevatore di frequenze, Battiato per più di un’ora controlla le stanze della segreteria politica di Sammartino. «In base all’ambiente non è facile mettere qualcosa», rassicura, mentre insieme a Cunsolo sposta mobili e smonta prese di corrente. «Siamo tranquilli che non c’è niente, no?». «Sì, sì, a posto. Non c’è niente». E, invece, qualcosa c’era. Proprio le microspie che hanno registrato anche questa conversazione.

Ignaro della qualità del lavoro svolto, all’inizio del 2020 Sammartino avrebbe chiesto a Cunsolo informazioni sull’archiviazione di un procedimento penale a proprio carico. Una missione per cui il luogotenente – ormai in congedo e, quindi, senza più la possibilità di accedere al registro informativo – avrebbe incaricato un amico-collega rimasto non identificato, che però avrebbe provato a negarsi. «Io vedevo i cazzi di tutti quanti», mentre ora gli altri si rifiuterebbero di controllare le questioni di suo interesse. Ma nessun problema: «Grazie a dio, i miei canali ce li ho sempre». Tra le resistenze di ex colleghi che gli girano le spalle e le restrizioni all’accesso ai registri informatici, Cunsolo sembra perdere le speranze: «Il procedimento – si vede costretto ad ammettere – non si può vedere assolutamente». Poi, però, qualcosa riuscirà comunque a vedere per soddisfare la richiesta del deputato.

Sempre in coppia con l’appuntato Battiato, intanto, Cunsolo conferma la propria disponibilità a bonificare di nuovo. Questa volta non solo la segreteria politica ma anche la casa di Sammartino. Il 12 febbraio del 2020 ricominciano le ricerche delle microspie. Ancora una volta i due militari non trovano niente, se non qualche traccia di umidità sui muri. Eppure, anche questa volta, non c’è dubbio: i dispositivi ci sono e, a pochi giorni dall’inizio del lockdown per il Covid-19, registrano anche un «Ti voglio bene», di Sammartino al carabiniere che rivedrà poi, ancora in occasione di altre bonifiche senza risultati. Almeno non per loro.

Marta Silvestre

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