La nascita del figlio del leader di Sel, avuto dopo il ricorso alla gestazione per altri, ha scatenato le polemiche nazionali e ha scosso anche un gruppo di estrema destra puntese. «I bambini non si comprano», si legge a poca distanza dall'ingresso di una scuola. Ma i cittadini ottengono dai vigili la rimozione
S.G. La Punta, striscione «Vendola sei un porco» I residenti: «Sono messaggi che ci fanno orrore»
«Vendola sei un porco, i bambini non si comprano». È il contenuto dello striscione che questa mattina è apparso all’altezza del civico 164 di via della Regione, a San Giovanni La Punta. A mo’ di firma solo una croce celtica. Ben visibile dall’ingresso del plesso di via Teano dell’istituto comprensivo Giovanni Falcone. «Sono messaggi che ci fanno orrore», dicono dalla scuola. Dove lo slogan è stato rimandato all’anonimo mittente, chiedendo alla polizia municipale la rimozione del messaggio. L’identificazione degli autori del gesto è ancora in corso. Ma l’ipotesi più immediata, quella che si sia trattato di un’azione del gruppo puntese di Forza nuova, non trova conferma. «Se fossimo stati noi, lo avremmo rivendicato», dice il referente locale.
Il riferimento del messaggio è alla gestazione per altri alla quale ha fatto ricorso il leader di Sel Nichi Vendola, che è appena diventato padre di un bimbo, assieme al compagno di origini canadesi. E stamattina i genitori degli alunni e delle alunne della scuola Falcone si sono trovati, loro malgrado, a parlarne davanti ai cancelli della scuola. «È stato argomento di discussione», dice un’ispettrice della polizia municipale di San Giovanni La Punta. È stata lei, poco prima delle otto, ad avvisare il comando dei vigili urbani. Che in un paio d’ore è intervenuto per eliminare lo striscione e sta procedendo alla ricerca dei responsabili.
«Lo hanno attaccato nella notte, oppure di prima mattina», spiegano dagli esercizi commerciali della zona. «Quando siamo arrivati ad aprire era già lì – continuano – Su un cavo di acciaio che viene usato normalmente per la pubblicità o per appendere le luminarie del Comune». Quel che è certo, però, è che l’affissione del messaggio non era autorizzata. «Certi simboli ci fanno schifo – dice una commerciante – a me questi slogan non interessano».