Ieri l'Ars ha approvato un articolo che liquida la società di riscossione ma tra un anno e mezzo, mentre manda subito a casa il suo amministratore unico, con cui i deputati si sono fortemente scontrati negli ultimi anni. «Il Palazzo è abitato da marziani, nemici dei cittadini, che cercano solo camerieri»
Riscossione si salva fino al 2018, Fiumefreddo silurato «Fatwa contro di me, voto segreto come passamontagna»
«Il voto segreto come il passamontagna, per consumare una vendetta pianificata da tempo. Un agguato voluto per punire chi ha osato fargli notare che la legge si applica anche a loro. Lascio Riscossione in attivo, avendola risanata dopo 21 anni di perdite e avendo dimostrato che non ci sono santuari da proteggere». Lo sfogo è quello di Antonio Fiumefreddo, amministratore unico di Riscossione Sicilia, che commenta il voto di ieri sera in Assemblea regionale sulla norma che congela sino a fine 2018 la liquidazione della società pubblica che riscuote le imposte nell’isola ma che prevede un nuovo Cda di tre componenti, incarico che «non può essere conferito a coloro i quali abbiano svolto, nei cinque anni antecedenti, funzioni e compiti di amministratore nella società». In sostanza, la società si salva, almeno per un altro anno e mezzo, Fiumefreddo va a casa.
Il siluramento dell’avvocato vicino a Crocetta avviene attraverso il ricorso al voto segreto. Una prassi che si sarebbe potuta ridimensionare durante l’esame della norma che ha modificato il regolamento interno all’Assemblea, ma che invece sala d’Ercole ha scelto di salvare. Perché il voto segreto non si tocca. Secondo l’amministratore unico, «l’Ars ha varato una legge contra personam, una fatwa. Naturalmente, è enorme il danno arrecato ai siciliani che regaleranno a Roma circa 1 miliardo di euro l’anno. Il Palazzo è abitato da marziani, nemici dei cittadini, che cercano solo camerieri. Ho cercato di servire la mia terra con onestà e continuerò a farlo non rinunciando a lottare contro un sistema violento e inadeguato. L’afa uccide solo d’estate».
Quella su Riscossione è una sorta di norma-compromesso riscritta ieri durante una pausa dei lavori dell’Ars e contestata dal Movimento cinque stelle, dopo che il governo Crocetta era stato battuto, col voto segreto, su un emendamento che mirava a sopprimere l’articolo (inserito nel testo collegato alla Finanziaria) che prevedeva l’immediata liquidazione di Riscossione Sicilia. La norma varata prevede l’avvio delle procedure di liquidazione ma dà tempo alla Regione fino al 31 dicembre del 2018: entro quella data dovrà essere stipulata un’apposita convenzione con il ministero dell’Economia che «assicuri il mantenimento dei livelli occupazionali del personale con contratto a tempo indeterminato in servizio a far data 31 dicembre 2016». In Riscossione lavorano circa 700 persone.
Ma quello di ieri non è stato soltanto il giorno di Riscossione. Al contrario, tra diversi momenti di tensione registrati in Aula, sono stati approvati alcuni provvedimenti nella cosiddetta finanziaria bis, come per l’articolo 5 della norma, riscritto per autorizzare la possibilità di spalmare i debiti dell’Ente acquedotti Siciliani nei prossimi anni e liberare così le somme necessarie per gli sportellisti della formazione professionale.
Momenti di tensione anche nel momento in cui il governo ha messo di nuovo sul tavolo la fusione tra il Consorzio per le Autostrade Siciliane e l’Anas, già bloccato in commissione perché in molti dubitavano della bontà di un’operazione così grossa a fine legislatura e a ridosso della campagna elettorale. «Se ne occuperà il prossimo Parlamento», ha tagliato corto la deputata pentastellata Angela Foti.
Nel corso del pomeriggio, spazio anche all’esame sulle concessioni demaniali, per anni rimaste terra di nessuno, senza alcun controllo da parte dell’amministrazione regionale. L’Aula torna a riunirsi questa mattina, ma visto il passo da lumaca di ieri, senza un accordo tra le forze che un tempo hanno rappresentato la maggioranza di Crocetta all’assemblea, la strada per l’approvazione della finanziaria bis sembra tutt’altro che lineare.