Autostrade, torna in discussione la fusione Cas-Anas Advisor potrebbe quantificare valore dell’operazione

Trecentodiciassette chilometri di autostrade in mano a un consorzio, il Cas. Quattrocentoventiquattro gestite da un’altra società, l’Anas. Con tratti in cui, sulla stessa direttrice, come avviene da Messina e Siracusa, alcuni chilometri spettano alla competenza del primo, e poco più avanti bisogna chiedere conto al secondo. In Sicilia le arterie stradali più importanti funzionano, o meglio non funzionano, così da decenni. L’ente nazionale controlla metà rete, il Consorzio autostrade siciliano l’altra parte, con risultati sotto gli occhi di tutti: viadotti crollati, manutenzione assente o tardiva, frane, tempi di percorrenza biblici, debiti e contenziosi

A tre mesi dalla fine della legislatura, i deputati regionali torneranno a discutere della creazione di un nuovo soggetto, nato dalla fusione tra Cas e Anas, che tutti si augurano possa dare una sterzata a questa situazione. Dopo alcune settimane di lavoro, il gruppo di tecnici – appositamente creato e di cui hanno fatto parte Cas, Anas e dipartimento regionale delle Infrastrutture – ha scritto un emendamento che è stato depositato in commissione Bilancio all’Ars, dove dovrebbe essere discusso martedì. L’obiettivo? Dare ad Anas la maggioranza della nuova società (il 50 per cento più una quota), che subentrerebbe nella gestione di tutta la tratta autostradale siciliana, nella realizzazione delle parti in fase di costruzione, e nella programmazione di quelle nuove. 

«L’emendamento che è stato presentato – spiegano dagli uffici dell’assessorato alle Infrastrutture, retto da poche settimane dall’ingegnere catanese Luigi Bosco – ha carattere autorizzatorio: serve cioè a permettere la trasformazione del Cas da consorzio a società per azioni». «La trasformazione – si legge nella relazione tecnica allegata all’emendamento – consentirebbe di superare le numerose criticità emerse in ordine alla gestione delle autostrade in concessione, nonché nella costruzione delle nuove tratte autostradali e senza alcun onere o maggiore indebitamento finanziario a carico della Regione». 

La Regione Sicilia, socio di maggioranza del Cas, quindi, lascerebbe all’Anas la guida della nuova società. Per fare ciò Anas dovrà ricapitalizzare. Soldi che dovrebbero servire a coprire il passivo del Cas e i contenziosi. Il primo si attesterebbe sui 300 milioni di euro, mentre sulle cause pendenti, che riguardano soprattutto la costruzione della Palermo-Messina, il Cas ha stanziato 54 milioni per il triennio 2017-2019. Una cifra che però, a inzio anno, il collegio dei revisori dei conti ha giudicato non congrua.

Sull’altro piatto della bilancio ci sono gli utili. L’unica fonte di finanziamento per il Cas deriva dai pedaggi. «Ogni anno – fa i conti il direttore generale Salvatore Pirrone – incassiamo 90 milioni di euro, a cui vanno sottratte le spese per il personale. Restano circa 15 milioni. Noi abbiamo la concessione delle autostrade fino al 2030, chi subentrerà quindi può contare su entrate nette sicure per quasi 200 milioni di euro». La nuova società, prevede la proposta di legge, subentrerebbe sia nei rapporti attivi che in quelli passivi. Ma soprattutto garantirebbe con risorse interne quei servizi – programmazione, manutenzione e sorveglianza – che attualmente il Cas esternalizza, con un aggravio di costi. 

Nella nuova conformazione gli attuali soci minori del Cas (Consorzio Asi, Città metropolitane di Messina e Catania, Liberi consorzi di Siracusa e Ragusa, Camere di commercio di Messina, Catania e Siracusa, Comuni di Catania, Messina, Siracusa, Barcellona, Patti, Modica e Rosolini) potranno rimanere o recedere e trasferire le quote gratuitamente alla Regione, secondo quanto prevede lo statuto. 

A questo punto, si pone la domanda: quanto vale il Consorzio autostrade siciliano? E a quanto ammonterà la capitalizzazione di Anas per poter arrivare alla maggioranza della nuova società? La proposta che martedì si discute in commissione Bilancio prevede di affidare a un advisor il compito di quantificare questo valore. Un soggetto terzo, scelto insieme da Cas e Anas, che metta definitivamente un punto su passività e contenziosi. 

Tempi lunghi che quasi sicuramente non verranno esauriti prima della fine di questa legislatura. Spetterà, dunque, con ogni probabilità, al prossimo governo regionale decidere se continuare nella strada intrapresa, o ricominciare da capo. «Sarebbe delittuoso – commentano dal gruppo tecnico di lavoro che ha lavorato alla proposta di legge – buttare quanto fatto, per la prima volta si programma davvero il futuro. Se tutto resterà invece così, prima o poi la Regione dovrà ripianare i debiti del Cas, senza contare la continua spasmodica ricerca di risorse economiche per migliorare la rete autostradale siciliana».


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