La Procura di Catania ha chiuso le indagini su nove dipendenti della società che riscuote i tributi nell'Isola. Avrebbero agevolato - oltre alle posizioni del leader di Diventeràbellissima e del capogruppo Ncd - anche Raffaele Nicotra (Pd). Lo scontro diventa politico, con un acceso botta e risposta tra Ardizzone e Fiumefreddo
Riscossione, i deputati che avrebbero ricevuto favori Musumeci: «Attacco politico in vista delle primarie»
«Questa non è che la punta dell’iceberg». Ne è convinto Antonio Fiumefreddo, presidente di Riscossione Sicilia e autore delle denunce che hanno fatto scattare le indagini attorno al sistema esattoriale nell’Isola. «Un anno fa – racconta – ho denunciato che all’interno di Riscossione c’era una manina che aiutava il sistema di potere. I fatti oggi dimostrano che avevo ragione, ma la violenza e il senso di solitudine che si provano sono indescrivibili, c’è una difesa del sistema che fa paura. Grazie al cielo ci sono magistrati liberi che non frequentano salotti». La vicenda è nota. È di questa mattina la notizia dell’avviso di conclusione delle indagini a carico di nove dipendenti, accusati di aver favorito i deputati regionali Nello Musumeci, Raffaele Nicotra e Nino D’Asero. Agevolazioni che si sarebbero manifestate sotto forma di cancellazione di un fermo amministrativo e chiudendo illecitamente procedure esecutive di pignoramento. Per i tre politici, tuttavia, la Procura non ha ipotizzato alcuna ipotesi di reato.
Raggiunto telefonicamente da Meridionews, Nicotra, che avrebbe beneficiato della possibilità di tornare a usare un’Audi A8 ancor prima di saldare i propri debiti con il fisco, dichiara di apprendere in diretta la notizia: «Sono all’oscuro di tutto – ammette -, quello che posso assicurare è di non essere stato favorito da nessuno. È vero, una delle mie aziende ha un problema con Riscossione Sicilia, ma abbiamo presentato la rottamazione, cioè la richiesta di saldare il nostro debito, senza oneri aggiuntivi di more o tasse, così come prevede la norma nazionale». Smentisce invece l’intera vicenda D’Asero. Il capogruppo di Ncd all’Ars spiega di non aver mai ricevuto nessuna istanza di pignoramento. «Quindi non avrei potuto beneficiare di alcun favore – replica il deputato -. Ho rateizzato quanto dovevo alla Serit, così come consentito ad ogni cittadino, e sto regolarmente pagando. La mia attività è stata sempre improntata alla correttezza e al rispetto, ed essere tirato in ballo in fatti che non conosco è veramente grave. Pertanto – conclude – sono pronto a tutelarmi nelle sedi opportune, querelando chi ha fatto il mio nome per mettere in atto quella che appare una vera e propria aggressione gratuita». Ma se i due si difendono nel merito di una vicenda rispetto alla quale si dichiarano estranei, è Nello Musumeci a puntare l’accento su quello che considera invece un attacco politico: «È una vicenda che mi preoccupa – ha sottolineato il leader di Diventeràbellissima – visto che siamo vicini alle primarie».
Immediato il commento del governatore Rosario Crocetta, che denuncia che appena qualche giorno fa, durante una conferenza dei capigruppo all’Assemblea Regionale, alcuni deputati gli avrebbero chiesto «come mai continuassi a tenere l’avvocato Fiumefreddo alla guida della società pubblica alla luce degli attacchi che fa alla classe politica. L’inchiesta di Catania dimostra che le sue denunce non sono parole al vento. Fiumefreddo non si tocca». Parole, quelle di Crocetta, che hanno fatto saltare sulla sedia il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, da giorni in pieno scontro istituzionale con palazzo d’Orleans. «Non replico alle provocazioni dell’amministratore unico di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo, avendolo già querelato a nome del Parlamento siciliano – ha dichiarato il primo inquilino di sala d’Ercole -. Sono gravi e fuori luogo, invece, le dichiarazioni del presidente della Regione. È il consueto cliché con il tentativo di individuare sempre i buoni e i cattivi e di criminalizzare la Sicilia tutta. Prima i forestali e adesso i poveri disabili. E, lui, ovviamente, unico puro».
«Ad esempio, non posso credere – continua Ardizzone – che uno come Nello Musumeci abbia chiesto e ottenuto favori da Riscossione Sicilia. Rinnovo l’appello ai deputati dell’Ars di non farsi intimorire dalle valanghe di fango che arriveranno a causa delle prossime comparsate televisive, che cercheranno di condizionare, in occasione dell’approvazione della legge regionale di stabilità, il voto libero dei tanti parlamentari corretti che rappresentano la gran parte dei siciliani onesti». Una difesa senza se e senza ma che ha provocato l’ira di Fiumefreddo, secondo cui «Ardizzone dovrebbe dimettersi immediatamente, perché la sporcizia non si nasconde sotto il tappeto. Qui stiamo parlando di un avviso di conclusione delle indagini, non di comparsate tv. Ardizzone deve avere molto chiaro che è alla Procura che sta rispondendo, non a me o a Crocetta».