Rimessa querela nei confronti del cronista Scandura Finito sott’accusa da ex addetta stampa del Pd all’Ars

Si ribadisce «la volontà di rimettere la querela» e si «impegna a non dare corso ad ogni eventuale azione in sede civile». Si chiude con un accordo tra le parti la vicenda che vedeva protagonista il giornalista etneo di Radio Radicale Sergio ScanduraFinito accusato di diffamazione a mezzo stampa da un’altra giornalista, la palermitana – ma messinese di nascita – Nadia La Malfa. Sotto la lente d’ingrandimento un articolo scritto da Scandura e pubblicato nel 2012 sul quotidiano online Linkiesta. Al centro della querela, in particolare, un capoverso in cui La Malfa veniva definitiva «una presentatrice che, se non fosse per la silhouette (ma solo per quella ci mancherebbe) che porta alla mente una celebre consigliera regionale del Nord Italia, è la dolce metà del segretario regionale del Pd appena eletto deputato al parlamento siculo». Cioè Giuseppe Lupo, attuale deputato all’Assemblea regionale, eletto nelle liste del Partito democratico. Partito di cui oggi è il capogruppo a Palazzo dei normanni. 

I due il 20 agosto dello scorso anno si sono sposati, con un matrimonio che diverse testate giornalistiche hanno raccontato. La Malfa nella querela, poi rimessa, indicava anche la presunta violazione della privacy, indicando l’inesistenza del requisito del pubblico interesse dell’informazione data dal collega. Nella stipula dell’accordo di transazione i due giornalisti, iscritti all’albo dei professionisti, convengono sul fatto di «ritenere la libertà di stampa e di comunicazione come un valore irrinunciabile per la democrazia e che viene tutelato in misura ampia e dignitosa quando viene esercitato nei limiti e secondo i criteri di legge e deontologia». Dal canto suo Scandura ha accettato la remissione della querela, mettendo anche in soffitta la citazione, come testimone, che i suoi legali avevano fatto nei confronti dell’ex segretario del Pd Lupo. Al punto sette del documento, viene anche indicato anche come «le spese del procedimento siano a carico del querelante».


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