Rifiuti, le difficoltà di trovare l’alternativa ai Leonardi Le Srr alla ricerca di terreni per discariche pubbliche

E se, di colpo, tutto iniziasse a funzionare in maniera regolare? Nella terra in cui l’emergenza è storicamente normalità, dove se si parla di rifiuti essere malpensanti è sintomo di prudenza, capita anche di farsi queste domande. Il quesito, rimbalzato ieri tra uffici regionali e giornali, è legato a quanto successo a cavallo tra le province di Catania e Siracusa. Nel regno dei Leonardi, i padroni della discarica più grande di Sicilia. Perlomeno fino a due giorni fa, quando il tribunale ha disposto il sequestro del patrimonio e l’affidamento del mega-impianto agli amministratori giudiziari. Chiamati gestire gli affari della Sicula Trasporti nel pieno rispetto delle norme ambientali e delle prescrizioni contenute nelle autorizzazioni rilasciate dalla Regione. 

Praticamente quello che, secondo la procura di Catania, sarebbe successo poco o niente tra il 2018 e il 2019, quando la guardia di finanza ha seguito da vicino i movimenti di Antonello Leonardi e dei suoi uomini di fiducia. Mesi di intercettazioni che hanno portato a scoprire un sistema che, con l’intento di massimizzare il profitto, avrebbe fatto leva su funzionari corrotti e una gestione spregiudicata della spazzatura. «Non è quantificabile il danno ambientale», ha ammesso il procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro. Adesso però c’è chi si chiede: senza gli eccessi di Leonardi, l’impianto riuscirà a smaltire la quantità di rifiuti che giornalmente viene prodotta in mezza Sicilia?

Il bicchiere mezzo pieno dell’assessorato
«Intanto si avrà la certezza di trovare interlocutori più aperti al dialogo». In attesa di toccarsi reciprocamente i gomiti con gli amministratori nominati dal tribunale, dalle parti dell’assessore regionale ai Rifiuti Alberto Pierobon la voglia è quella di vederla con ottimismo. L’assunto per cui una gestione regolare della discarica potrebbe rallentare i conferimenti, con il conseguente rischio di lasciare i rifiuti nelle strade, è tutto da verificare. Anzi, la sensazione è che a meno di una chiusura dell’impianto – al momento non all’orizzonte, a meno che gli amministratori giudiziari non decidessero di dare seguito all’ultimatum dei Leonardi di qualche settimana fa – non dovrebbero esserci particolari contrattempi. Alla peggio, a qualche Comune verrà chiesto di portare gli autocompattatori altrove.

Il Comune di Catania, spettatore interessato
Tra quanti cercano di capire cosa accadrà c’è senz’altro il Comune di Catania. L’amministrazione di Salvo Pogliese – ma lo stesso valeva negli anni di Enzo Bianco – è sempre stata tra i clienti più affezionati dei Leonardi. Non tanto per i rapporti umani – «mi hanno chiamato, l’assessore Cantarella, e abbiamo appuntamento con il sindaco perché dice che è fuori, io gli chiudo, me ne sto fottendo, non posso rimetterci i soldi», minacciava Leonardi davanti ai ritardi nei pagamenti di palazzo degli Elefanti – quanto per la mole di spazzatura che il Comune di Catania porta alla Sicula Trasporti. Una quantità inversamente proporzionale alla capacità di differenziare, anche a causa della difficoltà ad appaltare il servizio di raccolta porta a porta. Tra gare deserte e affidamenti a tempo determinato che poco consentono di fare in termini di programmazione.

A favorire indirettamente gli interessi dei Leonardi è poi l’assenza di alternative. Perlomeno pubbliche, ovvero il regime che potrebbe garantire tariffe meno esose e una governance meno proiettata al raggiungimento del profitto. A occuparsi della loro realizzazione sarebbero dovute essere le Srr, le società di regolamentazione che hanno impiegato un decennio per mettersi in moto e che il governo Musumeci vorrebbe già pensionare mettendo a loro posto delle società di diritto pubblico. In ogni caso, indipendentemente dai nomi e dallo stato giuridico degli enti, il problema principale resta quello politico: stabilire i luoghi in cui realizzare impianti di trattamento dei rifiuti non è semplice, per chi è sensibile a mantenere il consenso elettorale. Eppure la spazzatura c’è e con essa la necessità di trovare un posto dove metterla. Per questo la Regione ha nominato nei mesi scorsi un commissario ad acta, per riuscire lì dove i sindaci non spiccano.

I passi avanti e le incognite
Il compito di fare sintesi in provincia di Catania è toccato a Salvatore Lizzio, dirigente generale del dipartimento regionale tecnico. L’architetto da settimane ha incontrato i cda delle Srr Catania Nord e Catania Area Metropolitana, i due enti ancora all’anno zero nella pianificazione. A differenza di Kalat Ambiente, da anni eccezione positiva che si occupa della parte sud della provincia e che gestisce diversi impianti pubblici.

Per adesso l’unico passo avanti è stato fatto nell’individuazione di un’area in contrada Pantano d’Arci, zona a sud di Catania. Qui dovrebbe sorgere un impianto di compostaggio pubblico a servizio dei Comuni della Srr Area Metropolitana, negli anni scorsi finita anche al centro dell’attenzione della procura per il coinvolgimento dell’ex presidente del cda nell’inchiesta Garbage Affair. Nulla, invece, per quanto riguarda la discarica. Il sito che, stando ai ritmi di produzione di indifferenziato nel capoluogo, più servirebbe nel medio termine. 

Nella parte settentrionale della provincia, invece, nonostante gli impianti manchino, negli ultimi anni la Srr si è data da fare. E nelle prossime settimane potrebbero arrivare novità. Da un confronto tra sindaci e commissario, sarebbe venuta fuori una breve lista di terreni, sia pubblici che privati, su cui potrebbero sorgere le piattaforme per la raccolta dei rifiuti differenziati (vetro, plastica) ma anche una discarica. Tra i Comuni che si sarebbero detti disponibili, a vario titolo, ci sarebbero Mascali, Santa Venerina, Adrano, Randazzo e Bronte. In ballo potrebbero esserci anche le royalty. L’unica assicurazione per ora è che la discarica sorgerà fuori dal Parco dell’Etna.

Ampliamenti e l’immarcescibile ipotesi estero
Nell’attesa di immaginare gli impianti del futuro, sui tavoli dell’assessorato restano i progetti concreti della Sicula Trasporti. Da una parte il sogno di costruire il primo inceneritore dell’isola destinato ai rifiuti urbani, dall’altro la richiesta di una nuova vasca dove abbancare i rifiuti. I Leonardi qualche settimana fa hanno fatto presente che se da Palermo non fossero arrivati segnali positivi a breve, i cancelli dell’impianto sarebbero stati chiusi per i rifiuti trattati altrove. Inoltre, a pesare è la consapevolezza della ridotta autonomia degli spazi esistenti, con il capolinea previsto per la prossima primavera. Cosa succederà? Per molti una nuova autorizzazione alla Sicula è una prospettiva inevitabile. A meno che di non rispolverare l’ipotesi di mandare i rifiuti all’estero. Un’idea che negli ultimi anni è stata messa sul tavolo in più di un’occasione dalla Regione, ma che finora – considerati i prezzi per il trasporto oltre confine della spazzatura – si è rivelata soltanto uno sprone a fare crescere la differenziata.


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