Le città metropolitane sono le principale interessate dalle direttive della Regione per sostenere la differenziata. Ma dopo il Tar che ha specificato che non è possibile ipotizzare la decadenza delle giunte, ora sono gli enti a sfuggire all'ultimatum del governatore
Rifiuti all’estero, grandi città ignorano diktat di Musumeci Pogliese e De Luca per la proroga. Orlando risponde picche
Quando mancano poco più di venti ore alla scadenza dei termini per la presentazione dei contratti con le ditte che dovranno portare i rifiuti fuori dalla Sicilia, negli uffici di viale Campania si sottolinea come il tempo ancora non sia scaduto. «Qualcuno ha già inviato la documentazione, altri la stanno preparando. Non sarebbe la prima volta che i Comuni rispondessero all’ultimo momento», commenta un funzionario. Ma nonostante l’ottimismo, un fatto sembra chiaro: quella del governo Musumeci più che una mossa per segnare il cambio di marcia rispetto al passato, potrebbe rivelarsi un mezzo flop. Un ultimatum non ascoltato, a cui seguiranno molto probabilmente delle proroghe.
Stando alle direttive dell’assessorato, a dovere stipulare accordi con una delle quattro imprese disponibili a fare emigrare la spazzatura siciliana – servizio il cui costo ricadrà sui bilanci comunali – dovranno essere le amministrazioni che finora non sono state capaci di raggiungere stabilmente il 30 per cento di differenziata, con le spedizioni che dovrebbero partire a ottobre. Tra gli interessati buona parte dei capoluoghi, a partire dalle città metropolitane dove la questione è più che seria che altrove: infatti, oltre che produrre più rifiuti di tutti, sono tra i Comuni più indietro con la differenziata. A Catania, per esempio, la differenziata a giugno ha superato di pochi decimale il sette per cento. Ciò significa che l’amministrazione guidata da Salvo Pogliese in queste settimane si sarebbe dovuta organizzare per spedire fuori circa il 23 per cento di ciò che va in discarica. Passo, però, che non è stato fatto e il motivo sta proprio nell’avere preso le redini dell’ente locale da troppo poco tempo: «Non abbiamo stipulato alcun contratto, abbiamo in mente di chiedere alla Regione una proroga – dichiara a MeridioNews l’assessore all’Ambiente Fabio Cantarella -. Ci siamo insediati da qualche settimana e abbiamo bisogno di tempo, almeno un paio di mesi, per fare salire la differenziata». Per Cantarella, l’indizione della gara ponte per l’affidamento del servizio di raccolta rifiuti potrebbe rappresentare la svolta. «Se ci danno il tempo, ce la faremo», garantisce l’assessore.
A seguire l’esempio etneo, cercando di guadagnare tempo, saranno anche i Comuni di Messina e Trapani, fermi a maggio rispettivamente al 17,7 e al 24,2 per cento. Stando ad alcune indiscrezioni, però, dalle amministrazioni De Luca e e Tranchida la richiesta di proroga è stata accompagnata da un cronoprogramma su ciò che verrà fatto per innalzare la percentuale, a differenza di quanto fatto da Catania. «La gara ponte che ha in mente il Comune etneo non prevede il porta a porta, è inverosimile che la differenziata salga in maniera così importante solo perché una nuova giunta si è insediata», analizza il funzionario della Regione. Tra i Comuni che nelle scorse settimane hanno ricevuto le lettere dal dipartimento regionale ci sono stati anche Ragusa e Siracusa. I residenti del capoluogo ibleo possono però tirare un sospiro di sollievo: l’amministrazione Cassì, beneficiando dell’estensione del porta a porta avvenuta a maggio sotto la giunta Piccitto, a giugno ha visto superare abbondantemente il muro del 30 per cento previsto dall’assessorato, arrivando a sfiorare il 35. A Siracusa, invece, la soglia non è stata ancora raggiunta, ma ci sarebbero importanti miglioramenti rispetto al modesto 17,5 per cento di maggio. «Faremo in modo di risolvere la situazione», chiosa il primo cittadino Francesco Italia, senza specificare se l’ente ha chiuso un contratto per la spedizione dei rifiuti o se l’auspicio sia quello di ottenere la proroga.
Infine c’è il caso di Palermo, dove la differenziata due mesi fa si è fermata al 15,9 per cento. Nel capoluogo panormita, il sindaco Leoluca Orlando non ha esitato ad attaccare il metodo proposto da Musumeci per spingere i Comuni a impegnarsi di più. «Rispetteremo i tempi e le regole previste dalle norme sulla trasparenza e dal codice degli appalti», replica l’assessore Sergio Marino a MeridioNews, sottolineando che da Palazzo delle aquile non sarà inviato alcun contratto.
E così, nel giro di pochi giorni, il governo Musumeci vede smussarsi il pugno duro per fare compiere alla Sicilia i primi passi verso l’uscita dall’emergenza. Se mercoledì scorso è stato il Tar a specificare che non sarà possibile prevedere la decadenza degli organi comunali inadempienti, specificando che il commissariamento potrà essere previsto solo per gli interventi riguardanti il servizio rifiuti, nelle prossime ore saranno i Comuni a fare cadere parzialmente nel vuoto il diktat del governatore. «Da subito abbiamo detto che l’intento della Regione non era punitivo, ma quello di stimolare la crescita della differenziata, nell’interesse di tutti», commenta una delle figure più vicine a Musumeci, anticipando una probabile rinnovata pazienza da parte di palazzo d’Orleans.