Dall'1 aprile, la discarica di Lentini non accetterà spazzatura che già ha ricevuto altrove il trattamento meccanico-biologico. Intanto è ripartito l'iter di valutazione del nuovo ampliamento, ma l'esito stavolta non è scontato. E il governo Musumeci cerca alternative
Rifiuti, 72 ore alla parziale chiusura di Sicula Trasporti Alla Regione si ritorna a pensare di inviarli all’estero
Quando questo articolo sarà pubblicato mancheranno circa 72 ore alla chiusura della discarica di Lentini. L’annuncio degli amministratori giudiziari che dalla scorsa primavera hanno preso il timone della Sicula Trasporti, dopo gli arresti dei fratelli Leonardi nell’inchiesta Mazzetta Sicula, era arrivato a inizio mese ma la notizia in realtà era già nell’aria – con tanto di previsione temporale – ancor prima che le sirene della guardia di finanza risuonassero nello stabile di Grotte San Giorgio. E il motivo è semplice: lo spazio a disposizione per abbancare i rifiuti di mezza isola si stava esaurendo. Quanto e come lo stop influirà, se ci sarà una nuova emergenza ambientale, lo si capirà a cose fatte; per il momento si può dire cosa di certo avverrà, specificando per chi i cancelli rimarranno chiusi.
La discarica, infatti, non sarà chiusa per tutti. I 174 comuni che attualmente conferiscono l’indifferenziato a Sicula Trasporti, pagando anche per il trattamento meccanico-biologico (Tmb), continueranno a poter varcare l’ingresso. Ad avere la strada sbarrata saranno invece quei soggetti – tanto pubblici quanto privati – che, dopo avere sottoposto altrove i rifiuti al trattamento, si rivolgevano alla Sicula per l’abbancamento definitivo. Tutto ciò arriverà in un momento particolare per la società: pochi giorni fa si è aperto ufficialmente il processo con rito ordinario per Antonello e Salvatore Leonardi – gli imprenditori accusati di avere costruito un impero facendo leva da una parte sulla corruzione dei funzionari e dall’altra sulla vicinanza alle cosche mafiose – ma è anche ripreso alla Regione l’iter per la valutazione della richiesta di un nuovo ampliamento della discarica. La procedura era stata sospesa dal governo Musumeci dopo lo scandalo giudiziario, ma il Tar qualche settimana fa ha dato ragione alla società e dunque adesso dovrà riprendere il lavoro della commissione tecnico-specialistica.
In ballo ci sono altri due milioni di tonnellate. Un quantitativo che, stando all’attuale ritmo di conferimenti, garantirebbe circa quattro anni di autonomia. Questo sempre che il progetto ottenga il via libera da un punto di vista ambientale: lo spauracchio di una possibile nuova emergenza rifiuti stavolta potrebbe non bastare a garantire ciò che negli anni passati è stato concesso, il più delle volte derogando a ciò che prevede la legge. Il principale nodo, infatti, potrebbe riguardare il dimensionamento del progetto: l’attuale norma, infatti, prevede che gli impianti siano tarati per soddisfare il fabbisogno dell’ambito in cui ricadono. Ambito che, in questo caso, coinciderebbe con la provincia di Siracusa e non – come finora accaduto – con mezza isola che fa riferimento a Sicula. A fronte di ciò che la legge prevede, c’è poi la realtà che dice come, ancora oggi, in Sicilia la carenza d’impianti sia tale da mettere in crisi l’applicazione di ciò che è scritto sulla carta.
Su questo fronte Nello Musumeci e la neo-assessora Daniela Baglieri, nell’attesa di avere finalmente a disposizione gli impianti pubblici, discariche comprese, starebbe valutando una mossa fin qui scartata: il trasferimento all’estero dei rifiuti. L’idea era già circolata, in più di un’occasione, negli anni scorsi ma non si era mai concretizzata. In un caso il dipartimento regionale aveva indetto una manifestazione d’interesse per capire quali società fossero interessate a farsi carico di un servizio di questo tipo e le risposte non erano state adeguate. Inoltre, a pesare nella valutazione era stato anche il timore di vedere lievitare i costi che, in questo settore, ricadono sui singoli Comuni e dunque sulle bollette Tari pagate dai cittadini. Tuttavia, lo scenario attuale avrebbe portato la giunta a ritornare a vagliare questa ipotesi; secondo qualcuno, infatti, non è detto che i costi da affrontare, tenendo conto dei prezzi offerti dagli impianti presenti in Sicilia, sarebbero inaccettabili.
A rimanere irrisolta, invece, sarebbe la questione del soggetto a cui affidare un compito di certo più complesso di una normale raccolta e conferimento all’interno dell’isola. Difficilmente gli attuali attori del settore possono garantire i requisiti necessari per assolvere al compito, specialmente in termini di organizzazione logistica. Ed è per questo che negli ultimi mesi ha iniziato a farsi strada la possibilità di indire una gara di carattere europeo per capire se il servizio possa fare gola a quelle imprese che operano già nel trasferimento dei rifiuti anche su scala internazionale. Una scelta di questo tipo, per quanto temporanea, rappresenterebbe una novità assoluta per la Sicilia, dove la gestione della munnizza è sempre stato un affare per pochi.