Nell'inchiesta della polizia ricostruita la gestione mafiosa dopo l'arresto di Sebastiano Lo Giudice. Decisivi alcuni collaboratori di giustizia, tra cui Salvatore Bonaccorsi. In mezzo una storia di soldi mai investiti per le piazze di spaccio
Revenge 5, chiesti 27 anni per il neomelodico Bellia Dai Santapaola al tentativo di scalare il clan Cappello
«Digli a tuo padre di non fare minacce, perché questa volta ho in serbo una bella sorpresa che non potrà dimenticare». Poche parole, contenute in una lettera spedita a Spoleto. Destinazione: il locale penitenziario. A scriverla, a fine 2012, è la suocera di Sebastiano Iano Lo Giudice.
La missiva nasceva dalla necessità di mettere a conoscenza Lo Giudice da quanto avrebbe combinato il padre Gaetano, mentre il figlio si trovava dietro le sbarre. Il foglio però venne intercettato dalla polizia penitenziaria. Ed è così che è partita l’indagine poi ribattezzata Revenge 5, l’ultimo capitolo di una saga giudiziaria iniziata nel 2008 e dedicata interamente al clan mafioso dei Cappello. Agguerriti e sanguinari, pronti a tutto per prendersi il controllo criminale di Catania a discapito della potente e storica famiglia di Cosa nostra dei Santapaola-Ercolano.
Ed è su questo sfondo che, all’interno del panorama della criminalità organizzata, si registrano veri e propri stravolgimenti. A cambiare casacca, nel corso degli anni, sono in tanti: da Franco Crisafulli detto Cacazza, passando per le famiglie Strano, nel quartiere di Monte Po, fino agli Squillaci di Piano Tavola, meglio conosciuti con l’appellativo di Martiddina. Ci sono poi i singoli. È il caso dei fratelli Attilio e Gaetano Bellia, anche loro con un passato criminale nei Santapaola. Ma poi diventati talmente stretti del boss Lo Giudice da ricevere l’investitura a reggenti. Almeno secondo le ipotesi della procura di Catania.
Sul loro conto si sarebbero concentrate le attenzioni nella missiva della suocera di Lo Giudice, decisa a mettere fine alle pretese economiche del padre Gaetano nei confronti dei Bellia. Responsabili, secondo il padre del capomafia, di essersi intascati quasi 200mila euro che erano stati messi sul tavolo dal figlio per essere investiti in droga. Stupefacenti che avrebbero dovuto inondare le piazze di spaccio del capoluogo etneo. «Alla fine mia figlia gli ha dato 125mila euro, perciò non si può lamentare. Lui (Gaetano Lo Giudice, ndr) ha la brutta abitudine di minacciare tutti», continuava nella missiva la suocera del capomafia, rivendicando, almeno secondo gli inquirenti, la paternità di parte di quei soldi.
In mezzo a questa storia ci sono i fratelli Bellia: Gaetano e Attilio. Il primo è stato condannato in appello a sette anni e quattro mesi, nel filone del processo svoltosi con il rito abbreviato, l’altro rischia invece una condanna a 27 anni, come chiesto dalle magistrate Assunta Musella e Antonella Barrera. Ma che fine hanno fatto i soldi ? Secondo alcuni degli indagati una parte sarebbe stata spesa da Attilio Bellia in auto di lusso. La passione dell’uomo per le quattro ruote non è una novità, come emerso nelle scorse settimane in un’inchiesta della procura di Caltanissetta sugli imprenditori Luca.
Ad allargare il campo delle accuse nei confronti di Bellia ci hanno pensato anche due collaboratori di giustizia: Salvatore Bonaccorsi, figlio dello storico capomafia Concetto, e Francesco Di Mauro. Entrambi in aperto contrasto con i fratelli e per questo motivo contrari alla loro presunta ascesa criminale nel gruppo dei Carateddi. «Quando venni scarcerato – racconta Bonaccorsi ai pm – lo trovai come responsabile […] In un primo momento mi sono stato zitto, ma dopo una decina di giorni gli feci capire che il responsabile dei Carateddi, essendo un familiare, ero io e si doveva fare come dicevo io. Poi sono stato arrestato e hanno messo lui come responsabile, deciso da mio zio Antonino Bonaccorsi». Nel passato di Attilio Bellia però non ci sono solo storie di mafia. L’uomo vanta anche una breve carriera da cantante neomelodico. Tra i suoi duetti più noti, quelli con Daniele De Martino.
Le richieste di condanna:
Fabio Reale: 27 anni e 6 mesi
Attilio Bellia: 27 anni
Tommaso Ingrassia: 10 anni
Rosario Noè: 10 anni
Antonino Riela: 12 anni
Salvatore Rinaudo: 16 anni e 6 mesi
Carmelo Ruscica: 12 anni
Claudio Speranza: 16 anni e tre mesi
Salvatore Spampinato: 8 anni
Sebastiano Romeo: 12 anni
Francesco Belluardo: 8 anni
Gregorio Luminario: 8 anni
Massimiliano Ventura: 8 anni
Massimo Squillaci: 20 anni
Natale Cavallaro: 8 anni