Rettorato: il dibattito tra i candidati passa per il Monastero

Puntata benedettina per l’epopea itinerante di questa campagna elettorale. Protagonisti, ça va sans dire, i tre candidati alla carica di Rettore dell’Università di Catania, i proff. Barbagallo, Pioletti e Recca, “ospitati” dalla facoltà di Lettere e Filosofia e coordinati dal preside Iachello. Con grande piacere dei partecipanti, ciascuno dei tre ha fatto uso misurato e sporadico di frasi fatte, propagandistiche o demagogiche. E’ stato divertente notare, però, il simpatico abuso di certa terminologia: ho contato una decina di “autonomia” per Barbagallo, “qualità” per Pioletti e “qualificato” per Recca. Ma non è stato – affatto – solo un ricorso alle parole chiave, che lanciano sì un primo assaggio sui contenuti delle proposte programmatiche, ma che poco reggono il confronto, sostanzialmente, con la pregnante discussione tenutasi in Auditorium.

E’ toccato al prof. Barbagallo, preside di Agraria, aprire la serie di interventi iniziali (della durata di 20 minuti) dedicati all’esposizione delle linee generali di ciascun programma. Come preannunciato, la questione dell’autonomia ha costituito il perno della sua relazione. «Autonomia che mette in competizione gli Atenei, in un ambito che da locale si estende a nazionale» e, per forza di cose, esprime in sé la necessità di «fronteggiare la condizione di “risorse zero”», a parer suo la vera zavorra per lo sviluppo della nostra Università. Ha quindi proposto un «programma di valutazione», che funga da sintesi tra il processo di redistribuzione delle finanze e l’esigenza di una «riforma normativa di manutenzione didattica». Ciò presuppone, per Barbagallo, che si istituisca un «piano straordinario di ricerca» atto a investire – e mantenere – queste risorse. Un secondo momento del suo intervento ha riguardato le risorse umane, in riferimento all’innesto di «nuovi ruoli interni all’Ateneo, a fronte degli imminenti pensionamenti».

Il prof. Pioletti, ex preside di Lingue, dedica i primi minuti a una riflessione sull’importanza dell’insediamento al Rettorato. Se, da un lato, ci si presenta «un’occasione che non va sprecata» per elaborare un’analisi sull’effettivo stato di salute dell’Università, dall’altro è doveroso reagire «in maniera trasparente» ai «limiti» ravvisati e, ad esempio, «restituire una funzione alle Commissioni intermedie» (su didattica e organizzazione), dichiaratamente previste dallo Statuto e troppo spesso bypassate. La diretta conseguenza di questo momento, per Pioletti, dev’essere un rilancio che faccia perno sul Mezzogiorno. E’ evidente, «nei confronti del resto d’Italia e dell’Unione Europea, il drastico divario economico (PIL, spesa per investimenti) e occupazionale (45% di occupati, media europea del 65%)». Piuttosto che piangersi addosso, vale quindi la pena di «progettare, percepire e superare gli squilibri territoriali e le disuguaglianze sociali», con spirito di «internazionalizzazione». Ha infine proposto l’avvio di un progetto – “Catania città universitaria” – «che promuova la collaborazione tra enti, per facilitare la fruizione dei servizi primari per gli studenti».

Chiude la tornata il prof. Recca. L’ex preside di Ingegneria ha immediatamente sottolineato la comunanza di linguaggio tra i candidati, capaci, a sua detta, «di prescindere dal binomio continuità/discontinuità» che, almeno nella caratterizzazione delle figure politiche, è certamente la soluzione più immediata, ma finisce inevitabilmente per sottrarre il dibattito ai suoi intenti costruttivi. Serve una «squadra di Ateneo», dice Recca, delle quali attività «il Rettore sia solo un coordinatore, e non un commissario». Si pone in maniera critica nei confronti della relazione tra Università e Consorzi, in vista di un credito (e, quindi, di una perdita finanziaria) in crescita per l’Ateneo e della – ravvisata – cattiva gestione dei corsi, tracciando un percorso di «efficienza nella messa in opera dei finanziamenti europei». In coda, ha fatto leva sull’esperienza di Ingegneria relativa all’«informatizzazione interna, da estendere a tutte le facoltà», per poi concludere con il sollevamento di una perplessità relativa alla futura nascita di un Politecnico del Mediterraneo, delineato da Recca come figlio di un progetto non condiviso e poco chiaro.

A ruota, gli interventi di docenti e personale tecnico. A cominciare dalla prof.ssa Barbanti, che pone un interrogativo sul trattamento da riservare ai dipartimenti umanistici, in emergenza rispetto ai settori scientifici per quanto riguarda gli assegni di ricerca, specie sul fronte investimenti privati. Il prof. Mineo evidenzia la necessità di presenza del mondo universitario nelle scuole secondarie superiori e di impegno nella costruzione di un valido polo umanistico. In rappresentanza del personale tecnico-amministrativo, il sig. Leocata chiede maggior peso elettorale per la nomina del Rettore e un incremento del numero di posti di lavoro per snellire e velocizzare la gestione. Il prof. Castorina solleva la questione dei decentramenti, con particolare riferimento all’Università di Enna. Il prof. Gioviale sollecita un investimento sulla didattica, in modo da fronteggiare le difficoltà sopraggiunte con il sistema del 3+2. Infine, il prof. Calabrese invita a prendere in considerazione la valorizzazione dei beni storici e culturali, concentrando l’attenzione sul recupero e l’accessibilità degli archivi. A quest’ultimo appello si è unito anche il preside Iachello.

Recca ha confermato le idee di Mineo e Leocata richiamando il programma. In risposta a Gioviale, ha manifestato l’intenzione di riabilitare la Commissione paritetica didattica, mentre alla prof.ssa Barbanti ha detto che un “recupero” della ricerca contribuirebbe alla crescita del Fondo per il finanziamento ordinario (FFO), lanciando l’idea di una Fondazione sui servizi con funzione di gestione e monitoraggio. Ha ripetuto, circa la domanda di Calabrese, la volontà di informatizzare l’Ateneo.

Pioletti risponde subito a Castorina in merito ai decentramenti, confermando le preoccupazioni per il mancato coordinamento che sta all’origine del blocco dei corsi. C’è l’auspicio di un intervento del Ministero in ottemperanza allo Statuto d’Ateneo, che prevede innanzitutto la garanzia del diritto allo studio – mentre nelle sedi decentrate studenti e docenti soffrono congiuntamente di grande disagio e incertezza (vedi Enna). Sul rapporto con le scuole superiori, ha assicurato a Mineo una piena fiducia nella figura del tutor, ricordando poi il lavoro svolto insieme al collega nella progettazione di un polo umanistico. Ha aperto una riflessione sul 3+2 in risposta a Gioviale, assicurando il proprio impegno nel rivalutare le Commissioni didattiche. Ha promosso l’istituzione di corsi interfacoltà per migliorare l’offerta formativa, con un occhio di riguardo per le specializzazioni. L’istituzione di un Centro museale e di un’Anagrafe della ricerca sono due delle soluzioni previste dal programma di Pioletti per ovviare alla mancanza esposta da Calabrese.

La risposta di Barbagallo a Calabrese, dopo la citazione di un passo del suo programma, è uno spunto per esporre la centralità del lavoro svolto (e da svolgere) sulle infrastrutture, con riferimento esplicito alla facoltà di Lettere e Filosofia. Si dice rammaricato per la vicenda di Enna, elogiando però la crescita del dislocamento ragusano e i nuovi posti di ruolo conseguenti all’apertura dei decentramenti. Alla Barbanti ha promesso dottorati che abbiano reali prospettive lavorative, mentre a Mineo ha assicurato un collegamento con le scuole e la volontà di realizzare il polo. Ha poi ribadito il concetto di manutenzione, in replica a Gioviale sulla materia didattica.

Appuntamento per martedì 19 settembre alle 9.30, nuovamente presso l’Auditorium del Monastero, per l’ultimo incontro della tournée. I candidati saranno ospiti della facoltà di Lingue. Il corpo elettorale parteciperà al primo turno di votazione il 21 settembre. Il sindacato studentesco Udu mette a disposizione copie del programma del prof. Pioletti in Aula 74.


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