Residenze e mense, l’Ersu chiede aiuto

«Il comune e la provincia ci aiutino. Un soggetto come il nostro ha bisogno di un concreto supporto per portare avanti un serio lavoro di pianificazione e di progettazione». Queste sono le parole di Giuseppe Pignataro, responsabile dell’unità operativa delle residenze universitarie e dei servizi mensa per l’Ersu di Catania.

All’indomani della protesta da parte degli studenti assegnatari, i quali lo scorso martedì 19 maggio si sono lamentati presso le sedi dell’Ersu per il mancato servizio di ristorazione (doveva essere offerto dalla mensa di via Oberdan) e per l’inadeguatezza dei mezzi pubblici a loro riservati, ci siamo recati presso l’ente che gestisce il diritto allo studio universitario per chiedere alcune spiegazioni per ciò che riguarda i problemi strutturali che da tempo affliggono la residenza universitaria Costa, le incertezze sulla mensa Centro, chiusa da più di un mese per problemi di umidità, e le eventuali iniziative da parte dell’amministrazione per ovviare a questi problemi.

Signor Pignataro, potrebbe spiegarci quali sono i problemi che affliggono la residenza universitaria Costa?
«Il Costa era nato come albergo a metà degli anni ’50. Ai tempi era un immobile abbastanza presentabile. L’Ersu lo ha affittato per utilizzarlo come residenza universitaria nel 1976. La prima locazione fu fatta dal prof. Guido Ziccone, allora commissario dell’ente allo studio del Magistero di Catania. Col tempo questo affitto è passato nelle mani dell’opera universitaria. Con il proprietario dell’immobile l’Ersu aveva un accordo che prevedeva gli arredi inclusi. In quel lontano periodo non vi era alcun tipo di problema all’interno della struttura, ma con il passare degli anni la situazione è andata sempre più a complicarsi. Il problema principale in realtà dipende dal fatto che l’immobile è nato prima che si stabilissero le leggi antisismiche: la manutenzione ha lasciato sempre a desiderare e gli arredi sono quelli che c’erano sin dall’inizio, dunque non sono a norma perché non sono ignifughi».

 E da allora è cambiato qualcosa?
«Noi abbiamo sempre rinnovato il contratto che prevedeva tutta una serie di clausole quando fra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 la proprietà della struttura passò nella mani di una società romana. La condizione principale era quella che prevedeva che il nuovo proprietario, all’atto della locazione, dovesse rinnovare l’intero immobile».

La società romana dunque non ha mantenuto gli impegno?
«No. La struttura, oltre ad un rinnovo completo, aveva bisogno di essere portata a norma secondo le leggi antisismiche. In più si dovevano rifare tutte le reti, prime fra tutte quelle idriche, che hanno creato un problema tale che si hanno delle perdite di acqua dal 40 al 50%. Oltre ai consumi eccessivi, ne derivano infiltrazioni che hanno causato umidità all’interno di tutto l’edificio. Inoltre gli infissi sono ancora quelli degli anni ’50. Questi sono tutti lavori che dovrebbero essere a carico della proprietà, ma nessuno li ha mai fatti».

Qual è l’attuale assetto proprietario della residenza?
«La proprietà romana dell’immobile vendette l’Hotel Costa ad una società che fa capo ai Massimino, nel ’95. Con questa società l’Ersu stipulò un altro contratto che prevedeva, ancora una volta, il rinnovo completo della struttura. Tutto questo in realtà non è mai accaduto. Gli unici lavori sono stati fatti soltanto dopo che cadde una parte del tetto nel periodo delle festività natalizie. Per fortuna i ragazzi non c’erano. Quando tutto ciò accadde chiamammo dei tecnici che ripararono solo in parte il problema, dato che non lavorarono sul problema principale che aveva causato il danno: le infiltrazioni d’acqua di cui parlavo prima. Se in più si aggiunge che uno dei due ascensori presenti nella residenza non ha praticamente mai funzionato potete benissimo rendervi conto di quanto grave sia la situazione».

Quali sono al momento i provvedimenti che avete preso verso i proprietari dell’immobile?
«Circa quattro mesi fa c’è stato un incontro con i proprietari durante il quale personalmente avevo annunciato loro che se non si fossero fatti i lavori di rinnovo della struttura avrei fatto in modo che il contratto fosse disdetto. Inoltre avrei denunciato al comune lo stato della residenza perché questa fosse chiusa immediatamente. I Massimino ci risposero che avrebbero rinnovato la struttura solo se il contratto di affitto con l’Ersu fosse aumentato di duecentomila euro (dai settecentomila euro all’anno attuali a novecentomila euro). Tuttavia in questa proposta la nuova proprietà non includeva nemmeno il rinnovo della mobilia, vecchia ormai di circa cinquanta anni».

Sappiamo che recentemente la mensa della residenza universitaria di via Oberdan ha avuto dei gravi problemi dovuti all’umidità e per questo è chiusa da più di un mese. Ci hanno detto inoltre che gli studenti che lì alloggiano sono costretti a trasferirsi alla mensa dell’Hotel Costa per usufruire dei pasti. Qualora la residenza di via Etnea venisse chiusa come farebbero i ragazzi a mangiare?
«Dopo aver fatto alcuni sopralluoghi ed alcuni lavori alla mensa della residenza di via Oberdan abbiamo riaperto una parte della struttura. In questa parte di sala garantiremo agli studenti un servizio di pasti normali, oltre ad un servizio di pizzeria. In questo momento possiamo assicurare ai ragazzi circa centoventi posti a sedere per un totale di cinquecento/seicento pasti per ogni turno previsto. Tuttavia si tratta per il momento di una soluzione tampone. Per ciò che riguarda il servizio mensa del Costa, da mercoledì prossimo in poi ci appoggeremo alla scuola media Cavour per la disponibilità di altri posti per gli studenti, un totale di cento. Oltre a questi ce ne sono altri cento disponibili al momento all’interno della residenza di via Etnea. Quindi in qualche modo stiamo riuscendo a tamponare questo problema, anche se siamo consapevoli che si tratta di una soluzione momentanea. Invece per ciò che riguarda la mensa della Cittadella universitaria stiamo concludendo gli accordi con una ditta appaltatrice per i lavori di ampliamento della struttura, che una volta completa potrà ospitare circa cinquemila studenti ed offrirà all’intera popolazione universitaria uno dei più grandi stabili a livello europeo adibiti alla distribuzione dei pasti. Se al più presto questi accordi saranno siglati prevedo che già da ottobre la città possa usufruire di questa grande mensa».

Se l’Hotel Costa dovesse chiudere definitivamente quali saranno i provvedimenti che prenderà l’Ersu per sopperire alla mancanza di alloggi per gli studenti?
«In questo momento ci stiamo lavorando e stiamo prendendo in considerazione la costruzione di una nuova residenza universitaria nella zona di Cibali. Al momento però non vi è nulla di certo. Evidentemente però, in assenza di una struttura per gli studenti, l’Ersu erogherà degli assegni per gli assegnatari, per fare in modo che l’affitto di una camera o di un appartamento in città non gravi sulle loro spalle».

Quali sono in questo momento gli immobili con cui l’Ersu ha stipulato una convenzione perché fossero adibiti a residenze universitarie?
«In questo momento siamo convenzionati con due istituti religiosi, quello di via Caronda ed un altro in viale Mario Rapisardi. Questi immobili sono quelli che al momento non hanno alcun tipo di problema a livello strutturale. Inoltre c’è un’altra residenza in via Caltabiano, un’altra ancora in via Caracciolo, con cui a breve si rinnoverà il contratto. Inoltre il rettore ci ha garantito altre due residenze, una in via Verona e l’altra in via Etnea».

Allora in questo modo sarà possibile ovviare ad un’eventuale chiusura dell’Hotel Costa?
«Al momento sarebbe davvero difficile poter ovviare alla chiusura dell’Hotel Costa, poiché perderemmo trecento posti. Tuttavia la residenza di via Oberdan può ospitare centonovantotto studenti, quella della cittadella centosettantotto, in via Caltabiano ci sono circa centotrenta posti, nella residenza San Marzano, un piccolo immobile di nostra proprietà, abbiamo la disponibilità di sessantatre posti. Inoltre al momento disponiamo di un finanziamento per altri sessanta posti alla Cittadella Universitaria».

A chi spetta risolvere i problemi delle residenze e delle mense?
«Questi problemi non sono risolvibili unicamente dall’Ersu. Se teniamo conto del fatto che il nostro ente si occupa anche del coordinamento di altre facoltà siciliane, come quelle di Enna, Siracusa, Ragusa, Modica, Caltanissetta, Piazza Armerina ed una sede decentrata a Nicosia, ci si rende facilmente conto di come la battaglia per risolvere questa grave situazione non può essere portata avanti soltanto da un soggetto autarchico come il nostro, che ormai da anni deve gestire le sorti di circa settantamila studenti. C’è bisogno dunque dell’aiuto concreto del comune e della provincia, per poter portare avanti un serio lavoro di studio, di pianificazione e di progettazione».


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