L’effetto trascinamento dell’election day tanto sperato dai partiti che hanno sostenuto il referendum sulla giustizia non c’è stato. A dirlo sono i numeri di coloro che, una volta giunti nei seggi per votare alle Comunali, hanno deciso di rifiutare le schede sui cinque quesiti abrogativi. Una scelta che per molti ha avuto anche un valore politico, nella consapevolezza che la materia referendaria è regolata dal quorum, il cui mancato raggiungimento vanifica il risultato delle urne. Nel complesso la Sicilia – dove in circa un terzo dei Comuni si celebravano anche le Amministrativa – ha fatto registrare una partecipazione del 23,32 per cento. Poco superiore alla media nazionale attestatasi al 20,95 per cento.
Lo scarto con le affluenze, comunque in calo per le elezioni di sindaco e consiglieri comunali, emerge in maniera netta nelle due città metropolitane al voto. E questo pur tenendo che a poter votare alle Amministrative sono anche i cittadini comunitari residenti in Italia, che invece non hanno la possibilità di esprimersi sui referendum. A Palermo, ha votato al referendum il 30,81 per cento degli aventi diritto, rispetto al 41,85 per cento che si è espresso per eleggere il successore di Leoluca Orlando. Scarto ancora maggiore a Messina: nella città dello Stretto, infatti, a fronte di una partecipazione del 55,64 per cento alle Comunali, soltanto il 36,46 per cento degli aventi diritto al referendum ha accettato le cinque schede. A livello provinciale, il Messinese (36,46) e il Palermitano (30,81) sono le aree con l’affluenza maggiore. Fanalino di coda il Trapanese, con il 12,94 per cento e dove in provincia si votava soltanto a Erice e Petrosino.
Guardando ai risultati: in Sicilia, così come in Italia nel suo complesso, hanno vinto i sì con scarti in alcuni casi risicati. Questo è il caso della proposta di abolire la legge Severino, che prevede la sospensione dei sindaci in caso di condanne anche in primo grado per determinati reati, come nel caso di Salvo Pogliese a Catania. Il quesito ha raccolto il 51,16 per cento dei favorevoli. La seconda scheda, riguardante l’introduzione di maggiori limiti sull’applicazione delle misure cautelari in fase d’indagine, ha visto vincere i sì con il 53,06 per cento. Scarti maggiori per i restanti temi: il 67,91 per cento dei votanti ha chiesto la separazione delle carriere dei magistrati tra organi giudicanti e inquirenti, il 65,01 per cento si è detto favorevole alla possibilità di ampliare il voto nei consigli giudiziari anche ai membri laici, mentre il 66,24 dei siciliani che hanno votato al referendum ha detto sì alla proposta di rimuovere la raccolta firma propedeutica alla candidatura al Consiglio superiore della magistratura. Una misura quest’ultima che, secondo i proponenti, puntava a contrastare il fenomeno delle correnti fra i togati.
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