Trentacinque riders da tutto il mondo si sono dati appuntamento a Catania per il Red Bull District Ride, un mountainbike urban freeride che si svolge il 15 luglio con la prima qualificazione ed il 16 con la finale di questa tappa siciliana
Red Bull District Ride pronti a partire!
Ragazzi da tutto il mondo Stati Uniti, Germania, Francia, Spagna, Canada, Australia, Norvegia, Repubblica Ceca e Italia – hanno invaso piacevolmente il centro storico di Catania. Un evento insolito per una città come la nostra in cui non si è mai visto un fermento così improvviso per un contest a livello internazionale come questo.
Il 4 e 5 agosto la finale si terrà nella città tedesca di Norimberga in cui arriveranno i dieci migliori di Catania insieme ad altri quindici riders già pre-selezionati, che si contenderanno un montepremi di ben 20.000 euro.
Il titolo di città prescelta per questo evento internazionale inizialmente era conteso tra Genova e Catania. Infine è stata scelto il capoluogo siciliano grazie al suo centro storico ricco di strade, piccole e strette, circondate da palazzi barocchi bellissimi, come hanno detto in tanti tra partecipanti e organizzatori. Insomma una location ideale in cui poter costruire truck Ford, banks, down hill e wall ride per girare velocemente in bike attraverso salite e discese di legno che collegano Piazza Dante – in cui sarà dato il via – a Piazza Duomo, punto darrivo in cui è stato installato anche un megaschermo per permettere agli spettatori di seguire la partenza. Il percorso si svilupperà per via dei Gesuiti, via Crociferi, via Alessi, via La Piana e via Etnea.
Le divergenze per il tipo di preparazione dei vari riders allinterno dei vari stati da cui provengono, emergono anche in questo tipo di sport. La street culture è uno stile di vita, ben radicato in alcuni posti, poco avanzato o inesistente in altri. Non può concretamente essere uguale dappertutto. Nata negli Stati Uniti, ha avuto da sempre un grande impatto e riscontro nei giovani americani ed è riuscita a svilupparsi meglio e più velocemente che in Europa, in particolare nelle città tedesche e nelle banlieue francesi. Diversa la situazione in casa nostra, dove non mancano i problemi per poter intraprendere uno sport simile e coltivare questa passione.
I riders sono tutti giovani, alcuni giovanissimi, di età compresa fra i 17 e i 32 anni. Una passione che nasce quasi per caso tramite conoscenze e amici, girando in bike per i quartieri delle proprie città, privilegiando percorsi improvvisati ed ostacoli come gradini, ringhiere e scale per cominciare – come si dice – a farsi le ossa (o anche talvolta per rompersele accidentalmente!). I riders non lo considerano uno sport estremo, anzi dicono che sia abbastanza facile, basta solo un po di allenamento fatto sempre con costanza e forza di volontà. Le difficoltà per iniziare sono diverse per ciascuno di loro e sono, più che fisiche come si potrebbe pensare, soprattutto economiche. Ciò che li unisce è la voglia di volare e di girare il mondo inseguendo questa passione costosa e coraggiosa allo stesso tempo.
Prima che lo spettacolo inizi, abbiamo pensato di conoscere meglio qualcuno di loro intervistando gli unici due italiani partecipanti alla gara ed un americano: Alberto Accetulli (21 anni, di Genova) Giacomo Bisi (19 anni, di Torino) ed il californiano Greg Watts (19 anni, Santa Cruz).
Da quanto tempo siete rider?
Alberto: Finora ho fatto sette anni di bici e tre anni di salti.
Giacomo: Questa passione per me è iniziata tre anni fa, girando normalmente con i miei amici in bici per fare giri lunghi. Poi pian piano ho visto che loro facevano salti e discese e da allora mi sono orientato più verso questa disciplina.
Quali sono state per voi le maggiori difficoltà iniziali?
A: Innanzitutto legarmi a uno sponsor che mi supportasse e mi desse i ganci per partecipare agli eventi, perché da singolo non ti puoi iscrivere, perché senza quello non puoi andare da nessuna parte.
G: Allinizio convincere chi mi stava intorno, quindi principalmente i miei genitori, facendo capire che non è uno sport così devastante o pericoloso in cui muori alla seconda uscita! Invece sono cose fatte in sicurezza, noi sappiamo cosa stiamo facendo. E anche girare e trovare qualche sponsor, perché uno altrimenti non ce la fa economicamente a fare gare, per lo più allestero.
Che emozioni si provano volando in alto per pochi istanti?
A: Non è una cosa da pazzi assolutamente. E una cosa abbastanza controllata. Uno parte da un salto di un metro, poi va sempre più su fino a che saltare cinque o sei metri diventa una cosa normale. E poi è divertente, è una bella sensazione.
Si impara tutto da autodidatti oppure ci sono dei corsi particolari?
A: No, non cè niente in generale, né in Italia né allestero. Prendi e vai in bici!
Per te comè nata questa passione, cosa ti ha spinto ad andare avanti e ad intraprendere questo tipo di sport?
A: Io ho tutta una cultura street, i miei amici girano in skate e per me è sempre stato figo stare in mezzo alla città, alla gente, alla confusione, ai palazzi. Lopportunità di uscire di casa e poter avere già a disposizione qualcosa per compiere giri con la bicicletta è il massimo.
Vi allenate costantemente ogni giorno?
G: Si cerco di allenarmi il più possibile, quindi se ho tempo ogni giorno perché studio anche! Ho appena finito il liceo scientifico e inizierò luniversità, ingegneria meccanica.
Avete già visionato il percorso qui a Catania?
A: Si, è incredibile. Io di solito giro su strutture naturali o già costruite come gradini, ringhiere. Invece queste sono strutture artificiali costruite appositamente per levento, quindi non è proprio il mio territorio, però è una cosa incredibile. Queste impalcature di solito le mettono in montagna nelle stazioni sciistiche destate. Vai su con gli impianti e con la seggiovia portandoti la bici e poi scendi giù.
Avete mai partecipato a gare internazionali?
G: Io mai.
A: Io qualcuna, ma solo in Europa. Sono andato in America ma solo per girare per i fatti miei.
Il rapporto con i vostri colleghi stranieri comè? Come vedete la loro preparazione?
A: Sicuramente sono più bravi di noi, perché hanno più cultura, più posti dove allenarsi. Noi in Italia siamo soli, abbandonati e senza strutture quindi dobbiamo arrangiarci!
G: Loro vivono andando in bici. Si pagano da vivere in questo modo e per loro è come lavorare: cè chi fa limpiegato e cè chi va in bici. Noi invece dobbiamo studiare, fare limpiegati o comunque lavorare e poi, quando abbiamo tempo libero, andare in bici. Per loro è un vero e proprio lavoro, mentre per noi uno svago.
Greg, how long have you been a rider?
For six or seven years about.
When and how has your passion for this sport begun?
Properly five years ago. Ive just started to jump a lot around my neighbourhood.
Did you learn all by yourself or ?
Yeah, there is like a group of people I live with, who are pretty good. They usually can teach each other things on what to do and new tricks.
How do you feel while flying up with your bike?
I think its the best feeling in the world.
What are the biggest difficulties for a rider?
Getting like a difficult trick every single time its really hard, because you have to practice a lot and sometimes we have to crash. It works like that.
Do you break your bones sometimes?!
Yeah! Sometimes…not too often!
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