La decisione di Versalis, società collegata al colosso dell'energia, riguarda i lavoratori dello stabilimento di contrada Tabuna. Dove il 6 gennaio, un incendio causò il black-out del sito. In quell'occasione, gli attivisti No Triv denunciarono i pericoli per la salute, mentre l'azienda negò qualsiasi rischio
Ragusa, 130 lavoratori Eni in cassa integrazione Dopo ritardi per ripristinare impianto incendiato
Sono centotrenta i dipendenti Versalis dello stabilimento di Ragusa che da oggi saranno messi in cassa integrazione. La decisione della società legata a Eni è stata motivata con i ritardi nelle procedure autorizzative, necessarie per il ripristino degli impianti danneggiati dall’incendio del 6 gennaio scorso. Per i lavoratori, la cassa integrazione sarà di quattro ore al giorno.
Il rogo dell’Epifania avvenne ufficialmente per un corto circuito «all’interno di una cabina elettrica di media tensione». Ad affermarlo fu la stessa Eni, con un comunicato utile a sedare le polemiche nate dopo la denuncia del movimento No Triv di Ragusa, secondo cui quello era soltanto l’ultimo di una serie di «eventi eccezionali» che, periodicamente, si registrerebbero all’interno dello stabilimento Eni Polimeri Europa di contrada Tabuna. Le fiamme, quel giorno, interessarono le apparecchiature di trasformazione di alta e media tensione causando il black-out degli impianti, senza tuttavia – specificò l’ufficio stampa del colosso dell’energia – determinare «alcun rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori» né tantomeno «alcun impatto sull’ambiente circostante».
Di parere diversi, invece, gli attivisti No Triv che parlarono di fumo giallastro emesso da una delle torrette dello stabilimento. Emissioni che sarebbero andate avanti per quasi un’ora, in una zona a ridosso dal centro abitato. «Da decenni ci avvelenano, aprendo i filtri a seconda dei venti e inondando tutta la vallata e il centro città di fuliggini e odore marcio», scrissero sulla pagina Facebook del movimento.