Non doveva essere una prova di muscoli. Un pomeriggio cominciato con questa promessa, termina invece con una gara di sollevamento pesi. Ad alzare il bilanciere della politica è Raffaele Lombardo, l’ex presidente della Regione, galvanizzato dalla definitiva assoluzione nel processo per concorso esterno in associazione mafiosa, che assume il ruolo di ago della bilancia in vista delle prossime elezioni amministrative a Catania. Più volte aveva detto di avere un nome autonomista come candidato a sindaco, parlando di un giovane. Adesso svela le carte è il nome è quello dello stesso Lombardo. Scenario, quest’ultimo, che potrebbe concretizzarsi però solo a determinate condizioni. «Se dovessimo andare da soli, mi candiderò a sindaco – spiega dal palco – ma solo in questo caso. La politica è fatta di generosità e nessuno di noi si dovrà tirare indietro: io non lo farò». Il piano A, più volte evidenziato, è quello di un nome unitario, meglio se «di un giovane». L’ex presidente non ha digerito la scelta della Lega di candidare a sindaca Valeria Sudano, anticipando tutti nel centrodestra con l’affissione dei manifesti.
«Ieri sera mi hanno girato le foto dei manifesti di una candidatura che non è politica – attacca Lombardo – Si tratta di un gruppo umano che ha occupato un partito politico. Prima lo hanno fatto nell’Udc di Pier Ferdinando Casini, poi in Articolo 4 di Lino Leanza, poi il Partito democratico con Matteo Renzi, sono stati in Italia Viva e un passaggio volante con Forza Italia – spiega – Non si può sopportare un oltraggio del genere dopo che giovedì si è insediato un tavolo per discutere di candidature». Dal palco, Lombardo detta l’agenda politica ma anche il programma del prossimo sindaco. Non risparmia critiche ed evidenzia tutte le crepe della città di Catania nonostante in prima fila sieda l’ex sindaco Salvo Pogliese nelle vesti di senatore e coordinatore regionale di Fratelli d’Italia.
Cita gli ex assessori comunali Pippo Arcidiacono e Sergio Parisi – entrambi indicati come possibili nomi per Palazzo degli Elefanti – e si sofferma qualche secondo in più su Ruggero Razza, ex assessore regionale alla Sanità nel governo di Nello Musumeci e terzo nome per Catania del partito di Giorgia Meloni. «Razza lo conosco da anni e lo apprezzo – dice, mentre il diretto interessato ascolta in platea – anche perché Musumeci gli ha scaraventato addosso una patata bollente». La prossima settimana potrebbe essere quella decisiva assicura Lombardo, prima di salutare tutti tra gli applausi e con un sottofondo musicale che non è passato inosservato: «Eh, già – canta Vasco Rossi – Sembrava la fine del mondo, ma sono ancora qua. Ci vuole abilità».
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