Radio Monterosso, una voce dal sottosuolo Lo spirito palermitano va in Rete senza filtri

«Senz’altro la mia vita da musicista, da tecnico del suono, da tour manager ha influito parecchio, è tutta esperienza che butto dentro alla radio. Fondamentale, però, è per me pensare che dentro la stessa radio io possa buttare la mia esperienza da palermitano, ecco». Fuori da chi pensa che ascoltare la radio siano solo due dita di una mano che muovono una rotellina per raggiungere e sintonizzarsi sulla banda sonora preferita, c’è chi in altro modo tenta di esprimersi, tramite canali meno ufficiali e in modo indipendente. A Palermo c’è chi riesce a farlo con passione da tanti anni, come Marco Monterosso, papà di Radio Monterosso.

«La radio nasce come diretta iniziativa dell’associazione culturale Tacis che è diventato poi il nome tecnico del progetto in sé – racconta – una piccola fondazione creata insieme agli Airfish, ormai storica band di Palermo. La sede era in via Del Parlamento, all’interno dei locali del Quamm, che non esistono più. Era circa il 2010 o il 2012 e lì dentro cercavamo di organizzare di tutto: mostre, dirette radio, interviste, a volte anche qualche concerto». Nel giugno del 2010 nasceva l’associazione Tacis con l’obiettivo di elaborare nuove strategie per la promozione culturale e sociale del territorio siciliano, all’insegna dell’innovazione artistica e per spingere avanti il più possibile la libertà d’espressioneQamm è invece l’acronimo di Qanat Art Music And Media: un’etichetta indipendente, un blog, una zine e un progetto radiofonico. In questo modo dal più oscuro sottosuolo cittadino sono venuti fuori nel tempo strati culturali così spessi e interessanti.

Marco Monterosso è soprattutto un musicista: Airfish, Urania, Mezz Gacano sono alcune delle band nelle quali ha militato e l’elenco potrebbe ancora continuare. Il progetto della radio nasce proprio da una sua idea. «L’obiettivo era diffondere e divulgare la musica palermitana underground in un momento in cui certa musica cittadina riusciva a fare capolino a livello nazionale. Ero spesso in tour con gli artisti di Qanat e mi capitava di incontrare persone fuori, a Milano o a Torino, che si accorgevano delle band palermitane, ma non mi stupivo». La cosa che Monterosso non riusciva a comprendere era piuttosto un’altra: «Che i giovani a Palermo non conoscessero la nostra musica cittadina. Robe eccezionali, venti o trent’anni di realtà che, forse per mancanza di soldi o di spazi o d’idee, non erano mai riuscite a emergere». Un obiettivo mai considerato concluso. «Oggi sto scandagliando il presente».

Aspetto fondamentale dell’attività di Radio Monterosso, oltre alla ricerca, è lo svolgimento. La radio va in onda circa ogni settimana dal vivo ed è aperta al pubblico. Da poco si è stabilita all’interno dei locali del Pyc (Palermo Youth Center), in via De Spuches, uno dei più grossi circoli Arci della Sicilia per numero di iscritti. È un momento d’informazione, ma anche un’attività live, una sorta di performance interattiva tra conduttore, artisti e pubblico, senza alcuna barriera. Il tutto viene poi, cavalcando il progresso e abbracciando la modernità, registrato in podcast e linkato sul web. «Odio parlare sempre delle solite cose e non voglio che il tutto funzioni come una sorta di ufficio stampa. Io tendo a scoprire la mia città e voglio sentirla vicina anche durante le diretta. D’altronde è quello che ho fatto anche con le mie band». Monterosso conclude con un esempio su tutti. «Una volta ho avuto modo di intervistare un artista siciliano molto famoso adesso, Nicolò Carnesi. Discutendo, si è giunti a una costante molto particolare: si parla di musica, di tour, di dischi, ma chi parte da qui deve attraversare sempre la Salerno-Reggio Calabria, mi spiego?».


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