E' quanto affermano gli imprenditori Valeria Grasso e Ignazio Cutrò, entrambi testimoni di giustizia, che sono andati a trovare Alessandro Marsicano, titolare di un bar pasticceria, che nei giorni scorsi, in seguito all'ennesimo attentato intimidatorio, aveva manifestato la volontà di chiudere la sua attività di via Solarino
Racket, solidarietà a proprietario bar Marsicano «Impossibile che imprenditore chiuda»
«Non e’ possibile che un imprenditore di Palermo, che ha testimoniato in aula e fatto arrestare i suoi estorsori chiuda la sua attività. Sarebbe una vittoria regalata alla mafia. Per questo restiamo vicini a Marsicano, a costo di fare Scorta Civica anche per lui». E’ quanto affermano gli imprenditori Valeria Grasso e Ignazio Cutrò, entrambi testimoni di giustizia, che sono andati a trovare Alessandro Marsicano, titolare di un bar pasticceria, che nei giorni scorsi, in seguito all’ennesimo attentato intimidatorio, aveva manifestato la volontà di chiudere la sua attività di via Solarino, a Palermo, nei pressi dell’Università. «E’ necessario stare vicini ad Alessandro in questo momento delicato che noi conosciamo bene – dice Ignazio Cutrò -. A Palermo non è possibile nemmeno ipotizzare di lasciare a se stesso un imprenditore che ha denunciato la mafia. Le Istituzioni hanno il dovere di verificare ogni misura che possa garantirgli sicurezza e tranquillità, per lui, la sua famiglia e i suoi dipendenti. Alessandro Marsicano ha un laboratorio di pasticceria e un bar di fronte all’Università di via Ernesto Basile e dà lavoro a 12 dipendenti che hanno paura tanto quanto lui. Le sue denunce hanno dato vita all’Operazione Hybris e portato all’arresto dei suoi estorsori».
«Porteremo il suo caso di fronte alla Commissione antimafia regionale già oggi – aggiunge Valeria Grasso – e chiediamo la convocazione del Comitato dell’Ordine e della Sicurezza per tornare a valutare le misure di protezione a tutela di Marsicano. L’installazione delle video camere di sorveglianza e l’estensione della tutela di quarto livello su scala nazionale».
«Io lavoro anche fuori – dice Marsicano – e non nascondo che dopo tutto quello che e’ accaduto dal 2011 fino a dicembre, e dopo l’episodio della scorsa settimana, temo per l’incolumita’ mia, della mia famiglia e dei miei dipendenti. Evito di spostarmi per curare i miei contatti anche fuori dalla Sicilia e questo mi fa perdere commesse importanti per la mia attività».