Il 9 agosto il cda della Srr ha dato il via libera all'incartamento di gara. Un mese dopo, il faldone è stato trasferito al settore della Regione che si occupa degli appalti pubblici. Ora sembra che il rallentamento sia dovuto a un problema di compatibilità di file
Raccolta rifiuti, gara settennale al vaglio dell’Urega Inviato all’ufficio regionale il bando da 350 milioni
Se la gara settennale della raccolta dei rifiuti di Catania procedesse a passo d’uomo, andrebbe velocissima. Invece, continua a muoversi più lenta di una lumaca. E così il bando che avrebbe dovuto essere pubblicato all’inizio del 2016, forse vedrà la luce alla fine del 2019. A disattendere le promesse sono state due diverse amministrazioni comunali: prima quella guidata dal sindaco Enzo Bianco e, adesso, quella condotta da Salvo Pogliese. Il peso del maxi-appalto, da qualche giorno, è sulle spalle dell’Urega, l’ufficio regionale per l’espletamento delle gare pubbliche. Lo stesso che ha dato il via libera alle gare precedenti, andate tutte deserte.
Secondo le notizie giunte a MeridioNews, è in corso la nomina della commissione che dovrà occuparsi delle procedure di gara. L’incartamento è stato inviato dalla Srr, l’organismo sovracomunale che ha competenza sul delicato tema della spazzatura, una settimana fa. Prima della spedizione all’Urega, la gara era stata approvata dal consiglio di amministrazione della Società di regolamentazione dei rifiuti: il 9 agosto il cda si è riunito per dare il proprio sta bene, dopo le modifiche richieste dall’Anac e dalla prefettura di Catania. Con l’estate di mezzo, le ferie e la burocrazia, però, è passato un mese tra la validazione del faldone, pronto, all’invio. Ora altro tempo potrebbe essere necessario: questione di compatibilità dei file inviati dagli uffici della Srr a quelli dell’Urega, dicono. Dopo tanta attesa, la raccolta dei rifiuti sarà per qualche giorno ostaggio dei documenti in Word da trasformare in pdf.
Nel frattempo, si continua con la gara ponte da 18 milioni vinta dalla società catanese Dusty, in collaborazione con la milanese Energetikambiente. Entrambe continuano a lavorare in regime di proroga da mesi, nell’attesa che si compia il percorso per il bando della svolta. La gara settennale è il più importante appalto pubblico del Comune di Catania e uno dei più onerosi, in assoluto, in Italia. Il suo valore supera i 350 milioni di euro, divisi in quattro lotti che corrispondono ad altrettante zone della città. In base all’area in cui ci si trova, la raccolta sarà effettuata in modo diverso: non solo porta a porta, ma anche un meccanismo ibrido con cassonetti meccanizzati in grado di accogliere spazzatura multimateriale. Nelle intenzioni di Palazzo degli elefanti, separare i rifiuti dopo che escono dalle case dei cittadini dovrebbe servire a incrementare le percentuali di raccolta differenziata del capoluogo etneo.
Gli ultimi dati diffusi dalla Regione Siciliana, relativi al mese di aprile 2019, danno la certezza dei numeri a una situazione evidente camminando per le strade: Catania si piazza al 382esimo posto (su 390 centri urbani) per capacità di differenziare la spazzatura. La percentuale locale del 13 per cento, sebbene in lieve miglioramento rispetto ai mesi precedenti, trascina verso il basso la media siciliana e posiziona il capoluogo catanese all’ultimo posto tra le province siciliane. Qui, inoltre, la munnizza si è tradotta in corruzione: l’inchiesta Garbage affaire della procura di Catania ha scoperchiato un intreccio di interessi tra pubblico e privato, in quel caso rappresentato dalla romana Ecocar.
La prima parte del processo partito da quel blitz si è già conclusa: gli imputati Massimo Rosso, Orazio Fazio e Antonio Deodati hanno patteggiato la pena il 13 settembre 2018. Deodati, patron dell’impresa, è stato condannato a tre anni e quattro mesi; Fazio, ex funzionario municipale, è stato condannato invece a quattro anni; Rosso, ex ragioniere generale a Palazzo dei chierici, ha ottenuto tre anni, con il risarcimento della somma di 9100 euro nei confronti del Comune etneo. Per gli imputati è stata decisa anche l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Fazio e Rosso, ciascuno nel suo settore, erano le due braccia operative dell’ex primo cittadino Bianco.