Raccolta rifiuti, dipendenti senza ferie né riposi L’esposto dei sindacati all’ispettorato del lavoro

«Anomalie nella gestione dell’appalto di raccolta dei rifiuti». Le chiamano così i sindacati di Catania che hanno inviato, nei giorni scorsi, un dettagliato esposto all’ispettorato del lavoro. L’ultima puntata della questione igiene urbana in città l’hanno registrata le organizzazioni che difendono i diritti dei lavoratori e che, il 19 aprile, hanno spedito una lettera inoltrata per conoscenza anche al sindaco Enzo Bianco e alla prefetta Silvana Riccio. «I lavoratori – si legge nel documento – lamentano di essere sottoposti a turni mensili di 27 giorni consecutivi e, per di più, con lo svolgimento di lavoro straordinario. Senza usufruire di turni di riposo, di permessi e di ferie». Il riferimento è ai 650 dipendenti dell’appalto sulla spazzatura catanese, quelli transitati dal consorzio Ipi-Oikos a quello Seneco, composto da Senesi ed Ecocar, che allo stato attuale gestisce in proroga l’affaire munnizza in città. In attesa, com’è ormai noto, che venga aggiudicato l’appalto settennale per cui – per ben quattro volte – nessuna ditta si è presentata.

«Il consorzio Seneco fa effettuare ai dipendenti da una a tre ore giornalmente di lavoro straordinario – continua il documento, siglato per primo dalla Cgil – per tutti i giorni della settimana». Di conseguenza, i lavoratori avrebbero accumulato oltre 900 ore di riposi non goduti e sarebbero stati così costretti a saltare le ferie. C’è poi la questione della sicurezza dei mezzi utilizzati: «I compattatori sono spesso sprovvisti di estintori, di cassette di sicurezza, di sensori e di dispositivi atti alla salvaguardia dei lavoratori stessi durante le manovre». Circostanze che «denotano il pericolo» a cui sono sottoposti i dipendenti, con il conseguente innalzamento dei livelli di stress professionale. In cinque pagine vengono elencate, una dopo l’altra, le presunte mancanze e si lancia, infine, una stoccata al commissario nominato dalla prefettura di Fermo per gestire il consorzio Seneco, alla luce delle due interdittive antimafia che hanno colpito le aziende che compongono il raggruppamento temporaneo d’imprese.

I turni massacranti, come si legge nell’esposto, deriverebbero anche dalla mancata assunzione dei 105 lavoratori del bacino prefettizio. Vale a dire i dipendenti licenziati negli anni scorsi da cooperative e aziende private e inseriti in una lista – controllata dalla prefettura – affinché possano trovare una nuova collocazione lavorativa nell’appalto dell’igiene urbana. Sono le stesse persone che, dopo mesi di contratti a termine (cioè assunzioni a tempo determinato e a saltare) hanno protestato clamorosamente nei giorni prima di Pasqua: il blocco dei due autoparchi della zona industriale era costato al capoluogo etneo tonnellate di rifiuti non raccolti nel 75 per cento della città. In pratica: tutti i quartieri tranne l’enclave in cui la differenziata porta a porta viene smaltita direttamente dal Comune di Catania. Mercoledì sera, poi, una decina di loro si sono barricati all’interno dell’aula consiliare di Palazzo degli elefanti, uscendone solo nel tardo pomeriggio di giovedì, dopo avere ottenuto rassicurazioni su un incontro col sindaco Bianco.

L’appuntamento col primo cittadino, in effetti, è avvenuto questa mattina alle 12. In quell’occasione, sarebbe stata comunicata una novità proveniente dalla prefettura di Fermo: dopo le proteste dei sindacati sulla mancata partecipazione del commissario di Seneco agli appuntamenti istituzionali previsti a Catania, sarebbero stati nominati altri due professionisti chiamati a gestire la questione spazzatura in città. Una triade a cui spetterà il compito di prendere in mano l’appalto – quello assegnato ormai più di un anno fa con la cosiddetta gara-ponte – e valutare eventuali nuove assunzioni. La tesi è la seguente: se i 105 prefettizi venissero di nuovo contrattualizzati (al momento, in servizio – fino al 30 aprile – ce ne sono solo 21 di loro) la raccolta dei rifiuti catanesi migliorerebbe sensibilmente. Secondo l’equazione per cui più persone si tradurrebbero in maggiore efficienza.


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