Quirinale, ma quanto ci costi!

Per la serie gli sprechi non finiscono mai. Sapete quanto costa agli italiani il Quirinale? No. E probabilmente non lo sapremo mai, dal momento che tale voce di spesa è segretata (perché?).

L’unica dato messo a disposizione dei cittadini è la comunicazione annuale con cui il Quirinale illustra al Governo l’importo di cui ha bisogno senza spiegare nulla su come vengano spesi i soldi. Sta di fatto che nel corso degli anni tale somma ha continuato a crescere, senza che mai sia stato segnalato un taglio e senza che mai sia stata fornita una risposta alle richieste di aggiornamento dei dati conosciuti. (a sinistra, un’immagine del Quirinale, foto tratta da adgblog.it)

E all’estero? Come ci si comporta ad esempio in Gran Bretagna? I bilanci di Buckingham Palace sono messi a disposizione di tutti i cittadini, nei minimi dettagli, su internet all’indirizzo www.royal.gov.uk/output/page3954.asp, con tutte le voci relative ad entrate ed uscite.

Ricordate la polemica sull’obbligo, da parte dei partiti, di far certificare i propri bilanci e, in particolare, i dati relativi alle spese coperte grazie ai contributi elettorali (che anche se aboliti dal referendum sono stati dati di nuovo chiamandoli solo rimborsi!)? Ebbene, di tali certificazioni si sono perse le tracce (tranne una o due eccezioni, a essere del tutto sinceri). Nel Regno Unito, invece, la sovrana, pur non avendo nessun obbligo che lo imponesse, ha deciso non solo di fornire ai cittadini tutti i particolari del bilancio, ma addirittura di far certificare questo bilancio dalla KPMG!

Come sarebbe bello se anche nel nostro Paese fosse possibile vantarsi di una simile trasparenza…

Ma non basta. Cosa ha fatto in Gran Bretagna il primo ministro in considerazione del fatto che il Paese attraversava un momento di crisi? Ha tagliato le somme e la copertura delle spese, ovvio (per loro, certo non per i nostri governanti), col risultato che la spesa pubblica per la Corona è passata da quasi 132 milioni di euro nel 1991-1992 ai meno di 57 milioni di euro odierni.

Già un decennio fa un rapporto interno del 2000 metteva a confronto la presidenza italiana con gli “equivalenti” europei. Nel 2000 il personale in servizio per il Quirinale era composto da 931 dipendenti diretti più 928 altrui avuti per ‘distacco’, per un totale di 1.859 addetti. Gli operai (falegnami, tappezzieri, orologiai…) impegnati nelle manutenzioni di Buckingham Palace erano 15, compreso il supervisore.

Dai dati rilevati risultò che la presidenza tedesca che ha compiti istituzionali simili alla nostra, ad esempio, aveva dimensioni molto più contenute: 50 addetti alle tre direzioni organizzative, 100 ai servizi logistici e di supporto e 10 agli uffici degli ex presidenti. Totale: 160. Contro i quasi duemila addetti del Quirinale. E, di conseguenza, il costo, 18 milioni e mezzo di euro, per le casse pubbliche tedesche era molto inferiore (un ottavo) di quello italiano.

Si potrebbe pensare che è sia la Gran Bretagna a costituire l’eccezione. E invece non è così. Se si guarda ai dati della Francia la situazione non cambia. Il presidente francese, che pure esercita poteri superiori rispetto al Presidente della Repubblica italiano, non superava, militari inclusi, i mille dipendenti (923, per l’esattezza). Ovviamente, anche in questo caso, i costi per le tasche dei cittadini erano enormemente minori di quelli del nostro Paese. Anzi, il nuovo presidente, con una nota che rende l’idea della politica adottata, ha affermato che i dirigenti di molti uffici pubblici percepiscono uno stipendio già abbastanza elevato e quindi non hanno bisogno di ulteriori benefit come le auto di servizio. Di fatto, ha tolto le auto blu. (nella foto sopra Buckingham Palace, tratta da totravelin.com)

Oggi il nostro Paese è affetto da una delle più gravi crisi che si ricordi a memoria d’uomo. Appare ovvio, quindi, che alle ristrettezze che devono sopportare i cittadini faccia seguito una riduzione delle spese anche per il Quirinale, anche considerando che tali somme, come dimostrato prima, erano già ingenti (per usare un eufemismo).

Ebbene, dopo quel rapporto interno che evidenziava l’elefantiasi della struttura, in Italia i costi non solo non sono diminuiti, ma hanno continuato, anno dopo anno a crescere.

L’unica voce rimasta costante, negli ultimi dieci anni, è il compenso annuo del Presidente della Repubblica, che anzi si è ridotto di quasi la metà in termini effettivi da quando, nel 1996 per decisione dell’allora Presidente, Oscar Luigi Scalfaro, è stato reso soggetto a tassazione. Dunque, anche l’attuale Presidente, Giorgio Napolitano (foto a sinistra), percepisce un’indennità dimezzata. 

Tutto il resto, invece, è aumentato. Non solo sono aumentati i corazzieri, ma il personale di ruolo che è salito a 1.072 persone. E così il ‘personale militare e delle forze di polizia distaccato per esigenze di sicurezza del presidente e dei compendi’: poliziotti, carabinieri e uomini di scorta vari sono 1.086. Cioè 382 in più rispetto a dieci anni fa. Con un balzo del 54%.

Ciò che desta, o almeno dovrebbe destare perplessità (ma allora come mai non ne parla nessuno?) sono stati gli aumenti delle spese che i cittadini devono pagare per il Quirinale (senza peraltro sapere neanche quali siano e a cosa siano dovuti) che già erano ben maggiori di quelli delle altre nazioni europee.

Nel 1986 la Presidenza della Repubblica costava poco più di 73 milioni di euro (cifra già rivalutata tenendo conto dell’inflazione), nel 1997 i costi per il Quirinale erano saliti a 117 milioni di euro. Dieci anni dopo costa più di 220 milioni di euro (di cui oltre 160 milioni di euro dovuti a spese per il personale che supera le duemilacento unità) con un aumento del 91%. E ciò mentre tutti gli altri Paesi europei stanno riducendo le proprie spese per le sedi presidenziali o similari.

Per comprendere l’importanza che comporterebbe la riduzione di questa voce di spesa basti pensare che la famosa spending review per il 2012 prevede circa 4,5 miliardi di euro, ossia basterebbe dimezzarle spese per il Quirinale per ridurre le somme da recuperare mediante tassazione a carico dei cittadini di circa il 2,4%. E non è poco.

 

 


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