Quello che gli studenti di Lingue a Ragusa devono sapere

Sulla rassegna dell’ufficio stampa dell’università di Catania di mercoledì 9 marzo, si possono leggere gli articoli che “La Sicilia” e “Gazzetta del Sud” hanno dedicato al trasferimento a Ragusa della facoltà di Lingue dell’Ateneo catanese. Nella cronaca di Antonio Lo Monaco – Università, la fabbrica delle illusioni – si dà voce soprattutto all’amarezza degli studenti di Agraria e Giurisprudenza. Dall’anno prossimo si chiude, dovranno completare i loro studi a Catania. Scrive Lo Monaco: «Buone notizie. Ma sono le uniche che arrivano dal fronte universitario ibleo. Riguardano la Facoltà di Lingue e Letterature straniere ed il corso di laurea in Scienze sociali con sede distaccata a Modica [attivato in convenzione con l’università di Messina. NdR] Per la prima ormai è chiaro che sarà sede esclusiva per l’università di Catania. Un trasferimento molto sospirato che, di fatto, offre ampie garanzie per il personale, i docenti e, soprattutto, per quanti hanno scelto di studiare ad Ibla. Oltre 1500 iscritti cantano vittoria».

A questa cronaca – tutta in rosa – è indispensabile aggiungere qualche informazione. La prima riguarda la consistenza del corpo docente. Acquisita l’istituzione di una “facoltà”, che cosa troveranno gli studenti nell’agognato contenitore? Di quanti professori potrà disporre Lingue a Ragusa?

Ricordate? A tutti i docenti di Lingue, in servizio a Catania e a Ragusa, l’Ateneo ha assicurato una piena libertà di opzione (vedi Senato Accademico del 16 giugno 2010, pag. 4). I termini per effettuare la scelta sono scaduti il 28 febbraio 2011. A quella data è risultato che i docenti della facoltà di Lingue che hanno optato per la sede decentrata sono in tutto sei. Ai sei si sono aggiunti, per “mobilità interna”, una docente proveniente da Lettere e un’altra da Scienze della Formazione. In totale, dunque, la nuova “facoltà” comprenderà soltanto 8 docenti. Si tratta di un caso senza precedenti, giacché il futuro Consiglio di Facoltà verrà costituito da 8 professori o ricercatori e da 10 rappresentanti degli studenti e del personale tecnico-amministrativo (con diritto di voto nell’elezione del preside ma con partecipazione limitata alle altre materie previste dal vigente Statuto).

Ecco i nomi: professori Santo Burgio (associato di Storia della Filosofia), Nadia Minerva (ordinario di Lingua francese, ex facoltà di Scienze della Formazione), Gigliola Nocera (associato di Letteratura Anglo-Americana), Alessandra Schininà (associato di Lingua Tedesca), Massimo Sturiale (ricercatore di Lingua Inglese), Giuseppe Traina (associato di Letteratura italiana), Margherita Verdirame (ordinario di Letteratura italiana, ex facoltà di Lettere), Nunzio Zago (ordinario di Letteratura italiana). Della nuova “Facoltà” di Lingue con sede a Ragusa faranno parte 4 docenti di discipline linguistiche, più 4 afferenti a settori scientifico-disciplinari non tipici dell’insegnamento delle lingue straniere. Un solo professore ordinario è un docente di Lingua. Il numero minimo di tre ordinari, fissato dal Senato Accademico, è stato raggiunto con l’apporto di docenti che non provengono da Lingue di Catania.

Tutto ciò avrà importanti ricadute sulla didattica della nuova “facoltà”. Infatti non è più consentito attivare corsi di laurea privi di un un congruo numero di docenti universitari veri e propri. La legge 270 impedisce che, come in passato, ci si possa affidare a docenze a contratto se non si hanno “i numeri” in termini di docenti di ruolo. Per consentire l’accreditamento dei corsi 2010/2011, alcuni dei professori che avevano già optato per Catania sono stati pertanto “prestati” a Ragusa. Difficilmente questo escamotage potrà essere mantenuto in vigore dopo la separazione definitiva tra la neonata facoltà di Lingue di Ragusa e i corsi di laurea che rimarranno attivi nella sede di Catania e che dovrebbero sommarsi a quelli dell’attuale facoltà di Lettere e Filosofia. Da questo punto di vista il Senato Accademico del 14 giugno 2010 è stato fin troppo chiaro: «i docenti di ruolo della facoltà di Lingue e Letterature straniere in atto impegnati presso la sede di Ragusa, con oneri a carico della convenzione e su posti banditi presso la sede di Ragusa, saranno tenuti a prestare la propria attività a Ragusa solo per l’anno accademico 2010-2011».

Allo stato dei fatti nell’anno accademico 2011-2012 nessuno dei corsi di laurea attivati a Ragusa potrà dunque avere i “requisiti necessari” ed essere iscritto nell’offerta didattica nazionale ai sensi della Legge 270. Servono almeno 12 docenti per accreditare un corso di laurea triennale e 8 docenti per un biennio della laurea specialistica. Il paradosso è che i corsi di laurea in Lingue di Catania incrementeranno dal prossimo anno accademico il loro numero di docenti di ruolo. Mentre – nonostante il trasferimento a Ragusa del “logo Facoltà di Lingue” – a Lingue di Ragusa difettano 12 docenti di ruolo per ricoprire i “requisiti necessari”.

Dobbiamo concludere che è stato offerto alla città di Ragusa un contenitore vuoto? Non sarà così solo se l’Ateneo provvederà sollecitamente a bandire dei concorsi. Ed è prevedibile che si tratterà in massima parte di “ricercatori a termine” (la nuova tipologia di docenti prevista dalla riforma Gelmini). Poiché le risorse di bilancio dell’università di Catania non consentono di stornare ulteriori fondi allo scopo, le risorse per bandire concorsi dipendono unicamente dalla convenzione sottoscritta con gli Enti locali della provincia iblea. A confermarlo è un ulteriore passaggio della deliberazione del Senato Accademico del 14 giugno 2010 (pag.5), dove sta scritto che le «future procedure concorsuali che saranno bandite dall’Ateneo di Catania al fine di integrare il corpo docente della facoltà di Lingue e Letterature straniere con sede a Ragusa» verranno coperte «con risorse finanziarie derivanti dall’accordo convenzionale con gli enti ragusani».

La possibilità di raggiungere il numero minimo di docenti dipenderà tanto dal rispetto dei pagamenti da parte del Consorzio universitario della Provincia di Ragusa (il cui Consiglio di Amministrazione non è stato ancora rinnovato), quanto dalla celerità delle procedure concorsuali. Ed è bene ricordare che – sempre stando agli atti del Senato Accademico – il direttore amministrativo dell’ateneo aveva riscontrato il «mancato pagamento, da parte del Consorzio universitario di Ragusa, delle somme dovute per l’anno accademico 2009-2010». Pertanto la pendenza era stata risolta attraverso un “accordo con transazione”, che aveva permesso all’università di recuperare almeno una parte del credito.

C’è infine una cosa della massima evidenza per chi si è dato la pena di leggere la riforma Gelmini.  E’ in corso il processo di ridefinizione della struttura dell’ateneo imposto dall’art.2 della nuova legge. Uno dei cambiamenti più radicali apportati sarà la sparizione delle facoltà. Si tratterà di una riorganizzazione a partire dall’attività didattica che, insieme alla ricerca, verrà affidata ai dipartimenti. La scadenze prevista dalla legge Gelmini è tassativa. La riscrittura dello Statuto dovrebbe concludersi entro la fine del luglio 2011 per essere sottoposto al vaglio del Ministero. Se tutto procederà senza intoppi, entro la fine del 2011, o nei primi mesi del 2012, l’Università degli studi di Catania sarà chiamata a costituire i nuovi organismi. La “facoltà di Lingue” istituita a Ragusa è una struttura a termine. Potrà durare soltanto pochi mesi.

Qualcuno potrà osservare che ciò poco importa, giacché le vecchie facoltà si trasformeranno nei nuovi dipartimenti. Tuttavia, per evitare la frammentazione e per garantire l’unità tra didattica e ricerca, la costituzione di un dipartimento, che nella L.240/2010 rappresenta la struttura organizzativa fondamentale, è prevista nella misura minima di 40 docenti di ruolo, raggruppati in base a una sufficiente omogeneità scientifico-disciplinare. Che fare a questo punto a Ragusa? Tra pochi mesi, quando le facoltà non esisteranno più, come verrà sostituita la neonata “facoltà di Lingue” formata con 8 docenti, dotata di un’illusoria autonomia e di “un’esclusiva” della didattica delle lingue straniere che è soltanto nominale? Il problema per le strutture decentrate, in corso di formazione, si pone. Nel corso del dibattito sulla revisione dello Statuto non si potrà fare a meno di affrontarlo.


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