Pubbliservizi, le lacrime di Messina dopo i proiettili Tra applausi e ipotesi dimissioni: «Devo riflettere»

Occhi lucidi e voce rotta. Quando Adolfo Messina parla della sua famiglia si interrompe e uno dei tre uomini che gli stanno sempre accanto fa partire un applauso. «Forza Adolfo», dice. Mentre altri continuano a battere le mani. Poco distante, il presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta parla coi giornalisti. Ieri la Mercedes blu con la quale il presidente della Pubbliservizi, società partecipata della ex provincia etnea, va al lavoro è stata trovata col finestrino del lato passeggero rotto. A spaccarlo sarebbero stati due proiettili, voci non confermate dicono calibro 7,65. «Una vecchietta che stava là ha raccontato alla polizia di avere sentito due colpi di pistola intorno alle due e mezza del mattino», racconta Messina a MeridioNews.

Le parole del presidente di Pubbliservizi arrivano a margine di una conferenza stampa convocata alla presenza di Crocetta. «Mi ha chiamato all’una e mezza», dice, riferendosi all’intervento del governatore. Prima di chiamare quello che è avvenuto «un attentato. Rivolto alla mia macchina, ma chiaramente indirizzato a me personalmente». L’automobile era parcheggiata nei pressi dell’abitazione del suo autista, a Catania. La mattina in cui è stata ritrovata col finestrino rotto, a Mascalucia fuori dall’abitazione di Salvatore Vicari, vicepresidente di Pubbliservizi, è stata trovata la testa di un coniglio con due proiettili conficcati dentro. «Crocetta ha immediatamente sospeso la riunione della sua giunta per darmi testimonianza di vicinanza». Un appello accolto da uomini politici, organizzazioni sindacali e dal presidente della commissione regionale Antimafia Nello Musumeci.

«Io potrei dire che sono abituato a fatti del genere – prosegue Adolfo Messina, ex lombardiano di ferro – Appena un mese dopo essermi insediato, dopo una conferenza stampa piuttosto pesante, ho ricevuto una busta con quattro proiettili di minacce. I carabinieri mi hanno invitato a non camminare da solo e a essere accompagnato sempre». Le presunte intimidazioni di questi giorni arrivano in un altro momento particolare: nelle scorse settimane è stata resa nota l’indagine della procura di Catania proprio sulla società ex provinciale. Nella lente d’ingrandimento degli investigatori ci sono i soldi transitavano verso l’esterno dalla Pubbliservizi. «La magistratura sta analizzando tutte le carte, a partire dall’1 gennaio 2013 e fino ai giorni nostri». Lo scorso fine settimana è stato firmato il provvedimento di licenziamento per giusta causa dell’ormai ex direttore amministrativo, mentre nel registro degli indagati del Palazzo di giustizia figurerebbero almeno dieci persone.

Di questo argomento, però, il presidente Messina preferisce non parlare. «Secondo me i licenziamenti non c’entrano nulla con quello che c’è stato – sostiene – Credo sia un serio problema legato al sistema. E noi il sistema lo abbiamo rotto. Io sono un elemento esogeno rispetto a quello che c’era qua». Per certificarlo, poco dopo il suo insediamento, ha inviato un esposto-denuncia – oltre che alla magistratura, che ha avviato le indagini – anche all’Autorità nazionale anticorruzione e alla Corte dei conti. Adesso, però, i proiettili nella sua auto e la testa di coniglio davanti casa del suo braccio destro farebbero vacillare le sue certezze. «Penso che abbiamo un dovere verso la pubblica amministrazione – dice, di nuovo con le lacrime agli occhi – e verso la nostra terra. Ma anche verso le nostre famiglie. E se, riflettendo, mi rendo conto che espongo la mia famiglia a problemi, è chiaro che…». La frase s’interrompe, e ripartono gli applausi.


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