«È arrivato il grande giorno. Buon compleanno zia, con tutto il mio cuore. Ti voglio un mondo di bene». Un messaggio ricevuto su WhatsApp da Lucia Basso il giorno del suo 80esimo compleanno. La mittente è la pronipote che adesso è stata arrestata per averne provocato la morte, dopo un invito a pranzo in un ristorante di Aci Castello (nel Catanese), per ottenere l’eredità. Un piatto di spaghetti e un dolce ordinati e fatti mangiare all’anziana ne avrebbero causato la morte: per via delle sue patologie, l’anziana non poteva assumere cibi solidi. Accuse che la donna, classe 1965, ha finora respinto con convinzione sostenendo, anzi, di essersi presa cura dell’anziana. Per oggi è previsto l’interrogatorio di convalida del fermo dell’indagata.
Il «grande giorno» a cui fa riferimento in chat è il 4 settembre del 2022. C’è una festa organizzata con parenti e amici in un hotel di Asiago, la cittadina in provincia di Vicenza (in Veneto) dove l’anziana risiede. Nella lista degli invitati la pronipote non c’è, eppure si presenta insieme al marito. «Ostentava un’ingiustificata confidenza che lasciò tutti molto perplessi – racconta uno dei familiari sentito poi dagli investigatori – Un attaccamento eccessivo, quasi morboso, molto insolito e sospetto perché so che non hanno mai avuto un legame almeno negli ultimi dieci anni. Molti anni fa, anzi – aggiunge il cugino della vittima – c’erano stati dei dissidi con i genitori della pronipote per l’usucapione di una casa a Teramo (in Abruzzo, ndr) che Maria aveva ricevuto in eredità». Un episodio che, secondo quanto riportano anche altri familiari, aveva fatto arrabbiare l’anziana che si era sentita truffata. «Qualche giorno dopo il festeggiamento – racconta l’amica che in quel momento era procuratrice dell’anziana – lei e il marito si sono presentati per chiedere dove fossero i gioielli e la cassaforte».
Dopo circa quindici anni di silenzio, è l’inizio di agosto del 2022 quando l’indagata manda un primo messaggio all’anziana. «Ciao zia, come stai? Ho provato a chiamarti tante volte! Mi chiami quando puoi?». A giudicare dal messaggio successivo, l’attesa telefonata non arriva. Tanto che, dopo nemmeno un’ora, nella chat dell’80enne arriva un altro messaggio: «Vorrei parlare con te». Qualche altro scambio fino ad arrivare agli accorati auguri di buon compleanno. E poi alla foto di una torta fatta in casa accompagnata dalla scritta «Guarda che ti ho fatto». Peccato che, esattamente come il primo e il dessert dell’ultimo pranzo, quel dolce l’anziana non avrebbe potuto mangiarlo. E, come si legge nell’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catania, «l’indagata era perfettamente a conoscenza delle patologie e delle modalità di alimentazione» della prozia.
Stando ai vari documenti medici, l’anziana era affetta da varie patologie – corea di Huntington (malattia neurologica con spasmi e scatti involontari), sindrome di Raynaud (vasospasmo delle mani), sindrome da gambe senza riposo, artrosi, diverticoli al colon, sindrome ipocinetica e stato depressivo – che ne avevano compromesso la capacità di camminare e di parlare. «Non era autonoma – racconta una cugina che andava a trovarla almeno una volta al mese nella casa di riposo di Asiago – Non riusciva a deambulare e a malapena muoveva gli arti superiori, non riusciva nemmeno a bere da sola. Non era particolarmente lucida mentalmente, anzi era molto vulnerabile, come se fosse disposta a quasi tutto pur di potersi sentire ancora viva. Ricordo – aggiunge la parente – che mi chiese di comprarle una macchina o una bicicletta elettrica. Cosa che, date le sue precarie condizioni di salute, non era possibile perché non sarebbe minimamente stata in grado di guidarle».
L’ex funzionaria della Farnesina era apparsa «poco lucida, non riusciva a parlare e non manteneva dritto il capo» anche al consulente e al direttore della banca dove, il giorno dopo la festa, era arrivata in sedia a rotella accompagnata dalla ritrovata parente e del marito. Nell’istituto di credito, da oltre trent’anni, l’anziana era titolare di conti corrente e polizze assicurative per oltre 310mila euro. Dall’ottobre del 2022, aveva delegato una storica amica per la gestione. La pronipote e il consorte, chiedono tutta la movimentazione. Di fronte al diniego del direttore, chiamano un presunto avvocato che minaccia denunce. Passa poco e in banca arriva la comunicazione che la procura generale è passata proprio alla pronipote. Una situazione che viene denunciata ai carabinieri dal direttore della banca. L’indomani, alla stessa caserma, arriva un altro esposto. È la direttrice della casa di riposo di Asiago a raccontare del mancato rientro dell’anziana dopo un permesso di uscita autorizzato alla pronipote che non era nemmeno passata dalla struttura a ritirare i farmaci necessari. Alla casella di posta elettronica della casa di cura, poi, era arrivata una mail con un allegato: la foto di una pagina scritta al computer (una lettera di oltre venti righe dal contenuto anche articolato) con cui la signora Maria Basso comunicava la sua volontà di trasferirsi in una struttura in provincia di Catania. «Una dichiarazione palesemente falsa», per il gip.
Celibe e senza parenti in linea diretta, Maria Basso aveva già fatto testamento nel 2006 decidendo di lasciare tutta la sua ricca eredità ai Salesiani di Torino. Tutto sarebbe cambiato, però, quando nella vita dell’anziana piomba la pronipote. «Ha dimostrato – scrive il gip – di essere interessata solo ai suoi beni e al suo patrimonio». Per questo si sarebbe mostrata «improvvisamente disponibile e attenta a tutte le esigenze dell’anziana». Per l’accusa, però, non prima di averla indotta a trasferirsi nel Catanese, revocare la procura generale a una storica amica e cambiare il testamento in suo favore. Tutto in rapida successione. A partire dal viaggio improvvisato – una giornata intera, dalle 9 di mattina a mezzanotte passata, in macchina da Asiago ad Aci Castello – senza che l’anziana abbia avuto il tempo di portare con sé i propri effetti personali e nemmeno di avvisare e salutare le persone care. Da quel giorno, infatti, nessuno dei parenti, sa più dove si trova e non riesce a mettersi in contatto con lei. Per gli inquirenti si tratta a tutti gli effetti di «una fuga». Dall’arrivo nel Catanese, la rapida successione continua: la procura per la pronipote il 5 dicembre, quattro giorni dopo lei diventa unica erede universale. L’11 dicembre l’invito a pranzo e a distanza di cinque giorni il decesso dovuto proprio alle conseguenze del cibo solido ingerito che le ha precluso la respirazione. Il giorno prima di morire, Maria Basso è riuscita a dire solo poche parole ai carabinieri rispondendo alle loro domande con enormi difficoltà: «Sto bene. Mia nipote viene a farmi tutti i giorni. Voglio stare qui, ad Asiago fa troppo freddo».
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