Alla questura di Agrigento continua il pellegrinaggio dei parenti dei 360 morti della strage del 3 ottobre. Guardano le foto dei volti, spesso gonfi e tumefatti, e quelle degli oggetti ripescati dal mare. Accanto a loro si alternano i giovani della Comunità eritrea provenienti da tutta Europa, indispensabili vista la disorganizzazione delle autorità e la scarsa empatia degli interpreti ufficiali. Tra loro c'è anche Alex Beraki, nato e cresciuto a Catania, che racconta: «Non riuscirò mai a cancellare l'angoscia che ti rimane attaccata sulla pelle»