La polizia ha denunciato un cittadino tunisino di 47 anni, responsabile del reato di ricettazione e, al contempo, ha recuperato oggetti di svariata natura risultati rubati in occasione di diversi furti in appartamento, impedendone così il trasferimento in Tunisia. La vicenda risale a qualche giorno orsono ed è maturata nell’ambito dei controlli che la polizia di frontiera marittima palermitana svolge ordinariamente per contrastare l’immigrazione clandestina ed i reati in genere.
I poliziotti, impegnati nei controlli su mezzi e passeggeri in fase di imbarco su una motonave in partenza dal capoluogo siciliano per Tunisi, si sono imbattuti in un cittadino tunisino, conosciuto per i suoi precedenti specifici in materia di reati contro il patrimonio, in procinto di essere imbarcato alla volta della Tunisia. Questi si aggirava intorno ad un furgone nella sua disponibilità e, avendo notato i poliziotti, aveva manifestato un evidente stato di nervosismo e fretta nell’adempiere le operazioni di imbarco.
Le successive fasi del controllo svolto dagli agenti sul suo mezzo avrebbero chiarito il motivo di tale atteggiamento: sono stati rinvenuti, infatti, diversi oggetti di cui il tunisino non ha saputo motivare la provenienza, né giustificare il possesso: attrezzatura da pesca, biciclette, strumenti musicali, un ciclomotore e, circostanza poi risultata essenziale, un computer portatile. I file contenuti nell’hard disk del computer, visualizzati dagli agenti hanno consentito infatti di ricollegarlo ad una precisa persona, residente a Trapani, dove lo stesso tunisino è risultato risiedere. Il cittadino italiano, contattato dagli agenti, ha dimostrato di essere il proprietario del computer e di altri oggetti ritrovati nel cassone del furgone, oggetto di furto nei giorni scorsi presso la propria abitazione. La vittima ha fornito notizie utili anche in ordine all’individuazione dei proprietari di altri oggetti custoditi nel furgone e anch’essi di provenienza furtiva, poiché collegati a contestuali furti in appartamento perpetrati sempre nel trapanese. La maggior parte degli oggetti sono stati riconsegnati ai legittimi proprietari mentre una restante aliquota è stata posta sotto sequestro in attesa di risalire agli aventi diritto.
(fonte: questura di Palermo)
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