Cinquantasette immobili in venti Comuni delle Madonie e 54 aziende agricole, edili e della ristorazione disponibili ad assumere personale; 56 famiglie pronte a diventare tutor per coloro i quali decideranno di trasferirsi: sono questi alcuni dei dati sui modelli di governance del fenomeno migratorio nelle aree interne della Sicilia presentati questa mattina in conferenza stampa all’assessorato regionale della Famiglia, delle Politiche sociali e del Lavoro. «La Sicilia – dice l’assessora Nuccia Albano – per la sua natura geopolitica, rappresenta il primo approdo dell’Unione Europea per le persone provenienti dai Paesi medio-orientali e da quelli africani. Al tempo stesso, nella nostra Isola, ci sono alcune aree che si stanno spopolando. Ecco che in questo quadro ben si adatta il modello spagnolo Nuevos senderos, che ha ispirato quello siciliano che abbiamo presentato oggi».
«Il calo demografico in alcune aree interne della Sicilia – continua l’assessora – può essere contrastato grazie all’inclusione delle persone migranti in queste zone, dove sarà possibile trovare con più facilità un lavoro e un’abitazione. Nelle aree rurali, quindi, la presenza dei migranti è un’opportunità, i borghi si ripopoleranno e ci sarà gente che continuerà a lavorare i campi e a dedicarsi alla zootecnia. Tra l’altro, avremo risultati anche nel contrasto al calo della natalità, mentre viene recuperato il patrimonio immobiliare e ripreso il tessuto economico». La ricerca-azione, realizzata nell’ambito del progetto COM.IN.4.0. – Competenze per l’integrazione, finanziato dal Fondo asilo, migrazione e integrazione 2014-2020, ha elaborato un modello di governance condivisa con i sindaci, gli enti del terzo settore e la Chiesa, sull’inclusione socio-lavorativa dei cittadini di Paesi terzi nelle aree soggette a forte calo demografico, dando avvio a un piano programmatico per l’inclusione. È stata individuata nel territorio delle Madonie l’area in cui avviare la sperimentazione di un modello di inclusione e di rinascita demografica delle aree interne della Sicilia, ispirato alla metodologia, già attuata con ottimi risultati nelle aree interne rurali di alcune province della Spagna.
«Il lavoro che oggi presentiamo – dichiara Letizia Di Liberti, dirigente generale del dipartimento della Famiglia e delle Politiche sociali – è un percorso di progettualità condivisa tra assessorato ed enti locali che può facilitare l’inclusione e l’inversione del fenomeno di depauperamento demografico dei Comuni delle aree interne e dimostra che la popolazione migrante può rappresentare una grande risorsa per la nostra terra. Un particolare ringraziamento va ai sindaci che, recependo la bontà del progetto, si sono messi a disposizione diventando anche loro attori principali. Il lavoro avviato con il progetto COM.IN.4.0. continuerà con la prossima programmazione». Proprio per le iniziative virtuose messe in campo nella gestione dei flussi migratori, il prossimo 10 ottobre la Regione Siciliana, in qualità di di capofila del partenariato del programma Supreme, è stata selezionata e riceverà, a Bruxelles, assieme alle altre regioni e al partner tecnico, un riconoscimento nell’ambito della Settimana europea delle regioni e delle città per le buone pratiche di politica pubblica in tema di innovazione della governance.
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