Il magistrato, leccese d'origine e romano d'adozione, sarà il nuovo reggente dell'ufficio etneo. Una decisione attesa da febbraio, dopo il pensionamento di Vincenzo D'Agata, e sostenuta dalla società civile catanese. Che si augurava un procuratore capo «estraneo ai poteri forti della città»
Procura, il Csm nomina Salvi
Catania non è più di un catanese. Dopo più di otto mesi di attesa, il Csm ha nominato Giovanni Salvi alla guida della procura etnea. Il candidato invocato dalla società civile perché «estraneo ai poteri forti della città» è stato nominato in seconda votazione con 13 voti a favore: due in più di Giuseppe Gennaro, procuratore aggiunto a Catania, e undici in più di Giovanni Tinebra, attuale procuratore generale etneo.
Un principio di carriera nel 1980 da pretore a Monza, dal 1984 Salvi è stato sostituto procuratore della Repubblica al Tribunale di Roma prima di diventare sostituto procuratore generale alla Corte di Cassazione. Al Csm la sua candidatura era sostenuta dal consigliere Francesco Cassano che, nel tracciarne il profilo, indicava due motivi principali per preferire per la sua candidatura. Il primo è la più giovane età del procuratore leccese d’origine e romano d’adozione rispetto agli altri candidati e la sua esperienza con le nuove tecnologie ai fini investigativi. Il secondo è proprio la sua estraneità all’ambiente catanese, come spesso ricordato da diverse associazioni etnee.
All’interno della procura catanese scrive il consigliere Francesco Cassano è infatti «in atto una situazione di contrasti diffusi tra i magistrati ad esso addetti che ovviamente rende particolarmente difficile il contesto nel quale il nuovo procuratore dovrà inserirsi». «A tal fine prosegue Cassano il dottor Salvi potrà essere facilitato, più di tutti gli altri concorrenti, dalla sua assoluta estraneità allambiente locale». Circostanza ricordata anche durante la seduta dal consigliere Ernesto Lupo, nell’esprimere il suo voto a favore di Salvi.
Una decisione, quella del Csm, tanto attesa quanto rimandata. Non solo nelle scorse settimane, ma anche durante la seduta di oggi, in cui la discussione su Catania era tra gli ultimi punti all’ordine del giorno di una seduta iniziata con quasi un’ora di ritardo, intorno alle 17. Solo alle 18 dopo l’analisi di altre procure nazionali l’attenzione si è spostata sull’ufficio etneo. Prima delle relazioni dei consiglieri sui tre candidati, si è discusso del ricorso presentato nelle scorse settimane da altri tre aspiranti alla nomina: Ugo Rossi (procuratore di Siracusa), Francesco Giordano (procuratore di Caltagirone) e Giuseppe Toscano (aggiunto di Catania). I tre magistrati si erano appellati a una sentenza del Consiglio di Stato, su cui il Csm attendeva un parere dell’ufficio studi. Motivo per cui la decisione era slittata dallo scorso 19 ottobre a oggi.
Una discussione soprattutto accesa, anche per la particolare situazione dell’ufficio etneo, «ubicato in zona caratterizzata da rilevante presenza di criminalità organizzata di tipo mafioso si legge nel documento-guida alla nomina , circostanza che fa assumere particolare rilievo, nella valutazione del profilo attitudinale e nella comparazione fra gli aspiranti, alla particolare esperienza specifica acquisita» in questo campo dai candidati durante i precedenti incarichi. Aspetto su cui hanno puntato i consiglieri proponenti nelle loro relazioni e i colleghi nelle proprie intenzioni di voto. Alcuni con interventi così lunghi e accalorati da provocare il richiamo del vicepresidente del Csm Michele Vietti.
Così Pina Casella ha ricordato l’esperienza sul territorio del procuratore Giuseppe Gennaro e i numerosi processi di cui si è occupato: ultimo in ordine di tempo quell’Iblis che, in un primo momento, ha visto coinvolto anche il presidente della regione Sicilia Raffaele Lombardo. Prima che l’indagine relativa al governatore venisse stralciata e avocata dal procuratore capo facente funzioni Michelangelo Patanè. Di seguito è toccato al consigliere Francesco Cassano presentare la candidatura di Giovanni Salvi, pubblico ministero nel processo per l’omicidio del banchiere Roberto Calvi e membro della direzione distrettuale antimafia fin dalla sua costituzione. Tommaso Virga, relatore per Giovanni Tinebra, ha invece puntato l’attenzione sull’esperienza del candidato da lui proposto a capo della procura di Caltanissetta negli anni delle stragi di Capaci e via d’Amelio.