Processo Treni del gol, assente Nino Pulvirenti Subito rinvio, 55 abbonati vogliono risarcimenti

Sarà una battaglia giudiziaria che vedrà fronteggiarsi circa 30 avvocati. Più di due squadre di calcio hanno affollato la piccola e angusta aula due del tribunale di Catania, per l’udienza preliminare scaturita dall’inchiesta I treni del gol. Al centro della vicenda c’è la presunta compravendita delle partite del campionato di calcio di serie B 2014-2015. Tra i nomi di coloro che rischiano di finire sotto processo spiccano quelli dell’ex presidente e attuale patron del Calcio Catania Nino Pulvirenti e dell’ex amministratore delegato Pablo Cosentino.

L’inizio del procedimento, davanti alla giudice Francesca Cercone, ha però subito immediatamente uno stop a causa dell’omessa notifica al proprietario della squadra calcistica. Una mancanza che non ha consentito a Pulvirenti di essere informato sul procedimento che lo riguarda, nonostante la presenza in aula del suo difensore, l’avvocato Giovanni Grasso. Il primo passaggio sarà quello delle richieste di costituzione delle parti civili. In lista ci sono diverse associazioni di consumatori, la Lega Serie B, qualche scommettitore ma anche 55 abbonati dello stadio Angelo Massimino. Saltata la convocazione di Pulvirenti, a farla da padrone nella prima udienza sono state le lamentele degli avvocati per le condizioni dell’aula: «Disagiate per esercitare il diritto di difesa», ha fatto mettere a verbale uno dei legali degli imputati. 

Nell’inchiesta, scattata al termine dello scorso campionato di serie B, sono coinvolti anche Daniele Delli Carri (ex direttore sportivo del Catania), agenti di calciatori e intermediari che avrebbero avuto il compito di combinare le partite, e Giovanni Impellizzeri. Quest’ultimo, gestore di alcuni centri scommesse ed ex calciatore del Belpasso quando Pulvirenti ne era a capo, è stato prima fotografato insieme all’ex presidente del Catania al tavolo di un bar. 

In alcuni locali riconducibili a Impellizzeri sono state ritrovate e sequestrate dalla Digos somme per 100mila euro, che gli inquirenti collegano al tentativo – ammesso da Pulvirenti stesso davanti al giudice per le indagini preliminari – di combinare le cinque partite del torneo cadetto finite al centro dell’inchiesta. Che ancora non ha accertato chi, però, sedesse dall’altro lato del tavolo. Quello di chi vende. Ma gli elementi finora emersi sono stati sufficienti alla giustizia sportiva per infliggere al club la retrocessione in Lega Pro e la penalizzazione di nove punti: provvedimento ormai definitivo dopo avere attraversato tutti i gradi di giudizio previsti dall’ordinamento sportivo.


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