Processo omicidio Angelo De Simone, previsti più di trenta testimoni

Dopo il rinvio a giudizio di Giancarlo De Benedictis, detto Carlo ‘a scecca, oggi c’è stata la prima udienza del processo per l’omicidio volontario aggravato dai futili motivi di Angelo De Simone. Il 27enne trovato impiccato nella veranda di casa nel quartiere Bosco Minniti di Siracusa il 16 febbraio del 2016. Il pubblico ministero Gaetano Bono ha presentato una lista con una trentina di testimoni che dovranno essere sentiti nel corso del procedimento. Lo stesso hanno fatto anche gli avvocati della difesa – Sebastiano Troia – e della parte civile – David Buscemi. Tra le persone che saranno chiamate a presentarsi nell’aula del tribunale di Siracusa ci sono anche diversi collaboratori di giustizia.

Dopo una doppia archiviazione del caso come suicidio, per la riapertura del caso sono state fondamentali le testimonianze di alcuni collaboratori di giustizia. A due anni dai fatti, era stato Mattia Greco a raccontare di avere appreso da altri detenuti che «Angelo De Simone era stato ucciso da Luigi Cavarra (appartenente al clan Bottaro-Attanasio che è morto nel 2018 da collaboratore di giustizia, ndr) e Giancarlo De Benedictis i quali avevano inscenato un suicidio». Una testimonianza che, all’epoca, non era stata ritenuta abbastanza solida. Poi però rafforzata dal racconto di un altro collaboratore che aveva riferito che proprio quella sera si trovava nella piazzetta del Bronx, a pochi passi da casa di De Simone. Da lì avrebbe visto uscire due uomini, uno dei due riconosciuto in Carlo ‘a scecca, con le scarpe coperte con la plastica, quella che si usa anche in ospedale. 

Così la procura aveva aperto un fascicolo prima a carico di ignoti per istigazione al suicidio e poi per omicidio indagando De Benedictis. L’uomo, che si trova detenuto nel carcere di Ragusa per una condanna a 20 anni dopo essere stato arrestato nell’operazione antidroga Bronx, nel corso del suo esame si è dichiarato innocente. Per l’accusa, invece, è responsabile del delitto con una doppia ipotesi di movente: un presunto debito di droga di qualche centinaio di euro che De Simone avrebbe maturato; oppure motivazioni di natura passionale perché il 27enne avrebbe avuto una relazione con una donna sentimentalmente legata anche a De Benedictis. Indicazioni in tal senso potrebbero arrivare anche dalla trascrizione delle intercettazioni (sia telefoniche che ambientali) che oggi sono state affidate a un perito che avrà tre mesi di tempo per produrle. Nel corso della prossima udienza, già fissata per martedì 22 novembre, verrà ascoltato un maresciallo che ha seguito le indagini del caso sin dall’inizio.


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