Processo Mori, la requisitoria della Procura generale «Ha gravemente mancato ai propri doveri istituzionali»

L’ex generale dei Ros 
Mario Mori «ha gravemente mancato ai propri doveri istituzionali di ufficiale di Polizia giudiziaria». Lo ha detto il sostituto procuratore generale Luigi Patronaggio nel processo d’Appello contro Mori e  il colonnello Mauro Obinu accusati di favoreggiamento aggravato di Cosa nostra per la mancata cattura di Bernardo Provenzano nel 1995 a Mezzojuso, arresto che arriverà nel 2006, undici anni dopo.

Quella di oggi è stata la terza giornata di requisitoria;
lo scorso 11 novembre il Patronaggio ha tentato di esaminare la posizione dibattimentale del teste Michele Riccio, il colonnello grande accusatore dei due ufficiali. Posizione che, secondo il procuratore, la sentenza di primo grado (nella foto) ha “ridicolizzato” e messo in cattiva luce, addebitando tra l’altro a Riccio la mancata comunicazione all’autorità giudiziaria.

Questa volta invece l’intento è stato quello di sviscerare quelle che secondo la procura sono state le mancanze e le possibili motivazioni che hanno portato Mori a fare determinate scelte, consentendo al boss di Corleone di rimanere latitante per anni. Per dare forza al ragionamento, il procuratore ha ricordato l’episodio di
Terme Vigliatore, un paese in provincia di Messina in cui, nel 1993, un analogo favore sarebbe stato fatto dai carabinieri del Ros al boss catanese Benedetto Santapaola. Per la procura generale i Ros sapevano dove si trovava Provenzano e da tempo «Non è importante – ha detto Patronaggio – il motivo per cui lo hanno fatto:è certo però che i due sono colpevoli». Secondo il procuratore starebbe nella trattativa Stato-mafia, per la quale è in corso un altro processo a Palermo che vede come imputato anche in questo caso il generale Mori insieme ad altri rappresentanti dello stato ed esponenti di Cosa Nostra. «Non è comunque l’unica eventuale ragione – ha detto Patronaggio – perché vi potrebbe essere anche la appartenenza di Mori a servizi segreti deviati e la sua vicinanza a partiti politici di centro-destra. Quel che e’ certo – ha concluso – è che il reato è stato commesso”.

La prossima udienza è stata fissata per il 18 gennaio, per le conclusioni. La parola passerà al pg Roberto Scarpinato che come già annunciato spiegherà la scelta di «abbandonarela difficile dimostrazione della sussistenza dell’aggravante dell’art. 7 che è stata contestata agli imputati e cioè aver agito per favorire Cosa Nostra». Non sarà semplice ma come ha spiegato Patronaggio nelle scorse udienze «Ci apprestiamo a fare questa operazione di salto critico della prova che vogliamo incentrare su fatti concreti. E ciò facciamo non perché non crediamo in questo groviglio istituzionale che è la trattativa, o perché non crediamo nell’esistenza di zone oscure, ma perché una volta per tutte dobbiamo uscire da questo empasse processuale per cui tutte le condotte che gli imputati hanno commesso nel tempo in modo seriale sono tutte riconducibili a condotte di tipo colposo. Qui invece noi vogliamo concentrarci su poche condotte, dimostrare che esse sono dolose, e non ci interessa dimostrare altro».


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La prossima udienza è stata fissata per il 18 gennaio. La parola passerà al procuratore generale Roberto Scarpinato che come già annunciato spiegherà la scelta di «abbandonare la difficile dimostrazione della sussistenza dell'aggravante dell'art. 7 che è stata contestata agli imputati e cioè aver agito per favorire Cosa Nostra»

La prossima udienza è stata fissata per il 18 gennaio. La parola passerà al procuratore generale Roberto Scarpinato che come già annunciato spiegherà la scelta di «abbandonare la difficile dimostrazione della sussistenza dell'aggravante dell'art. 7 che è stata contestata agli imputati e cioè aver agito per favorire Cosa Nostra»

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