«Nel 2012 il colonnello Giuseppe D’Agata, all’epoca capocentro della Dia di Palermo, mi chiese di proporre una misura di prevenzione patrimoniale nei confronti dell’imprenditore Salvatore Moncada, deceduto lo scorso anno. A chiedermelo furono sia D’Agata che l’allora direttore della Dia Arturo De Felice. Ma non c’erano gli estremi». Lo ha affermato Antonino Caldarella, tenente colonnello alla Dia […]
Processo Montante, ex capitano Dia: «C’erano indagini su imprenditori anche dell’eolico»
«Nel 2012 il colonnello Giuseppe D’Agata, all’epoca capocentro della Dia di Palermo, mi chiese di proporre una misura di prevenzione patrimoniale nei confronti dell’imprenditore Salvatore Moncada, deceduto lo scorso anno. A chiedermelo furono sia D’Agata che l’allora direttore della Dia Arturo De Felice. Ma non c’erano gli estremi». Lo ha affermato Antonino Caldarella, tenente colonnello alla Dia di Agrigento, all’epoca capitano, deponendo al maxi processo sul cosiddetto sistema Montante che si celebra nell’aula bunker del carcere di Caltanissetta nei confronti di 30 imputati. Tra questi anche l’ex presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante, già condannato a otto anni per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo al sistema informatico.
Il teste, rispondendo alle domande della pm Claudia Pasciuti, ha poi aggiunto che «l’indagine nei confronti di Moncada era probabilmente legata a delle presunte infiltrazioni nel settore eolico ma alcuni collaboratori di giustizia avevano dichiarato che l’imprenditore era vittima di estorsioni. Il nome di Moncada era emerso nel corso delle indagini quando aggredimmo la famiglia mafiosa di Cattolica Eraclea. C’era anche in corso, ma era nelle fasi iniziali – ha detto Caldarella – la proposta per una misura di prevenzione a carico dell’imprenditore Marco Campione che gestiva una società di acqua pubblica. La proposta di indagare su Campione fu mia perché rientrava tra le nostre attività investigative». L’allora capitano della Dia ha precisato poi che, in un secondo momento, «mi venne assegnato un altro incarico gerarchicamente inferiore rispetto al precedente, anche perché tutte le sezioni operative della Dia erano dirette da ufficiali con un grado superiore al mio».
«Gli imprenditori Salvatore Moncada e Marco Campione avevano interessi in comune in due società a loro riconducibili», ha affermato nel corso della stessa udienza il generale in pensione Luigi Bruno. Nel settembre del 2013, Bruno venne trasferito da Messina ad Agrigento per ricoprire la carica di capo sezione della Dia. Rispondendo alle domande della pm, ha detto che quando si è insediato alla Dia di Agrigento, c’erano già delle indagini in corso sui due imprenditori. «Non ho mai parlato dell’imprenditore Salvatore Moncada né con Giuseppe D’Agata, che all’epoca era capocentro della Dia, né con Arturo De Felice che era il direttore», ha poi aggiunto. Nel processo sono imputati, oltre all’ex paladino dell’antimafia, anche rappresentanti delle forze dell’ordine, imprenditori e politici. La prossima udienza è fissata per lunedì 8 maggio.