Silvana Saguto, anche stavolta, non era in aula. La grande attesa dell’ennesima udienza del processo al giornalista di Telejato Pino Maniaci ha dato forfait senza nemmeno ritirare l’avviso di giacenza con cui è stata convocata. Chiamata a testimoniare dai legali di Maniaci, accusato di estorsione e diffamazione in un procedimento che, anche a causa dei tanti rifiuti delle persone chiamate a deporre davanti al giudice, va avanti da mesi. Stavolta però, l’ex presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, che a lungo aveva parlato del cronista e di Telejato nelle conversazioni intercettate e depositate presso il tribunale di Caltanissetta, dove la stessa Saguto è imputata, non dovrà più presentarsi in aula. Lo stesso vale per il colonnello della Dia, Rosolino Nasca, anche lui assente oggi per legittimo impedimento.
«Oggi l’udienza era prevista per sentire gli ultimi testi della difesa: il colonnello Nasca e la dottoressa Saguto – spiega uno dei legali di Pino Maniaci, l’avvocato Bartolo Parrino – Per l’ennesima volta non siamo riusciti ad avere la loro presenza. Nasca ha presentato di nuovo legittimo impedimento; la dottoressa Saguto, nonostante le sia stata depositato l’avviso di giacenza, non l’ha ritirato. Comunque vada, non abbiamo più interesse a sentirli a questo punto. Abbiamo chiesto al pubblico ministero (Amelia Luise, ndr) di potere produrre parte della perizia depositata a Caltanissetta circa le intercettazioni di Saguto ed eventualmente di Nasca riguardanti Maniaci. Con questa richiesta che verrà sciolta alla prossima udienza, siamo pronti per andare in discussione. Tecnicamente il processo è finito, dobbiamo solo discutere e andare a sentenza».
Non una resa, dunque, quella di Maniaci, ma un tentativo di arrivare a un verdetto di primo grado quanto prima, senza tuttavia rinunciare alla prova di quanto affermato da Silvana Saguto nelle sue conversazioni telefoniche. «Noi abbiamo citato la dottoressa Saguto e il colonnello Nasca soprattutto in riferimento al contenuto di alcune intercettazioni e la loro presenza era funzionale a questo – chiosa Antonio Ingroia, anche lui legale di Maniaci – La citazione è stata depositata, ma nessuno dei due evidentemente aveva voglia di partecipare al processo e questo avrebbe potuto dare inizio a un tira e molla che sarebbe potuto durare mesi e mesi. Noi abbiamo interesse che si concluda questo processo che dura da fin troppo tempo. L’istruzione dibattimentale è completa. Abbiamo pensato – conclude il legale – di ottenere lo stesso risultato attraverso la produzione documentale».
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