La decisione è arriva al termine di una camera di consiglio durata un paio di ore. Il pubblico ministero Gaetano Bono, al termine del suo intervento, aveva chiesto l'assoluzione dell'imputato Francesco Ferrari per mancanza di prove
Processo Licia Gioia, assolto il marito poliziotto Per il gup del tribunale «il fatto non sussiste»
«Il fatto non sussiste». Per questo il giudice per l’udienza preliminare Salvatore Palmeri del tribunale di Siracusa ha assolto il poliziotto 46enne Francesco Ferrari accusato dell’omicidio della moglie Licia Gioia. Sottufficiale dei carabinieri, la donna è stata trovata morta la notte tra il 27 e il 28 febbraio del 2017 con un colpo di pistola alla testa, nella camera da letto della villetta della zona di contrada Isola a Siracusa, dove la coppia viveva.
La procura aveva indagato l’uomo prima per istigazione al suicidio e poi per omicidio. L’imputato ha sempre sostenuto che la donna si fosse suicidata: una ricostruzione che ha convinto il pubblico ministero Gaetano Bono che, al termine della requisitoria ha chiesto l’assoluzione per Ferrari per mancanza di prove. Il giudice lo ha dichiarato innocente perché il fatto non sussiste. Una decisione arrivata al termine di una camera di consiglio durata un paio di ore.
Quella notte di tre anni fa dalla pistola di ordinanza della marescialla, 32enne originaria di Latina, sono partiti due colpi. Secondo la ricostruzione fatta dal marito, Gioia lo raggiunge a letto, si siede accanto a lui, si punta la pistola all’orecchio e preme il grilletto. Stando alla versione che l’uomo ha sostenuto durante il processo, il secondo proiettile sarebbe partito nel tentativo di disarmarla. Tra un’esplosione e l’altra sarebbe passato meno di mezzo secondo.
Per il medico-legale della procura Francesco Coco, l’ipotesi più probabile era che la donna avesse tentato di sfuggire a qualcuno e che il secondo colpo non sarebbe stato immediato. Un elemento che dimostrerebbe che a spararlo non sarebbe stata Gioia. Un altro elemento su cui si sono scontrati accusa e difesa riguarda gli schizzi di sangue trovati sul palmo della mano destra della vittima. Un dato che, secondo il pm e i legali della famiglia della donna, non sarebbe compatibile con l’ipotesi del suicidio: impugnando la pistola con la mano destra il sangue non sarebbe potuto finire nel palmo chiuso. Per i periti del tribunale, però, non ci sarebbe nessuna incompatibilità.
Licia muore in pigiama, con i denti lavati e con la crema da notte appena spalmata sul corpo. I genitori sono certi che non si è suicidata, il marito invece è convinto che fosse depressa da tempo e che, per questo, si sarebbe sparata. Durante l’interrogatorio, Ferrari ha raccontato che quel giorno litigarono, anche per messaggi. All’origine dello scontro, secondo l’uomo, ci sarebbe stato il disappunto di Licia per il legame che continuava ad avere con la famiglia della sua ex moglie (anche lei poliziotta), dalla quale ha anche un figlio, e in particolare per la decisione di partecipare al funerale dell’ex cognato. Quel pomeriggio, Ferrari ha detto anche di avere ricevuto una foto inquietante dalla moglie, dove si vedono i suoi piedi penzolanti da un dirupo che dà sul mare e di essere andato a prenderla a Ortigia. In realtà, il padre controbatte di averla sentita tranquilla, dopo le 17, mentre era al bancomat a prelevare. In programma la donna avrebbe avuto degli acquisti. Con tanto di lunga lista di cose da fare nel mese seguente.