LA CASSAZIONE HA ANNULLATO LA CONDANNA PER VOTO DI SCAMBIO CON AGGRAVANTE MAFIOSA. L’EX PARLAMENTARE VERRA’ RIPROCESSATO IN CORTE D’APPELLO
Si chiama ‘Sali e scendi’. Ovvero sali e scendi le aule dei Tribunali. Può capitare ai normali cittadini. E capita anche ai politici. L’ultimo della lista è Antonello Antinoro, che ha ottenuto dalla Cassazione l’annullamento della sentenza di condanna che gli aveva inflitto la Corte d’Appello. Annullamento con rinvio. Il processo tornerà in Corte d’Appello.
Antinoro, esponente dell’Udc, poi del Cantiere Popolare-Pid, è accusato di voto di scambio. Le elezioni sono quelle del 2008. Elezioni regionali. Quando è stato il parlamentare più votato in Sicilia con oltre 30 mila voti. Questo grande risultato elettorale, con molta probabilità, è la chiave di volta di tutta la sua avventura giudiziaria. Che non è conclusa.
In primo grado Antinoro è stato condannato a due anni e due mesi. I giudici del Tribunale non gli hanno ‘azziccato’ l’aggravante mafiosa.
In secondo grado – cioè in Corte d’Appello – il suo reato è stato considerato più grave: voto di scambio politico-mafioso. Così la condanna che gli hanno appioppato è stata più pesante: sei anni di carcere.
Oggi è arrivato il giudizio di terzo grado. Come detto, si è pronunciata la Corte di Cassazione, che ha annullato la sentenza di condanna di secondo grado e ha rinviato il processo in Corte d’Appello.
L’ex parlamentare regionale – che nel 2009 è stato eletto eurodeputato, ma che non si è ricandidato alle recenti elezioni europee, annunciando il ritiro dalla vita politica – ha sempre respinto le accuse.
In effetti, le accuse mosse ad Antinoro non sono mai state granitiche. Quasi tutti i candidati alle elezioni pagano il personale per far affiggere i manifesti. Di solito chi ‘attacca manifesti’ non ha studiato alla Howard University…
Nel caso di Antinoro, gli ‘attacchini’, a quanto pare, non erano proprio angeli. In primo grado lo hanno accusato di aver pagato questi personaggi non per aver attaccato manifesti, ma in cambio di voti. Ovvero, voto di scambio.
Come detto, i giudici, in primo grado, pur avendo dato per buona l’accusa di compravendita di voti, non gli hanno rifilato l’aggravante mafiosa.
Per i giudici della Corte d’Appello, invece, Antinoro avrebbe trattato l’acquisto di voti anche con i mafiosi. Da qui la condanna più pesante. Oggi annullata.
Nota a margine
In questa storia giudiziaria, controversa e tormentata, molte cose non sono sembrate chiare. Forse quando si comminano condanne per reati così gravi, piuttosto che il “ragionevole dubbio”, sarebbe bene avere tra le mani la certezza oggettiva.
Ma questo, ovviamente, è un nostro giudizio. Che parte dal presupposto – che non tutti condividono – che un giorno ‘Qualcuno’ ci presenterà il conto anche rispetto a quello che abbiamo fatto “nel dubbio”.
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