Il primato degli indagati nel centrodestra siciliano: non solo politici

Il centrodestra siciliano ha un nuovo primato: quello degli indagati. È una pillola amara quella che ingoia la maggioranza di governo della Sicilia. Dura da inghiottire e, soprattutto, da fare comprendere. L’ultima sferzata è arrivata, peraltro, proprio da un rappresentante nazionale di Fratelli d’Italia, già governatore dell’isola. «La Regione Siciliana è fondata sul sistema clientelare», ha detto Nello Musumeci alla convention celebrativa dei tre anni di governo targato Giorgia Meloni a Palermo.

Sì perché, tutto sommato, alleati senza dubbio ma sono i numeri che fanno – e faranno – la differenza. Quelli della prossima competizione elettorale. Totò Cuffaro diventa il simbolo di quel sistema clientelare e del consociativismo parlamentare cui fa riferimento Musumeci. Ma, dopo l’uscita (forzata) dalla giunta dei cuffariani, il riordino interno con la nomina a capo di gabinetto alla Famiglia della dirigente Patrizia Valenti, e alla Funzione pubblica di Carmen Madonia, la strada sembra ancora in salita. E soprattutto ha scompaginato gli equilibri politici siciliani.

La classifica degli indagati nel centrodestra siciliano

L’ultima inchiesta giudiziaria, quella che ha travolto la Dc, fa salire a otto il numero degli indagati. Tra componenti della giunta Schifani e deputati regionali. L’indagine è ancora in corso, ma la Dc con Carmelo Pace, accusato di associazione per delinquere e corruzione, entra a pieno titolo nella classifica. La posizione più alta del podio, con tre indagati, va a Grande Sicilia, il partito fondato dall’ex governatore Raffaele Lombardo, dall’ex viceré forzista Gianfranco Miccichè e dal sindaco di Palermo Roberto Lagalla.

Il primato di Grande Sicilia

Il partito, che recentemente ha dichiarato di voler partecipare alla prossima competizione elettorale siciliana, ha sotto la sua ala l’ex assessore all’Energia Roberto Di Mauro. Indagato ad Agrigento per associazione per delinquere nelle pubbliche forniture. Ma anche il deputato Miccichè accusato di peculato per l’uso improprio della sua auto blu. E pure Giuseppe Castiglione, sospeso dall’assemblea regionale siciliana dopo l’arresto a Catania per voto di scambio politico mafioso.

L’ex-equo di Lega e Fratelli d’Italia

Sul secondo gradino troviamo, ex-equo con due indagati Lega e Fratelli d’Italia. Nella compagine del Carroccio c’è il ritorno al ruolo di assessore all’Agricoltura di Luca Sammartino. Che, per oltre un anno, è stato interdetto dai pubblici uffici perché indagato per corruzione nel Catanese. A lui si aggiunge Salvo Geraci, eletto con le liste di Cateno De Luca e poi passato alla Lega, rinviato a giudizio a Termini Imerese per tentata concussione e abuso d’ufficio. In qualità di sindaco di Cerda, avrebbe deviato il percorso della processione religiosa per farla passare sotto casa del boss.

Tra i meloniani troviamo il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, accusato a Palermo per corruzione, peculato, falso e truffa. Nella stessa indagine, l’assessora allo sport Elvira Amata, che deve rispondere di corruzione. Per dovere di cronaca va detto che i deputati Pace, Castiglione e Geraci si sono autosospesi dalla commissione regionale antimafia.

Non solo deputati

Ma, oltre ai deputati, a finire sotto indagine ci sono anche i componenti dello staff degli onorevoli. In primis, la superconsulente del presidente Schifani, ossia l’ex sottosegretaria e architetta Simona Vicari. Imputata a Trapani per corruzione, il mese scorso il tribunale le ha confiscato un Rolex e un orologio Bulgari, dal valore superiore a diecimila euro. Un passo indietro, inoltre, è stato chiesto formalmente a Vito Raso. Uomo di fiducia di Cuffaro e capo della segreteria particolare dell’assessora Nuccia Albano, indagato per associazione per delinquere e corruzione nell’inchiesta che riguarda l’ex governatore.

Già dimessi la portavoce del presidente dell’Ars, Sabrina De Capitani, indagata per corruzione a Palermo nell’inchiesta sul sistema Galvagno. Ha lasciato inoltre l’incarico di capo della segreteria del presidente dell’Ars, Giancarlo Migliorisi, dopo essere stato beccato dalla polizia di Palermo mentre comprava cocaina dal pusher dei vip. Scelto poi come consulente a Palazzo Madama dalla senatrice Daniela Ternullo, in quota Forza Italia, e che ha rinunciato all’incarico di coordinatore della segreteria tecnica dell’assessore regionale all’Energia Francesco Colianni, in quota Grande Sicilia.

Non solo politici

Ma nell’Isola l’elenco degli indagati non riguarda solo i politici del centrodestra siciliano, ma anche i dirigenti regionali. Revocato l’incarico al presidente dell’organismo indipendente di valutazione della performance regionale Antonino Maria Sciacchitano. Indagato a Palermo per corruzione sugli appalti nella sanità. Nomina e rinuncia flash per Carmelo Ricciardo, che ha deciso di fare un passo indietro perché imputato a Palermo per corruzione e turbativa d’asta. E ha lasciato l’incarico di dirigente generale dell’Asp di Trapani Ferdinando Croce, in quota FdI. Perché travolto dallo scandalo sui ritardi dei referti istologici. Resta però saldamente al suo posto Salvatore Cocina, dirigente della protezione civile Sicilia e della cabina regia acqua e rifiuti. Imputato a Catania per l’inchiesta sulla gestione dei rifiuti della Rap di Palermo. Oltre che in quella sulle discariche catanesi Valanghe d’Inverno e Tiritì dell’Oikos, e citato più volte, ma non indagato, nelle pieghe dell’inchiesta del Cuffarogate.

Le sospensioni

Sospesa dal governatore Schifani la dirigente regionale Letizia Di Liberti, dopo averla caldamente riconfermata alcuni mesi fa. La donna è indagata a Palermo per rivelazione di segreto d’ufficio nell’inchiesta sulla Dc. Risulta già imputata, sempre a Palermo, per falso ideologico sul caso dei dati Covid. Dopo l’arresto a Messina, si è dimesso il commissario sul dissesto idrogeologico Maurizio Croce, in quota Forza Italia. Ha poi patteggiato a tre anni e sette mesi per corruzione. L’elenco continua. Misure cautelari per il funzionario della regione, in servizio alla Sovrintendenza del mare, Antonio Librizzi. Indagato a Palermo per concussione, anche tentata, per aver incassato una mazzetta da un imprenditore.

Il dirigente Asp Francesco Cerrito, invece, è accusato di corruzione per aver tentato di accelerare i pagamenti a una società. Indagato dalla procura etnea per violenza sessuale sul posto di lavoro con una collega, ha lasciato l’incarico di direttore sanitario dell’Asp di Catania, Giuseppe Reina. Autosospeso il direttore generale dell’Asp Siracusa Francesco Maria Caltagirone, accusato a Palermo di corruzione nel caso Cuffaro. Se questo è il «sistema clientelare» a cui si riferiva il ministro Musumeci, questa volta dobbiamo essere concordi con lui. Anche se qualcuno, sottovoce, ha mormorato: «Da quale pulpito viene la predica».


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