Prima casa non pignorabile? Non per le banche. Ci hanno preso in giro!

Sabato 14 giugno, intorno alle 15,20 si è riunito il Consiglio dei Ministri, sotto la presidenza del Presidente del Consiglio, Enrico Letta. Segretario il Sottosegretario di Stato alla Presidenza, Filippo Patroni Griffi. Ordine del giorno della riunione, l’approvazione di un decreto legge recante “misure urgenti” in materia di “crescita” (di cosa non è stato detto) definito per la stampa, con un’azione mediatica degna del miglior Monti o del miglior Berlusconi, “decreto del FARE” (ancora una volta “FARE cosa” non è ben chiaro).

I media, infatti, concentrati sul “FARE” notizia, hanno riportato ciascuno solo alcune parti del decreto che, invece, per l’importanza che ha in un momento di grave crisi come quello attuale, andrebbe approfondito.

Alcune misure contenute nel decreto hanno fatto credere che, forse, era cambiato qualcosa rispetto ai precedenti Governi. Poi, però, leggendo con attenzione le norme appena varate ci si è dovuti FARE da parte.

Ad esempio, è vero che il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha previsto che venga istituito un fondo di 2.030 milioni di Euro (per il quadriennio 2013-2017) per FARE in modo che restino aperti i cantieri in corso o per l’avvio di nuovi lavori. Ed è vero che per FARE andare meglio i treni (di chi?) sono stati stanziati 300 milioni di Euro (in realtà già disponibili, quindi il Governo non ha dovuto FARE niente). In realtà, però, a ben vedere, la somma prevista è irrisoria visto lo stato delle ferrovie italiane (basti pensare,a titolo di esempio, che si devono ancora FARE i lavori per il raddoppio della linea ferrata che congiunge l’aeroporto di Palermo con la città che si dovevano FARE per i mondiali di Italia ’90 e che sono ancora lontani dall’essere ultimati).

Anche sulle strade da FARE il percorso intrapreso non sembra molto lineare: tra le infrastrutture da FARE è stata prevista la realizzazione anche di un asse di collegamento tra la strada statale 640 e l’autostrada A19 Agrigento-Caltanissetta, non si capisce per quale motivo, però, non si sia previsto di FARE l’autostrada Palermo-Agrigento, asse di grande traffico ad oggi servito solo da una strada scorrimento veloce e per di più pericolosissima.

Il Governo “per consentire nell’anno 2013 la continuità dei cantieri in corso, ovvero il perfezionamento degli atti contrattuali finalizzati all’avvio dei lavori” ha deciso di FARE un fondo da 2 miliardi di Euro. Molti giornali, però, hanno dimenticato di FARE notare ai propri lettori che il Governo ha stornato le somme destinate a questi interventi da altri progetti già avviati con un modo di FARE che ricorda le scatole cinesi. Così 524 milioni verranno tolti alle imprese per FARE la Tav Torino-Lione, (così al progetto restano soltanto 4 milioni per il 2014, vale a dire cantieri chiusi), altri 50 milioni verranno prelevati da quelli stanziati per FARE il Ponte sullo Stretto di Messina, che non si può FARE, ma continua ad assorbire risorse, e 773 milioni da quelli per FARE il Terzo Valico a Genova. Vista l’evidenza di un simile storno, il Ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, ha precisato, da vecchio lupo: “Non c’è nessun de-finanziamento, né blocco di grandi opere, c’è un utilizzo temporaneo di risorse già allocate, ma che non verrebbero utilizzate nel breve periodo”.

Quindi il FARE è consistito nello spostare i soldi da una voce di bilancio ad un’altra senza dire, però, come FARE a rimetterla a posto e quando.

Anche su Equitalia il capo del Governo ha voluto mantenere le promesse. Quindi niente esproprio per prime case e capannoni. O quasi. Sì, perché, in realtà, la misura proposta dal Governo non impedirà a Equitalia di FARE gli espropri. Con il decreto approvato sono solo stati alzati i limiti.

Quindi il contribuente non potrà contare su una immunità totale per questi beni: se ha debiti, per esempio verso le banche, i creditori diversi dallo Stato potranno comunque FARE l’espropriazione dell’immobile. Non solo, ma nel caso in cui il bene venga messo all’asta, Equitalia potrà FARE valere il diritto di prelazione sul ricavato.

Circa l’altro nodo cruciale, la rateizzazione, Equitalia potrà FARE pagare il debitore con una dilazione fino a 72 rate mensili e, in caso di peggioramento delle condizioni economiche del debitore, con una ulteriore dilazione per ulteriori 72 rate mensili. Aumentabili entrambe a 120 rate mensili. In altre parole, chi deve i soldi allo Stato potrà FARE sonni tranquilli: pagherà in vent’anni. Ma “così lo Stato non farà chiudere l’impresa”, ha detto il vicepremier Angelino Alfano (dimenticando di aggiungere che, nel frattempo, sarà lo Stato a FARE bancarotta…).

In compenso è stata confermata la proroga per la chiusura della concessione ad Equitalia del servizio di riscossione per conto degli enti locali (prevista dal dl 35/2013). Anzi hanno deciso di FARE di più, estendendola ai crediti non tributari (come sanzioni amministrative quali le multe). Sempre a proposito di Equitalia è stato anticipato a settembre 2013 il termine (prima era il dicembre 2013) entro cui adottare il Dm che ridefinirà il quantum dovuto a Equitalia con il superamento del sistema dell’aggio.

E dato che ormai siamo al 158° posto nel mondo nell’indice di efficienza di recupero del credito a causa dei tempi lunghi e 1.210 giorni è la durata media dei procedimenti civili per il recupero crediti si è deciso di FARE qualcosa anche nel settore della giustizia civile. Ad esempio, si è deciso di FARE la mediazione obbligatoria per numerose tipologie di cause, e di FARE gestire le cause a un contingente di 400 “giudici non togati”. Come dire: FARE giudicare una causa a chi non ha il titolo per FARE il giudice. Soluzione geniale.

Ma la notizia che più di ogni altra ha fatto FARE salti di gioia agli italiani è un’altra. Se la Pubblica Amministrazione non rispetta i tempi nel rilascio di pratiche, verrà sanzionata. Ciò dovrebbe FARE accelerare tutte le procedure in corso per il rilascio di permessi di vario genere (basti pensare che alcune pratiche, come, ad esempio, quelle per la valutazione delle sanatorie edilizie, giacciono ad ammuffire negli uffici pubblici ormai da diversi decenni). Non solo ma a FARE spauracchio per gli uffici pubblici dovrebbe esserci una sorta di indennizzo per il cittadino nel caso in cui la Pubblica Amministrazione non sia in grado di esaurire l’iter procedurale in tempo utile.

Ovviamente nel FARE la legge, i Ministri hanno dimenticato di dire che il provvedimento sul ritardo della Pubblica Amministrazione, per avere efficacia giuridica e quindi FARE ciò che promette di FARE, necessita che venga approvata espressamente una norma che rivoluzioni il diritto amministrativo e che sancisca la fine della discrezionalità della Pubblica Amministrazione. Non solo, ma occorre FARE una norma ESPRESSA che preveda che tutti i termini della Pubblica Amministrazione, successivi ad una istanza dei cittadini, hanno carattere “perentorio” e non semplicemente “ordinatorio”. E senza FARE ciò, questa misura non ha alcuna rilevanza giuridica.

Quindi di questa come di altre misure contenute nel decreto del FARE i cittadini non se ne potranno FARE niente.

 

 

 


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