Presentato al Comune il progetto centro storico Comitati tenuti fuori: «Nostre idee non gradite»

Presentato in Comune il progetto di riqualificazione del centro storico, che entro 180 giorni dovrà essere approvato dal consiglio comunale. Impone delle regole per ristrutturazione, la messa in sicurezza o l’abbattimento degli edifici più antichi. Ma ancora prima che il sindaco Enzo Bianco lo illustri alla stampa è polemica: i rappresentanti dei comitati cittadini attivi nei quartieri toccati dal piano sono tenuti fuori dal palazzo Comunale. «Ci incontreremo con loro giovedì», risponde il primo cittadino.

Catania è la prima città della provincia etnea a presentare un piano per la riqualificazione del proprio centro storico, che comprende 281 ettari di suolo cittadino. «Ogni edificio è stato classificato a norma di legge – spiega l’assessore all’Urbanistica Salvo Di Salvo – in modo che ogni residente sappia con certezza qual è il valore del suo immobile e come agire per rigenerarlo». Nel recente passato i comitati avevano sollevato la vicenda degli stabili storici maltrattati, abbattuti o crollati. «L’approccio utilizzato è conservativo», aggiunge Di Salvo che conclude ringraziando «per le critiche non strumentali che hanno permesso di migliorare il progetto fino a oggi».

Un regolamento chiaro, riguardo i lavori realizzabili in centro storico, «potrà essere un traino anche per il settore dell’edilizia», si compiace l’ingegnere capo del genio civile Salvatore Ragusa. L’iter di approvazione prevede un’attesa limitata, che servirà a recepire le eccezioni al progetto che chiunque – anche non residenti, o partiti politici – potrà muovere. Pareri ai quali il Comune dovrà rispondere prima di portare il documento all’approvazione del Consiglio. Il Senato cittadino avrà 180 giorni per esprimersi – altrimenti verrà nominato un commissario – e ne seguiranno altri 30 per ricevere lo sta bene della Regione. «Entro fine anno sarà operativo», promette Bianco.

Tra gli interventi che potrebbero essere approvati anche l’abbattimento di un edificio che si trova di fronte alla facciata settecentesca dell’ospedale Santa Marta, e la destinazione di alcuni padiglioni dell’ospedale Vittorio Emanuele ad alloggi per studenti universitari provenienti da altre nazioni. Serviranno altri 30 giorni per stilare un piano anche per i quartieri San Berillo, corso Martiri della libertà, Ognina e parte del quartiere di San Giovanni Galermo: «Servono analisi più dettagliate, in ragione della particolarità di queste parti della città», spiega Di Salvo. La seconda parte del progetto di riqualificazione non sarà unita alla prima ma seguirà un iter parallelo.

La sala in cui si tiene la conferenza stampa è affollata, tanto che mancano i posti a sedere pure per i giornalisti, che lamentano difficoltà nel potere svolgere il proprio lavoro. Assenti sono invece i comitati cittadini: «Loro non entrano», ordina il segretario del sindaco Francesco Marano a un vigile urbano. «Il Comune sosteneva che il piano sarebbe stato partecipato coi cittadini – spiega Roberto Ferlito, del comitato Cittadini attivi San Berillo – Invece ci sono state chiuse le porte in faccia». Non graditi, respinti dai vigili urbani e sorvegliati dalla Digos, restano fuori dal palazzo anche i rappresentanti di Città insieme, Comitato antico corso, Officine siciliane, Sviluppo partecipato e Catania bene comune. «In settimana avremo modo di incontrarli per ascoltare il loro parere. Oggi abbiamo invitato solo i protagonisti che hanno partecipato sin dapprincipio al progetto», conclude Bianco.


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