Prescrizione chiude l’inchiesta sulla «cricca della pesca» Per i pm un gruppo di colletti bianchi truffava i fondi Ue

La prescrizione mette definitivamente i titoli di coda in un’inchiesta che qualche anno fa aveva creato non poche fibrillazioni nei palazzi del potere e della politicaEra stata ribattezzata Poseidon e al centro c’era la presunta «cricca della pesca». Espressione usata per semplificare l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Secondo i magistrati due raggruppamenti temporanei di scopo, formati dai Comuni di Acireale e Aci Castello con soggetti privati, nel 2009 si occupavano di intercettare fondi provenienti dall’Unione europea per redigere progetti specifici. I soldi, almeno sulla carta, sarebbero dovuti servire allo sviluppo della pesca marittima. Ma in realtà poco più di tre milioni di euro avrebbero preso strade che poco o nulla avevano a che fare con le esigenze dei pescatori del territorio. Il tutto con controllo ridotti al lumicino da parte di chi era chiamato a vigilare.

Adesso a mettere tutto in archivio è stato l’incedere dei tempi della giustizia. Il processo, davanti ai giudici della quarta sezione penale del tribunale, ha messo insieme sette udienze nel 2015, sei nel 2016 e appena tre nel 2017. L’anno successivo, nel 2018, i primi due appuntamenti in aula sono saltati per l’assenza dei testimoni chiamati a deporre. Il processo è poi entrato nel vivo solo nel 2019, a prescrizione già raggiunta, quando si è arrivati alle conclusioni di accusa e difesa. Il 17 settembre la decisione dei giudici con la sentenza diventata esecutiva i primi giorni di gennaio 2020. «Rileva il tribunale – si legge nei documenti – che tutti i reati ascritti agli imputati sono estinti per avvenuta prescrizione». Esito che, come previsto dal codice, apriva l’ipotesi per la presidente Gabriella Larato, in base a quanto emerso dagli atti, di pronunciare anche una sentenza di assoluzione o non luogo a procedere con formula prescritta. «Nel caso di specie – precisa però – non emergono elementi di palmare evidenza che consentano un proscioglimento nel merito degli imputati».

Alla sbarra erano finiti in sei, mentre l’indagine inizialmente coinvolgeva 36 persone, molte delle quale poi archiviate. Tra i nomi di spicco degli inquisiti quello di Felice Antonino Catara, all’epoca dei fatti rappresentante del parco scientifico e tecnologico di Sicilia. L’uomo era indicato come «l’organizzatore delle attività criminose per avere impartito disposizioni relative alle modalità di attuazione dei progetti». Nel calderone dell’inchiesta erano finiti la realizzazione di quattro «manuali standard per il comparto marittimo» al costo di 500mila euro, ma anche incarichi e consulenze dorate. Una di queste, compenso di 4000 euro ma secondo i pm fittizio e mai ricevuto, andò a un addetto alle pulizie originario delle isole Mauritius. 

Prescrizione anche per Salvatore Li Calzi. Gestore della Spata srl bollato dai magistrati come «organizzatore delle attività criminose». Noto per i suoi trascorsi in politica come candidato al Consiglio comunale di Catania, con il Popolo delle libertà nel 2013, ma anche come assistente parlamentare al parlamento europeo. Attualmente Li Calzi è dirigente amministrativo dalle partecipata Catania rete gas (ex Asec). Incarico, quest’ultimo, finito recentemente al centro di una interrogazione del gruppo consiliare del Movimento 5 stelle in cui si chiedevano lumi sulla conformità, in base a quanto richiesto dalla legge per quel ruolo, del titolo di studio da parte di Li Calzi. 

Gli altri imputati erano Pasquale Maggiore, rappresentante della MCQ Sicilia ma soprattutto responsabile dei procedimenti relativi ai progetti ammessi a finanziamento dal Comune di Acireale. Maggiore, stando alle carte dell’accusa, avrebbe anche «indirizzato l’attività amministrativa dei Comuni di Acireale e Aci Castello con il fine di omettere qualsiasi controllo sull’effettiva realizzazione degli obiettivi prefissati». Prescritti pure Gaetano Grazio Puglisi, Francesco Giovanni Riccioli e Laura Gulizia, quest’ultima responsabile unica per il Comune di Aci Castello di cinque progetti. Parti civili la Regione Siciliana e l’assessorato alla Pesca e agricoltura, i Comuni e il sindacalista Alfio Fabio Micalizzi, presidente dell’associazione pescatori marittimi e protagonista di numerosi esposti che hanno dato il via all’inchiesta. 


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