La politica siciliana non ha mai raccontato la verita' a questi lavoratori. Hanno illuso oltre 24 mila persone prendendole in giro con una finta proroga dei contratti. Ora i nodi stanno venendo al pettine
Precari degli enti locali siciliani: al via i licenziamenti di massa?
LA POLITICA SICILIANA NON HA MAI RACCONTATO LA VERITA’ A QUESTI LAVORATORI. HANNO ILLUSO OLTRE 24 MILA PERSONE PRENDENDOLE IN GIRO CON UNA FINTA PROROGA DEI CONTRATTI. ORA I NODI STANNO VENENDO AL PETTINE
Ci piacerebbe tanto sbagliarci, ma abbiamo la sensazione che sui circa 24 mila lavoratori precari degli enti locali siciliani potrebbe verificarsi quello che il nostro giornale, in tempi non sospetti, ha anticipato: il licenziamento in massa di questo personale.
Lo scorso febbraio, in occasione del dibattito sulla manovra economica e finanziaria in discussione all’Ars, avevamo consigliato a questi lavoratori di puntare sul salario minimo garantito, chiamando in causa non soltanto lo Stato centrale, ma anche l’Unione europea. La nostra non è una tesi nuova, visto che ne abbiamo più volte parlato nel corso del 2013.
Le condizioni finanziarie critiche della Regione avrebbero consigliato a questi lavoratori un ‘paracadute’ diverso dalla proroga dei contratti disposta nella Finanziaria regionale 2014. Norma che, come abbiamo ricordato ieri sera, non è stata impugnata, ma che non è operativa, perché non si capisce che fine abbiano fatto questi soldi destinati al precariato degli enti locali siciliani.
Ricordiamo i commenti di tanti lettori, che ci prendevano per matti. Alcuni precisavano che nei Comuni siciliani ci sono precari che sono tali da oltre vent’anni e che mai e poi mai avrebbero rischiato, dopo tutto questo tempo, il posto di lavoro.
Poi è arrivata la proroga e tutti si sono tranquillizzati. A noi questa storia della proroga non ci ha mai convinto. Perché alla crisi finanziaria della Regione si somma una crisi finanziaria, altrettanto grave, degli stessi Comuni siciliani.
I fatti, piano piano, ci stanno dando ragione. Perché, oggi, si va scoprendo che i Comuni siciliani sono in grandissima difficoltà e non hanno i soldi per rinnovare i contratti ai precari.
Con molta probabilità, ci saranno Comuni che, bene o male, riusciranno a trovare qualcosa. Ma saranno pochi. Nella stragrande maggioranza dei casi le amministrazioni comunali non avranno i soldi per pagare questo personale.
Resta da capire che fine hanno fatto i fondi regionali che sono stati stanziati, nella Finanziaria di quest’anno, per il precariato degli enti locali. A nostro modesto avviso, la situazione sta sfuggendo di mano ai Comuni e al Governo regionale.
Ora il Governo regionale si sta inventando improbabili ‘Patti di stabilità’ che impedirebbero di rinnovare questi contratti. Fesserie. Perché se fosse vera questa tesi, ebbene, già lo scorso febbraio sarebbe venuta fuori.
A nostro modesto avviso, lo ribadiamo, la situazione sta sfuggendo di mano al Governo regionale. La verità è che la vecchia politica siciliana, che dai primi anni del 2000 utilizza il precariato in cambio di voti, si sta avvitando su se stessa.
Non possiamo non notare che un fatto così grave si sta verificando a 25 giorni dalle elezioni europee. E’ evidente che questo Governo di dilettanti allo sbaraglio non è riuscito nemmeno ad evitare che questa vicenda sociale, a nostro avviso gravissima, scoppiasse a meno di quattro settimane dal voto.
Non sappiamo cosa si inventeranno per tenere buoni questi precari. Ma abbiamo il dovere di dire – ora che i fatti ci stanno dando ragione – che l’unica soluzione, anche se tardiva, è una battaglia politica e sociale per il salario minimo garantito.
Con le attuali condizioni finanziarie di Regione siciliana e Comuni non vediamo altra soluzione. Se questi lavoratori ci avessero dato retta, invece di non credere a quello che scrivevamo nei mesi scorsi, oggi non si troverebbero nelle condizioni in cui si trovano.
Noi non abbiamo nulla contro questi lavoratori precari. Siamo contrari a questo ‘modello di sottosviluppo’, perché a nostro avviso i posti di lavoro si creano con le imprese e non dilapidando soldi pubblici con il precariato.
Ciò posto, ora ci sono e non possono essere buttate a mare.