Ponte sullo Stretto, istituita commissione ministeriale Ipotesi ciclabile e tunnel. Terremoti? «Opera resisterà»

Un breve cinguettio su Twitter e il tema del ponte sullo Stretto di Messina torna subito d’attualità e infiamma il dibattito. Ad annunciare la nascita di una task force ministeriale – non è chiaro ancora composta da chi – per studiare i vari progetti è stata la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli. «Abbiamo istituito una commissione per capire qual è lo strumento migliore per collegare la Sicilia alla Calabria – scrive sul suo profilo ufficiale – Per collegarle su ferro, su strada e con una pista ciclabile. L’opera che verrà deve essere sicura ed economicamente sostenibile». Tra i progetti in campo c’è anche quello del tunnel sottomarino, finito sul tavolo del ministero e che, al momento, sarebbe al vaglio dei tecnici. 

Un percorso, quest’ultimo, che secondo l’ingegnere Giovanni Saccà, arriverebbe a misurare 16 chilometri, sfruttando una zona sommersa che rappresenta la continuità tra l’Aspromonte e i monti Peloritani. Soluzione, per il tecnico, meno costosa e con un impatto ambientale minore rispetto al ponte a campata unica che misurerebbe 3.300 metri

Intanto, in attesa di capire gli sviluppi del lavoro della task force ministeriale, a reagire in maniera dura al tweet è stato il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano. «Non voglio citare il ponte sullo stretto di Messina su cui si esercita la fantasia dei miei colleghi di governo – ha detto a Bari, durante il suo intervento agli stati generali della Cgil Puglia – ora dopo il ponte ci sarà il tunnel, le piste ciclabili, arriverà anche il monopattino, e spero che nessuno proponga la funivia o la catapulta».

Tra i temi più cari ai detrattori dell’infrastruttura che dovrebbe collegare Messina e Reggio Calabria c’è sicuramente il rischio sismico, con la presenza della faglia dello Stretto responsabile del devastante terremoto nel capoluogo peloritano del 1908. C’è poi la questione del sollevamento della catena appenninica e della sua estensione fino ai monti Peloritani, in Sicilia. «Indicare il pericolo terremoto come uno dei motivi per non realizzare il ponte significa sollevare un tema che nasce da una assoluta ignoranza in materia», sostiene invece a MeridioNews l’ingegnere strutturista Luigi Bosco, ex assessore regionale alle Infrastrutture, durante il governo di Rosario Crocetta, e con un passato da componente della giunta del sindaco di Catania Enzo Bianco e da presidente dell’ordine degli ingegneri di Catania.

«Gli ingegneri che si occupano di progettazione – continua Bosco – sanno benissimo che strutture con un periodo di vibrazione alto, come grattacieli o ponti sospesi, avvertono pochissimo un terremoto. C’è poi il problema dello spostamento delle coste ma nel progetto c’è già in previsione l’utilizzo di giunti che possano assorbire gli spostamenti». I tempi di realizzazione del collegamento, qualunque opera venga scelta, non sono ancora chiari. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il 9 agosto – giorno in cui ha rimesso nell’agenda di governo l’infrastruttura – ha detto che la priorità sarà l’alta velocità in Calabria e Sicilia salvo poi sostenere che «i miracoli dell’ingegneria esistono, ne abbiamo realizzato uno a Genova e sullo Stretto dobbiamo pensare a un miracolo di ingegneria». 

«Per quanto riguarda il tunnel, si tratta di una struttura rigida che andrebbe studiata in maniera seria in relazione alla presenza della faglia – conclude Bosco – C’è poi la questione delle pendenze, per andare sotto la quota di fondo mare bisogna scendere di circa 200 metri, profondità che porterebbe alla creazione di gallerie con partenza diversi chilometri prima, salvo poi attraversare lo Stretto». 


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