A far chiudere, almeno sulla carta, la cosiddetta Polizzi-Piano Battaglia è un masso caduto nel 2006. Da allora solo promesse e immobilismo. Fino ai soldi del fondo Snai e del Patto con il Sud. «Il problema è che nessuno si è voluto assumere responsabilità»
Polizzi Generosa, quei 3milioni pronti per la Sp 119 «Il primo termine è domani, se no i fondi si perdono»
«Ormai questa strada non la riaprirò più». Quando Gandolfo Ilarda, assessore con deleghe ai Lavori pubblici e all’Ambiente a Polizzi Generosa, sente pronunciare questa frase da un dirigente dell’ex provincia lo scoramento sembra quasi avere la meglio su di lui. Ma è un attimo. In quell’assurda vicenda della Sp 119, la cosiddetta Polizzi-Piano Battaglia chiusa da 13 anni, lui si è imbattuto sin da subito, c’ha sbattuto la testa, decidendo di intestarsi insieme al sindaco Giuseppe Lo Verde la battaglia per la riapertura. E dopo anni qualcosa, finalmente, sembra muoversi in fatto di viabilità madonita. Ci sarebbero, infatti, ben due milioni di euro per intervenire sulla Sp 52 e sulla Sp 60, per un totale di sessantaquattro chilometri di strade da rimettere in sesto. Due arterie fondamentali, che collegano una Gangi a San Mauro Castelverde, fino al bivio Calabrò, mentre l’altra va da San Mauro Castelverde sino a Finale di Pollina. Si attende di bandire la gara, mentre a breve saranno pronti anche gli elaborati che riguardano il rifacimento di altre due strade provinciali, le SP 54 e 113, che conducono a Piano Battaglia. Ma che ne è dei lavori per riaprire ufficialmente la Sp 119?
«Ci sono in atto due finanziamenti da un milione e mezzo di euro ciascuno, entrambi in capo alla Città metropolitana di Palermo», spiega l’assessore Ilarda. Ben conscio del fatto che, purtroppo, «si sta perdendo un po’ più di tempo proprio per questo motivo, sono sempre un po’ indietro nella progettazione e tutto il resto». Anche se, rivela, in realtà è stata già stipulata una convenzione con l’Ufficio speciale per la progettazione per il primo milione e mezzo di euro del fondo Snai, quello cioè di strategia nazionale per le aree interne, lo stesso da cui provengono i due milioni in ballo per i primi interventi sulle provinciali 52 e 60. «La progettazione pare sia già in uno stato avanzato – aggiunge l’assessore -, anzi speravamo si finisse adesso, entro dicembre. Ma non è stato possibile perché la Città metropolitana deve ancora espletare la gara per assegnare le indagini geologiche e geognostiche. Noi avevamo comunque fatto una convenzione in cui ci impegnavamo come Comune a occuparcene, ci eravamo intestati questa cosa per velocizzare, ma a quanto pare le sono stati assegnati dei fondi per cui ci hanno spiegato che avrebbero fatto tutto loro». E così il Comune, in un certo senso, s’è fatto da parte. Anche se l’amministrazione si è impegnata parecchio per mantenere accesi i riflettori su una vicenda ormai intollerabile per l’intera comunità polizzana.
«Sto dietro a questa vicenda da un bel po’ di tempo – torna a dire l’assessore -, in realtà loro devono bandire la gara entro domani 31 dicembre, per forza, altrimenti questi fondi si perdono. Una volta fatta la gara, i tempi dovrebbero essere nell’ordine di un paio di mesi. Poi i dati verranno passati all’Ufficio speciale per la progettazione, che completerà la fase appunto progettuale». Un parte di questi fondi pronti per la Sp 119 riguarderà invece la messa in sicurezza del famoso costone roccioso da cui è caduto il masso nel 2006: «La Città metropolitana ha stipulato una convenzione con il dipartimento regionale tecnico dell’assessorato ai Lavori pubblici, significa l’ufficio del Genio civile di Palermo, che sta lavorando su questo altro progetto – spiega ancora l’assessore -. Quindi questo ulteriore milione e mezzo riguarda solo la messa in sicurezza di un tratto della Sp 119, che dal chilometro tre e mezzo al chilometro cinque è stata interdetta per via del crollo di quei massi. Anche lì, col Genio civile eravamo rimasti che entro fine anno avrebbero fatto tutto, però a quanto pare gli hanno assegnato delle priorità che loro stanno rispettando, penso che a fine gennaio dovrebbe essere comunque tutto pronto. A quel punto la Città metropolitana dovrebbe bandire le due gare».
Intanto, a proposito di interventi concreti, è notizia recente che il progetto Indagini geognostiche e geotecniche e prove di laboratorio, dell’importo di 36mila e 600 euro, per i lavori di sistemazione e di messa in sicurezza di alcuni tratti della Sp 119 è stato approvato. Il Rup, il responsabile unico del procedimento, sarà l’ingegnere Salvatore Pampalone. Qualcosa insomma sembra stia effettivamente accadendo, dopo anni di immobilismo totale.
«Il problema della Città metropolitana, che ha perso più di sei-sette anni malgrado quel finanziamento, sarebbe stato legato alla mancanza di un ufficio tecnico di progettazione – dice -. E non avevano i fondi per fare quelle indagini geologiche e geognostiche propedeutiche ad ogni progettazione, quindi sostanzialmente tutto il problema è stato questo. E poi, dicono loro, anche la mancanza di personale. L’ulteriore milione e mezzo stanziato fa parte del Patto per il Sud, l’ufficio del genio civile in effetti si sta muovendo, la progettazione è complessa perché le somme sono poche, per cui si sta cercando di intervenire laddove c’è stato il problema della caduta dei massi e nelle zone in cui si ritiene ci sia una maggiore pericolosità. Sarebbe servita qualcosina in più, ma quanto meno per evitare altre cadute e pericoli basteranno». La strada in teoria è chiusa da quella caduta di 13 anni fa, ma di fatto i mezzi attraversano quotidianamente quei circa 15 chilometri di strada. «Le parti più critiche sono i primi cinque partendo da Polizzi. Ma la strada poggia direttamente sulla roccia, per cui non ci sono grosse difficoltà di viabilità, tranne in un ponte per ora interdetto ai mezzi pesanti, e su cui comunque si interverrà sempre con questo milione e mezzo».
Interdetta ai veicoli, insomma, ma di fatto percorsa anche durante tutti questi 13 anni di chiusura. «Qua in Sicilia, comunque, strade peggiori della Sp 119 ce ne sono e sono aperte e percorribili. Qua a bloccare tutto è stato questo masso che è caduto, ma in realtà a parte un paio di tratti, la strada è percorribile – assicura infatti l’assessore Ilarda -. Ci sono strade messe molto peggio e che sono sempre state aperte al transito». Forte della sua esperienza di geologo, lui ha cercato da subito di trovare una soluzione alla vicenda. «Ho tentato più volte di insistere coi dirigenti dell’ex provincia – spiega -, ma il fatto è che non si sono voluti assumere le proprie responsabilità. A loro fa forse più comodo che una strada sia chiusa, tanto poi le macchine passano lo stesso e la responsabilità non è loro. Che sanno di questa circostanza, da dirigenti dovrebbero assumersi appunto delle responsabilità. Come aprire una strada, chiusa dal 2006 e su cui non è mai stato fatto nessun intervento in tutti questi anni». Un altro episodio simile si era verificato una trentina di anni fa, poi più niente. «Non parliamo di un posto in cui si verifica spesso qualcosa di preoccupante, è capitato, ci sta per la morfologia e il territorio, ma il problema, lo ribadisco, è che il dirigente non si è mai voluto assumere la responsabilità di riaprire la strada, andando avanti così per anni».
Da quel masso di 13 anni fa, infatti, l’assessore assicura che non si sarebbe più verificato un fatto simile. A dimostrazione che, forse, già all’epoca si sarebbe potuto prendere atto della situazione e intervenire sul momento, risolvendo una situazione che invece si è assurdamente protratta per troppo tempo. «Io penso che di qua a fine febbraio entrambi i progetti dovrebbero essere pronti – auspica l’assessore -. Nella vallata di Polizzi abbiamo gli ultimi 19 esemplari di Abies nebrodensis al mondo, una specie di abete praticamente estinta e che resiste solo nel nostro territorio ancora. Lì c’è un professore di Agraria che sta puntando tantissimo sullo studio e sulla ripiantumazione di questi alberi. Giornalmente salgono pullman di studenti universitari, non solo da Palermo, vengono anche da Messina, da Catania o da fuori addirittura, da Roma, ci sono anche i giapponesi, un via vai continuo per studiare questo albero, per capire come tutelarlo al meglio, per farlo conoscere, mentre noi come Comune abbiamo creato anche un museo. Una cosa importantissima, insomma – spiega -. Solo che poi vedi quella strada: passano ugualmente i pullman da là, la strada quella è, malgrado ci sia il divieto di transito, cioè ufficialmente dovrebbe essere chiusa. Qualcuno chiede spiegazioni, si domanda il perché di quel divieto e il perché ci si passi ugualmente, ma che gli vuoi dire?».