Con la chiusura delle liste e a poco più di un mese dal voto per le elezioni nazionali, è il momento di ragionare sui confronti che si terranno per i seggi che verranno aggiudicati con il sistema maggioritario. Il centrodestra sogna l'en plein, mentre i cinquestelle confidano nella forza del Movimento. Incognite nel centrosinistra
Politiche, il risiko dei 28 seggi in palio all’uninominale Confronto tra ras delle preferenze e forza dei simboli
Non c’è solo il Catanese a rendere il panorama delle sfide all’uninominale in Sicilia un intrigo di scontri, fra vecchie conoscenze, avversari irriducibili e mosche bianche dall’impatto impronosticabile. Nei collegi della quota maggioritaria, reintrodotti dal Rosatellum, vince chi prende un voto in più: ogni coalizione o partito schiera un solo nome, presentato sulla scheda elettorale accanto alle liste che lo sostengono. Quanto in effetti il peso dei singoli candidati possa incidere sull’esito finale sarà una delle risposte più interessanti che arriveranno dalle prossime Politiche. L’elettore voterà i simboli – sulla scheda presenti accanto ai listini bloccati della quota proporzionale – o guarderà prima di tutto ai frontman di collegio? Nel solco di questo dubbio si consumeranno le partite all’uninominale, dove in ballo ci sono 19 deputati e 9 senatori.
Secondo la maggior parte delle proiezioni, il centrodestra è avanti quasi ovunque in Sicilia con l’orizzonte di replicare il leggendario 61 a 0 del 2001. Risultato che politicamente risale a un’era geologica fa: gli uomini designati da Berlusconi e alleati si trovano ad affrontare oggi un centrosinistra rimodellato e l’indecifrabile Movimento 5 stelle, per la prima volta giunto alla prova del maggioritario. Il partito che candida Luigi Di Maio a premier ha affiancato uscenti e militanti più o meno storici a debuttanti assoluti e volti della «società civile». Così a sfidare nel collegio di Monreale alla Camera il veterano ex ministro dal cuore democristiano Saverio Romano – centrodestra, uno dei fondatori di Noi con l’Italia-Udc – ci sarà il farmacista Giuseppe Chiazzese. Il Pd appalta la pratica agli alleati di Sicilia futura, con Salvo Lo Giudice. Un vecchio cuore radical-socialista, oggi cinquestelle, Aldo Penna, si troverà di fronte nel collegio Palermo-Resuttana Francesco Cascio, l’ex presidente dell’Ars in cerca di riabilitazione elettorale riaccolto dal centrodestra dopo la sbandata con Alfano. Leopoldo Piampiano, un passato in An e Pdl, è invece il volto del centrosinistra.
Lo schema di questi collegi si ripete o quasi nel resto dell’Isola: un pezzo grosso dell’alleanza Berlusconi-Meloni-Salvini-centristi, un grillino cui tocca farsi spazio, un candidato del centrosinistra che nel proprio curriculum il più delle volte fotografa la contestata mutazione renziana del partito. Al netto dei candidati di Liberi e Uguali e forze minori. Il leader della sinistra Pietro Grasso corre all’uninominale nel collegio palermitano al Senato. Contro si ritrova Giulio Tantillo, politico di lungo corso di Forza Italia cui è toccato presentare le liste in corte d’Appello e che è diventato deputato nazionale pochi giorni fa. Grillino fra i giganti di questa partita è Steni Di Piazza di banca Etica, mentre il Pd si affida all’uscente deputata Teresa Piccione, ex capogruppo consiliare dem al Comune di Palermo.
A Enna, alla Camera, per i pentastellati tocca al 24enne Andrea Giarrizzo, nella top 20 dei «giovani innovatori d’Italia» per Repubblica. Dovrà vedersela con uno dei peones di lungo corso reclutati dalla nuova Lega di Salvini: Carmelo Lo Monte, deputato uscente messinese già garantito al plurinominale nel collegio peloritano. In politica da sempre, è deputato nazionale dal 2006 prima da autonomista, da ultimo in quota Centro democratico di Tabacci e Psi di Nencini, comunque sempre iscritto al gruppo misto da dove non ha fatto mancare il proprio sostegno alle larghe intese. Tostissimo anche il nome del centrosinistra: il sindaco sotto scorta di Troina Fabio Venezia, stavolta in campo dopo l’esclusione dalle ultime Regionali.
A Catania l’ex sindaco del centrodestra Raffaele Stancanelli, kingmaker del presidente della Regione Nello Musumeci, vuole prendersi un seggio al Senato cui aspira anche Valeria Sudano, l’ex deputata regionale centrista che al fianco di mister 32mila preferenze Luca Sammartino ha scalato il Pd siciliano. Proverà a contenerli l’uscente senatrice M5s Nunzia Catalfo. Basterà la combinazione di voti al simbolo e traino dei candidati per sorprendere tutti? La domanda toglie il sonno a tanti grillini, che puntano soprattutto sui collegi del sud-est (Siracusa, Ragusa) e dell’ovest (Trapani, Agrigento) per ribaltare i pronostici. Ma la campagna elettorale è già apertissima e chiama alle parole d’ordine: «Candidano i soliti morti viventi – rilancia l’europarlamentare cinquestelle Ignazio Corrao -. La gente dovrebbe votare i nostri proprio perché conosce gli altri». Ma lo stesso leader grillino sa trattandosi di elezioni politiche le cose possono cambiare. «Sicuramente la gran parte dei voti va al simbolo, i candidati da soli non fanno la differenza – spega Corrao -. Noi puntiamo al milione di voti (circa 300mila in più rispetto alle ultime Regionali, ndr) e anche grazie a candidati nuovi, dalla società civile, sappiamo di potercela fare».