Pogliese saluta la città, oggi è il giorno delle dimissioni Lascia dopo 1501 giorni. Ieri Consiglio comunale lampo

La sala Bellini stracolma di persone, l’omaggio floreale a Sant’Agata insieme alla moglie e ai figli. Il nastro dei ricordi  rimanda a un rovente 18 giugno 2018. Salvo Pogliese quel giorno si insediò come sindaco di Catania, chiudendo idealmente un percorso politico iniziato nel 1997, quando a 25 anni venne eletto in Consiglio comunale. Insieme a lui per la prima da sindaco c’era tutto lo stato maggiore del centrodestra: l’ex primo cittadino Raffaele Stancanelli, Gianfranco Miccichè, Gaetano Armao e Marco Falcone. Passati 1501 giorni, ossia quattro anni un mese e 10 giorni, Pogliese saluta Palazzo degli Elefanti e lascia la fascia tricolore. Uno scenario, quello delle dimissioni, pronosticato da mesi ma che è diventato sempre più realistico con la caduta del governo di Mario Draghi e i paletti fissati dalle norme che impongono, per tentare l’elezioni in parlamento, di doversi dimettere dalla carica di primo cittadino di un Comune con più di 20mila abitanti entro sette giorni dal decreto di scioglimento anticipato delle Camere, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 21 luglio. Questa la lettura politica della vicenda di una sindacatura che ha dovuto affrontare una doppia sospensione di Pogliese, per gli effetti della legge Severino dopo la condanna in primo grado per peculato, una pandemia, il fallimento del Calcio Catania e una dichiarazione di dissesto finanziario quantificato in un miliardo e mezzo di euro di debiti. 

Per Pogliese, salvo clamorosi colpi di scena, la strategia d’uscita da Palazzo degli Elefanti prevede una tappa fondamentale a Roma con la candidatura al parlamento nella lista di Fratelli d’Italia. Partito di cui Pogliese è segretario per la Sicilia orientale e che viene dato in testa a ogni sondaggio. Il sogno degli ex Alleanza Nazionale è che la leader Giorgia Meloni riesca a raggiungere la poltrona da presidente del Consiglio dei Ministri. Per capire come andrà a finire basterà aspettare il 25 settembre, giorno già fissato per le politiche. Cosa succederà a Catania? Alle pendici dell’Etna si voterà comunque a giugno 2023. Con le dimissioni di Pogliese, stando alle norme, la giunta resterà in carica per venti giorni e a prendere le redini della città sarà un commissario nominato dal presidente della Regione Nello Musumeci. Al proprio posto, invece, resteranno i consiglieri che compongono il senato cittadino. 

E proprio ieri pomeriggio si è conclusa con un nulla di fatto la convocazione del Consiglio comunale. All’ordine del giorno, punto numero quattro, c’era la delibera sull’aumenta della tassa sui rifiuti. Un rincaro del 18 per cento che ha fatto gridare allo scandalo se si pensa che la città ha la Tari più alta d’Italia e che costa in media 504 euro a famiglia. Anche ieri però la seduta si è conclusa con un nulla di fatto, come era già avvenuto il 30 giugno scorso. A fare saltare il banco l’assenza del numero legale dopo dei momenti concitati in cui il consigliere Giuseppe Gelsomino (Prima l’Italia – Lega) aveva chiesto il rinvio della seduta a venerdì per l’assenza nell’ordine del giorno delle comunicazioni dei consiglieri. Passaggio finito ai voti ma non approvato dall’aula. E sempre in tema di rifiuti oggi ci sarà un vertice con l’assessora regionale Daniela Baglieri mentre il Consiglio è stato aggiornato alle 19. Anche a Catania la campagna elettorale è ufficialmente aperta. Entrambi gli schieramenti, centrodestra e centrosinistra, devono scegliere il proprio candidato. Per ora gli unici a scendere in campo salvo passi di lato, sono stati il vicepresidente del Consiglio Lanfranco Zappalà e il manager della Sanità Angelo Pellicanò


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