Più inquinamento, più tumori aI polmoni. Ma in Sicilia dati vengono nascosti

 

Un’analisi diffusa dall’Ansa e pubblicata dal quotidiano “La Repubblica” analizza la correlazione fra l’inquinamento atmosferico e i tumori del polmone. Detto in parole semplici, l’inquinamento atmosferico provoca l’insorgenza di tumori ai polmoni. Più alto è l’inquinamento dell’aria, maggiore è l’incidenza di questa malattia.

L’Italia ha partecipato alla ricerca europea pubblicata sulla rivista “Lancet Oncology” attraverso un gruppo di ricerca dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, guidato da Vittorio Krogh.

Addirittura, si apprende come il tumore al polmone rappresenti la prima causa di morte nei Paesi industrializzati occidentali e proprio l’Italia figura tra i Paesi europei più inquinati. L’approfondimento è stato svolto su 300 mila persone residenti in 9 Paesi europei ed utilizza un metodo preciso e rigoroso per la misurazione dell’inquinamento.

Le emissioni di motori a scoppio, gli impianti di riscaldamento e le attività industriali provocano l’inquinamento dovuto alle polveri sottili presenti nell’aria. Ulteriori studi hanno permesso di rilevare che, se la persona non si sposta dal luogo di residenza iniziale, nella quale si è rilevato l’alto tasso di inquinamento, il rischio di tumore al polmone raddoppia e triplica quello di adenocarcinoma. Peraltro, anche se il particolato presente nell’area si mantenesse sotto i 40 microgrammi per metro cubo per i Pm 10, ciò non garantirebbe di evitare il rischio di tumore al polmone.

L’Italia è stata coinvolta in questo monitoraggio in città come Varese, Roma e Torino e le persone reclutate negli anni ‘90 sono state osservate per i 13 anni successivi al reclutamento.

Esaurita questa premessa, viene da chiedersi: come mai, in quest’analisi, non si fa riferimento alla Sicilia? Forse nella nostra Isola mancano gli stabilimenti industriali che inquinano l’aria? Non si direbbe. Anzi, è vero il contrario.

Questa sembra una mancanza, un’omissione gravissima. Perché nella nostra regione sono presenti cinque raffinerie di petrolio ed otto cementerie. Per non parlare dell’area industriale di Siracusa, la più estesa d’Europa. Dove, non a caso, troviamo Priolo, Melilli e Augusta, cittadine nelle quali l’inquinamento dell’aria è micidiale. E che dire degli stabilimenti chimici di Gela e di Milazzo, da sempre fonte di inquinamento dell’aria e del mare?

La Sicilia è ai primi posti per l’inquinamento chimico. Come è stato possibile ignorare questi fatti ed escluderla da questo studio? Sarebbero venuti fuori dati troppo scomodi o si sarebbero toccati certi e ben noti interessi?

Ma vale la pena di riflettere anche sull’Osservatorio epidemiologico regionale, che esiste da anni. A noi pare che non abbia assolto pienamente al proprio compito. Anzi possiamo dire che ha fatto ben poco.

Ancora una volta va in scena la marginalità della nostra Isola, con le omissioni e con i problemi tenuti nascosti. Niente di nuovo sotto il sole di Sicilia. Forse resta solo il sole, insieme alle polveri sottili.

Francesco Vecchio

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