A febbraio, dopo il voto dell'Ars, potrebbe allargarsi lo scacchiere del primo cittadino. In corsa ci sono gli uomini di Sicilia futura e quelli legati all'ex senatore di Bronte. In mezzo c'è l'incognita sulla presenza delle donne. In pole ci sono diversi nomi
Più assessori nelle giunte, Pogliese e il rebus posti Per le poltrone spazio a D’Agostino e ai firrarelliani
Tempi lunghi ed esiti finali ancora imprevedibili. Ma già davanti alla sola speranza di una modifica che, comunque, prima o poi arriverà, fra sindaci e forze politiche il sospiro di sollievo è stato unanime. Il futuro aumento delle poltrone che compongono le giunte comunali crea nuovi spazi politici da occupare. Aiutando di fatto i capi delle amministrazione non solo sul piano pratico dei compiti da svolgere, cioè l’argomento usato dal presidente della Commissione Affari Istituzionali dell’Ars Stefano Pellegrino, nel presentare l’ok di qualche giorno fa al disegno di legge sul tema.
Per il voto dell’aula bisognerà attendere almeno febbraio, ma la potenziale convergenza su una norma che fa contenti tutti pare facilitare le cose. Uno scenario su cui il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, aveva pubblicamente fatto affidamento per tenere a bada gli appetiti post-elettorali della sua coalizione. Se per un sindaco di un piccolo centro tre assessori sono pochi, figurarsi i soli otto assessori che si sono potuto insediare a palazzo degli Elefanti. Con l’ok al ddl Pellegrino così com’è, Pogliese si ritroverebbe due caselle da occupare. Ma a Palermo si vocifera anche di ulteriori modifiche che possano alzare gli assessorati fino a 12. Tutto di guadagnato per il sindaco etneo, ad eccezione della variabile del 40 percento di presenza femminile obbligatorio. Perché sul tavolo le aspirazioni paiono in maggioranza di sesso maschile, come del resto era già avvenuto con le nomine di giugno.
I primi a passare all’incasso dovrebbero essere gli uomini di Catania in azione, la lista legata al deputato regionale Nicola D’Agostino. Pogliese in estate aveva chiesto agli ex alleati del Pd entrati nel centrodestra di attendere, anche perché non erano riusciti ad eleggere alcun consigliere. Nelle prossime settimane potrebbe tornare d’attualità il nome di Carmelo Coppolino, primo dei non eletti alle Regionali nella lista di Sicilia futura. Il raffreddarsi dei rapporti, però, fra l’ex consigliere e il duo D’Agostino-Nico Torrisi potrebbe spianare la strada a possibili sorprese.
Potrebbe toccare all’area di Forza Italia, invece, esprimere un’assessora. Un debito politico da saldare Pogliese lo avrebbe con l’area dell’ex senatore Pino Firrarello e del genero Giuseppe Castiglione, tornati nel partito di Berlusconi, per la felicità di Gianfranco Micciché, dopo la lunga parentesi con l’ex ministro Angelino Alfano. I vecchi alleati di Matteo Renzi contano su un consigliere, Dario Grasso, e sulla prima dei non eletti Alessia Trovato, che scoprì solo a luglio di non avercela fatta a vantaggio di Carmelo Nicotra. Servisse una donna, sarebbe naturalmente favorita, così come la seconda in lizza, Graziana Scalia, vicina a Dario Daidone. Ma il vero nome in pole per i firrarelliani, in realtà, è da sempre quello Massimo Pesce. Deluso dal non essere diventato assessore in prima battuta, l’ex uomo della giunta di Raffaele Stancanelli si trova adesso a doversela vedere con l’incognita quote rosa.
Le ipotesi non finiscono qui. Un posto al sole lo bramano fin dall’11 giugno diversi consiglieri del centrodestra, ma le loro ambizioni potrebbero essere soffocate dalla previsione del ddl Pellegrino sull’incompatibilità fra assessorato e poltrona in aula nei comuni al di sopra dei 15mila abitanti. Manfredi Zammataro di Diventerà Bellissima e Andrea Barresi, eletto in una civica ma ora nel gruppo misto, avevano sperato nella presidenza del consiglio poi andata al lombardiano Giuseppe Castiglione. Potrebbero adesso voleer placare i loro mal di pancia con l’allargamento della giunta, ma non è detto che rinunciare alla carica di consigliere possa essere allettante.