Tre piazze di spaccio nel quartiere Librino di Catania gestite da un’unica associazione organizzata su base piramidale con ruoli ben definiti. È quanto emerso dalle indagini che hanno portato all’operazione Sottosopra in cui sono finite indagate 13 persone. Tutte ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione […]
Le tre piazze di spaccio a Librino gestite in remoto da un detenuto in carcere per mafia
Tre piazze di spaccio nel quartiere Librino di Catania gestite da un’unica associazione organizzata su base piramidale con ruoli ben definiti. È quanto emerso dalle indagini che hanno portato all’operazione Sottosopra in cui sono finite indagate 13 persone. Tutte ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione e invasione di terreni o edifici. Tra gli indagati anche un ragazzo minorenne all’epoca dei fatti che sarebbe stato parte integrante dell’associazione.
Nel stesso contesto, è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari anche ad altre 18 persone sempre per gli stessi reati. L’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e condotta dal nucleo operativo della compagnia dei carabinieri di Catania Fontanarossa nel periodo tra il mese di settembre del 2021 e l’ottobre del 2022, ha permesso di accertare l’esistenza di un’organizzazione criminale dedita al traffico di cocaina, crack e marijuana. Una realtà che avrebbe operato «in regime di monopolio» nel complesso di edifici del civico 12 di viale Nitta, nel quartiere di Librino del capoluogo etneo.
La gestione e l’organizzazione dell’associazione sarebbe stata affidata ai fratelli Santo e Federico Giosuè Livoti e a Carmelo Anthony Spampinato. Sarebbero stati loro tre a mantenere costantemente i contatti con un pluripregiudicato catanese che, nonostante fosse già detenuto in carcere per associazione per
delinquere di tipo mafioso, si sarebbe interessato in prima persona al traffico di stupefacenti. Tra loro avrebbero utilizzato un linguaggio in codice per richiedere lo spostamento delle sostanze stupefacenti dai depositi alle piazze di spaccio. Dal «pacchetto di sigarette» al «cibo per cani» per indicare le dosi di marijuana; «una birra» oppure «mezza birra» o ancora «una lampadina da 40 Watt» per intendere le diverse quantità di cocaina.
Due piazze di spaccio avrebbero avuto come base logistica alcuni appartamenti, riservati alla più rischiosa attività di cessione di cocaina e crack; un’altra piazza di spaccio (destinata alla vendita di droghe leggere), invece, sarebbe stata gestita interamente su strada, nel piazzale interno del complesso condominiale. La vendita di droga sarebbe avvenuta non solo per strada ma anche ai piani più alti del complesso di edifici. Tutti luoghi che sarebbero stati presidiati da una fitta rete di vedette, pronte ad allertare i pusher in caso di interventi da parte delle forze dell’ordine. In più, l’associazione avrebbe offerto una sorta di servizio aggiuntivo ai propri clienti: un intero appartamento, detto drug room, – al civico numero 12 di viale Nitta, accanto all’appartamento dello spaccio – messo a disposizione per consentire di consumare la sostanza in tutta sicurezza, al riparo da occhi indiscreti. I cinque appartamenti di proprietà dell’Istituto autonomo case popolari (Iacp) che sarebbero stati destinati a ospitare le piazze di spaccio sono stati sequestrati perché abusivamente occupati.
Il giro d’affari dell’attività illecita, con alcune centinaia di clienti quotidiani, avrebbe fruttato incassi per diverse migliaia di euro al giorno. Nel corso delle indagini, i carabinieri hanno arrestato 23 persone per spaccio di sostanze stupefacenti e hanno sequestrato oltre quattro chili di droghe, tra cocaina, crack e marijuana ma anche oltre 5000 euro, 18 catalizzatori e due gruppi ottici di una Smart, tutti provento di furto, che sarebbero stati utilizzati dagli acquirenti come metodo di pagamento in cambio delle dosi di stupefacente. Le indagini hanno consentito di registrare che l’associazione ha più volte tentato di riorganizzare la dislocazione delle piazze di spaccio, cambiando gli appartamenti dopo gli arresti e i sequestri.
Gli arrestati nell’operazione Sottosopra sono Antonino Capizzi (54 anni), Francesco Di Benedetto (36 anni), Agatino Luciano Famano (29 anni), Josè Gioia (23 anni), Federico Giosuè Livoti (22 anni), Santo Livoti (37 anni), Santo Palazzo (70 anni), Angelo Salvatore Pantò (45 anni), Antonio Paratore (28 anni), Salvatore Patanè (56 anni), Salvatore Gaetano Platania (34anni) , Anthony Carmelo Spampinato (30 anni) Salvatore Zerbo (62 anni).