Dalle associazioni che si occupano della riqualificazione ambientale e sociale del quartiere arriva la richiesta al Comune di ritornare sui suoi passi e prendere in considerazione l'idea di dare allo spazio il nome di Peppe Schiera, che visse nella zona del mercato. «Erano due rivoluzionari entrambi, ma in modo del tutto distinto»
Piazza intitolata ad Arafat, Sos Ballarò non ci sta «Bisognava dedicarla al cuntista Muddichedda»
«Quello spazio andava intitolato a Peppe Schiera». Non tutti hanno accolto con favore la scelta dell’amministrazione comunale di dedicare un’area verde di Ballarò a Yasser Arafat, il combattente leader dell’Anp, l’Autorità nazionale palestinese, morto nel 2004. Nessun pregiudizio contro il premio Nobel per la Pace, intendiamoci, si tratta invece di questioni di storia del quartiere. A spiegare i motivi della controversia è Massimo Castiglia, componente di Sos Ballarò, che raccoglie le associazioni che agiscono per la riqualificazione ambientale e sociale del quartiere. «Siamo rimasti stupiti di questa scelta del Comune, che ha individuato questo spazio – spiega – Chiariamoci, è bello che sia stato individuato un luogo da dedicare a una figura importante come Arafat. Riteniamo però che, per la natura del percorso che si sta facendo a Ballarò e per il valore legato al quartiere che aveva Peppe Schiera, fosse più opportuno intitolarla a lui. Pensiamo si sia trattato di una svista e speriamo che l’amministrazione torni sui suoi passi, magari individuando un altro spazio per Arafat, anche a Ballarò, e scegliendo il nome di Peppe Schiera per quello di cui stiamo parlando».
Giuseppe “Peppe” Schiera, nato nel 1898 e morto nel 1943, era un poeta di strada. Detto Muddichedda per la sua statura minuta, era originario di Tommaso Natale, ma si trasferì a Ballarò dove divenne famoso per i suoi cunti contro il fascismo e i potenti. Muddichedda saliva sui banchi del mercato e metteva in atto le sue incursioni teatrali. «Dedicare una piazza a Schiera – dice Castiglia – sarebbe la naturale prosecuzione di quello che è stato l’impegno delle associazioni impegnate nel quartiere per la diffusione della cultura, per esempio con Ballarò Baskers, uno spazio protagonista di teatro popolare e siciliano. Proprio questa piazzetta è stata tra quelle dedicate allo svolgimento di queste iniziative». Si chiede una scelta di coerenza, insomma, con il percorso che si sta intraprendendo nel quartiere: «Lo stile delle messe in scena di Schiera era molto popolare. Pensiamo che l’amministrazione si sia sbagliata. Ripeto, non si tratta di una competizione tra Schiera ed Arafat. Sono due personaggi dai profili e i vissuti completamente diversi. Erano due rivoluzionari entrambi, ma in modo del tutto distinto».
Nella vicenda c’è anche un piccolo giallo. «L’ufficio Toponomastica – dice Castiglia – ci ha spiegato che una via intitolata a Beppe Schiera già esiste, anche se non sappiamo dove sia (e in effetti, a Palermo, dalle mappe online risulta esistere soltanto una via dedicata a un altro Schiera, Angelo, ndr). Ma il punto è che avrebbe senso che l’intitolazione fosse fatta in un posto legato alla storia del cuntista, Ballarò appunto. Anche qualora esistesse già una via, non vedremmo comunque il problema: possiamo chiamare quella di Ballarò Largo Beppe schiera, Salita Beppe Schiera. Non sarebbe il primo caso di doppia intitolazione».