Piazza Due giugno, crolla ramo di oltre un quintale «Un’altra piazza Cutelli, nessun morto per miracolo»

«Cascau ma non mossi nuddu». «È caduto, ma non è morto nessuno». La sintesi di quello che è successo nel tardo pomeriggio di oggi in piazza Due giugno, al viale Mario Rapisardi, è affidata a un anziano signore che osserva l’intervento della Multiservizi da una panchina. È a pochi metri da lui che è crollato un ramo di oltre un quintale che si è staccato da un ficus. Uno dei grossi alberi che fanno ombra ai tavolini di pietra lavica su cui siedono gli anziani di Cibali. Il fatto si è verificato intorno alle 17 e sul posto sono arrivati i dipendenti della società partecipata del Comune di Catania, chiamati dalla direzione Ecologia e ambiente. Il compito degli operai è di mettere in sicurezza lo slargo. «È un miracolo che non sia morto nessuno», dicono. 

La manutenzione agli arbusti della piazza non viene effettuata da circa un anno e gli interventi di potatura erano previsti per gli inizi di settembre. Pare però che la pianta fosse stata intaccata nel frattempo da una micosi, che potrebbe essere la causa alla base del crollo del ramo. Illese le persone che popolavano la piazza al momento dell’accaduto ma che, per fortuna, non sedevano attorno alla zona dell’incidente. «Si tratta di persone anziane che sia con il sole che con la pioggia stanno lì a giocare a carte, passando insieme il tempo», racconta il consigliere della quarta municipalità Santo Arena. «Da domani gli alberi verranno potati ma oggi poteva essere una tragedia. Un’altra piazza Cutelli», continua. 

La piazza attualmente è delimitata dal nastro bianco e rosso, ed è parzialmente chiusa al transito dei pedoni. Sul posto oltre alla Multiservizi ci sono pure alcuni consiglieri di quartiere e un consigliere comunale. «Non lo sapevo, adesso mi informerò», dice a MeridioNews l’assessore all’Ambiente Rosario D’Agata. «Non so come sia potuto succedere né se erano previsti interventi di potatura», conclude il componente della giunta. Per domani mattina è fissato il sopralluogo degli operai Multiservizi di concerto con gli uffici che si occupano dei giardini pubblici. «Che io ricordi, l’ultima manutenzione agli alberi qui risale al 2013, dopo un incontro tra il consiglio di quartiere e la presidente del Consiglio comunale Francesca Raciti», commenta Santo Arena. All’appuntamento di domani è prevista la presenza pure della ditta Ipi che si occuperà della rimozione dei rami crollati, e dei vigili urbani

«Uno dei problemi è che il Comune non ha molta disponibilità di cestelli per la potatura», continua il consigliere di quartiere. Pare che la Multiservizi abbia in dotazione due strumenti grandi e che per la prossima settimana sia fissato il noleggio di un cestello alto 30 metri per realizzare lavori al Boschetto della Playa. A settembre dovrebbe arrivarne un terzo, più piccolo, per lavori di minore entità. Mentre anche un quarto sarebbe stato chiesto dalla società partecipata al Comune. Secondo alcuni dipendenti dell’azienda, il ramo sarebbe pesato oltre un quintale ed era grande circa un terzo dell’intero albero. «Ricordiamoci che in questo quartiere ci sono altre due piazze i cui arbusti avrebbero bisogno di interventi: piazza Santa Maria Ausiliatrice e piazza Bonadies», conclude il consigliere Arena. 

«Più volte abbiamo posto il problema dell’insufficienza delle risorse. Se è vero che abbiamo circa 17mila piante la gestione non può essere affidata a un’ottantina di persone», commenta il presidente della commissione Lavori pubblici Niccolò Notarbartolo, sul posto assieme ai colleghi. «Tutti i palmizi sono a rischio e pure i ficus che si trovano in posti non consoni. Piante di quel genere non potrebbero stare dove ci sono delle pavimentazioni, perché le radici sollevano le mattonelle e i rami si appesantiscono parecchio – continua Notarbartolo – Molte scelte sono state pensate male ab origine». E conclude: «A Catania di emergenze di questo tipo ce ne sono tantissime. Chi si deve occupare della salute della pianta? Se il Comune non ha le risorse neanche per questo ci dovremmo interrogare seriamente».


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