Pesca, senza cooperazione nel Mediterraneo non si va da nessuna parte

La ricostruzione del sistema-mare nel Mediterraneo passa per la cooperazione transfrontaliera e per l’innovazione tecnologica. Non è uno slogan ma il collante della giornata di lavori che ha proiettato la città di Mazara del Vallo in un palcoscenico internazionale.

Rappresentanti istituzionali, del mondo scientifico, accademico e produttivo di diversi Paesi del Mediterraneo (Tunisia, Libia, Libano, Siria, Egitto, Algeria, Turchia e Malta) hanno partecipato ieri, presso la “Sala Vittoria” dell’Hotel “Giardino di Costanza”, a Mazara del Vallo, alla riunione plenaria dell’Osservatorio della Pesca del Mediterraneo, presieduta da Giuseppe Pernice.

La riunione dell’Osservatorio, è stata preceduta da un’altra riunione promossa dal Distretto della pesca; fra i rappresentanti della commissione Agricoltura e Pesca del Parlamento Libico, Mohamed Saad – presidente della sotto-commissione Pesca del Parlamento Libico – e la commissione Attività Produttive dell’Ars, rappresentata dal vice presidente, Salvino Caputo, e da Sergio Tancredi del Movimento 5 Stelle. L’incontro si è svolto alla presenza dell’assessore regionale alle Risorse Agricole e Alimentari, Dario Cartabellotta, del Consigliere diplomatico del presidente della Regione siciliana, Sami Ben Abdelaali, e del Consigliere diplomatico, Fulvio Rustico, coordinatore per la Libia della direzione generale del “Sistema Paese” del ministero degli Affari Esteri. Sia dai rappresentanti dell’Ars sia dal Governo regionale è stato espresso pieno sostegno alla proposta di cooperazione nel campo della filiera ittica fra Sicilia e Libia proposta dal Presidente del Distretto della pesca della Sicilia, Giovanni Tumbiolo.

L’evento ha celebrato la presentazione ufficiale del “Rapporto 2012 sulla Pesca ed Acquacoltura”. Redatto annualmente dall’Osservatorio della Pesca del Mediterraneo, l’organismo afferente al

Distretto della Pesca è stato riconosciuto con la Legge regionale n. 16 del 20 novembre 2008 per supportarne le attività istituzionali mediante analisi di carattere tecnico, scientifico, socio-economico e giuridico-amministrativo.

Ad illustrare il Rapporto 2012 è stato Giuseppe Pernice: “Da due anni abbiamo un Rapporto più mediterraneo, grazie ai contributi di eminenti studiosi di Paesi della sponda Sud Mediterraneo. Ci sono 10 capitoli, in alcuni dei quali sono illustrate le diverse iniziative per il rilancio del settore della pesca nel nostro mare attraverso la cooperazione transfrontaliera”.

Nel suo intervento Pernice ha portato a conoscenza la metodologia di lavoro in merito ai dati raccolti che sono stati elaborati sulla base del registro della pesca comunitaria (Fleet Register). Dai risultati presentati è emerso che continua il processo di riduzione della pesca siciliana. Rispetto agli anni ’80 la flotta si è dimezzata. Chiara l’annotazione economico-gestionale che ha posto in ginocchio il settore come concausa della crisi.

Per pescare un chilogrammo di pesce in Sicilia si consuma il triplo del gasolio rispetto alla media registrata nell’Unione europea. Emerge con forza il bisogno di nuovi investimenti nel settore indirizzati all’innovazione tecnologica. Investire, dunque, nella direzione della costruzione di innovativi pescherecci meno energivori (ovvero in grado di consumare meno energia), applicare sistemi di pesca con minore impatto ambientale e migliorare, nel complesso, la sicurezza del lavoro dei pescatori a bordo.

La demolizione dei pescherecci non rappresenta certamente una soluzione, ma in tal senso nemmeno i dettami di una certa ricerca scientifica volta quasi ad azzerare l’attività di pesca. Nel suo intervento conclusivo, Pernice ha dichiarato che “la via maestra è l’innovazione tecnologica ed una strategia marina condivisa fra i Paesi rivieraschi attraverso i principi della Blue economy, la filosofia produttiva proposta da alcuni anni dal Distretto produttivo della Pesca per un utilizzo razionale, sostenibile, responsabile, e condiviso fra i Paesi rivieraschi, delle risorse ittiche che vanno salvaguardate”.

Un plauso al lavoro dell’Osservatorio è arrivato da Caputo: “Il Rapporto costituisce una radiografia economica, culturale, scientifica e sociologica della pesca in Sicilia. Il Distretto della Pesca – ha sottolineato Caputo – costituisce un ponte di contatti istituzionali, economici, e scientifici per far sopravvivere un comparto spesso mortificato dall’Ue, un mondo del freddo contrapposto al mondo appassionato dei Paesi del Mediterraneo”.

L’assessore Cartabellotta ha indicato la strategia della Regione per il rilancio della pesca siciliana: “Ho ottenuto che la materia pesca fosse portata nella prossima conferenza Stato-Regioni di giovedì . Serve anche, innanzitutto, uno sforzo normativo. Non siamo certo qui per celebrare il funerale del Fondo europeo per la pesca (Fep), ma non si può nascondere che spesso, a livello nazionale ed europeo, sono state varate norme ed indirizzi senza ascoltare le comunità locali”.

Tocca il tasto della burocrazia, l’assessore regionale alla Pesca, che appesantisce la gestione del settore. “Una semplificazione amministrativa è quanto mai opportuna; il pescatore non è più una categoria verghiana. Bisogna fin da subito attuare politiche, serie di valorizzazione del pescato. La Blue economy è la best practice sono passaggi indispensabili per superare la crisi”, ha puntualizzato Cartabellotta.

Nel concludere il suo intervento l’assessore ha indicato la strada del Governo regionale per rilanciare il settore della pesca. “Invece di demolire i pescherecci si deve, attraverso l’innovazione tecnologica, ricercare misure per ridurre i costi energetici. A tal fine stiamo cercando risorse da investire in questo settore. Insomma, questo difficile periodo va superato con una coesione che parta dalle marinerie e, attraverso la Regione, giunga allo Stato e all’Ue; ultimo sforzo è quello di ribaltare l’idea vetusta che guarda al pescatore quale mero sfruttatore del mare”.

In merito all’idea comune di una strategia marina condivisa, il Presidente del Distretto, Giovanni Tumbiolo, ha dichiarato: “Il contributo di responsabilità e consapevolezza propugnato dal Distretto della Pesca e dall’Osservatorio della Pesca del Mediterraneo attraverso i principi della Blue economy mira alla costruzione di una strategia marina che non sia solo europea, ma che deve coinvolgere necessariamente i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo. Sarebbe del tutto inutile, d’altronde, che in un condominio qualcuno si prenda cura di tenere in ordine il pianerottolo mentre altri vi buttano la spazzatura”.

 


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